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L’Italia ha stupito nei test match delle Autumn Nations Series, ha stupito il mondo perché se quella contro il Galles poteva sembrare una vittoria sporadica che ha chiuso quasi per caso una serie di interminabili sconfitte nel Sei Nazioni, in considerazione dei deludenti test match estivi conclusi con la sconfitta di luglio contro la Georgia (cigliegina sulla torta!), a novembre gli Azzurri hanno vinto e convinto. Battute nettamente le Samoa a Padova, successo storico ma soprattuto meritato contro l’Australia a Firenze, il primo in assoluto (ora mancano solo All Blacks e Inghilterra nel rugby che conta ndr) e infine il test di Genova dove si è perso nettamente ma lottando contro i Campioni del Mondo del Sudafrica per 55 minuti.

 

L’Italia è cambiata, ha cambiato modo di giocare evidenziano una certa confidenza nel muovere l’ovale anche dentro i nostri 22 metri. Una buona gestione tattica della partita grazie a delle fasi di conquista all’altezza. Ed infine una maturità frutto di una certa consistenza nelle prestazioni, nonostante in campo fossero schierati molti giovani, Capuozzo e Cannone Junior su tutti.

 

Insomma finalmente una bella Italia, divertente, confidente e matura. Ma quando parliamo di maturità allora è giusto tirare in causa uno dei protagonisti, Luca Morisi, giocatore talentuoso che dopo una infinita serie di sfortunati infortuni lascia Benetton dopo 10 anni per rimettersi in gioco lontano da casa, a Londra con i London Irish nella Premiership inglese.

 

“Il pubblico è stato fantastico, siamo felici, ci sentiamo parte di qualcosa, di un progetto comune” commenta entusiasta il trequarti centro milanese al termine della storica vittoria i Firenze sull’Australia.

“Ci mettiamo sempre la faccia e siamo soggetti a tante critiche ma ogni tanto le soddisfazioni arrivano”.

 

“Faccio i complimenti in particolare alle prime linee perché stanno ben performando in mischia ma soprattutto stanno migliorando le loro skills nel gioco aperto, questo da una marcia in più all’attacco e a noi trequarti in generale, visto che le difese ora inizieranno a studiarci per metterci sotto pressione”.

 

Luca, al rientro in Azzurro dopo quasi un anno, tocca un argomento interessante, quello della gestione dei carichi e della vecchia e antiquata moda di punire i giocatori quando qualcosa non va. Quando si perde, pratica spesso ancora usata soprattutto in Italia.

 

“Sono molto contento, ero fuori da qualche tempo dalla Nazionale ed ora che sono tornato sto vivendo un ambiento più sereno: meno lavoro fisico, meno stress, la settimana è molto più improntata sul recupero e sullo star bene, è un pò quello che mancava in Italia… Nei club quando le cose vanno male iniziano a punire i giocatori, ma semplicemente non è la strada giusta secondo me. Bisogna rimanere concentrati a testa alta e proseguire con il proprio gioco”.

 

Infine due parole sugli Exiles, così vengono soprannominati i London Irish. “A Londra mi trovo molto bene, sono là da pochi mesi e mi sto ambientando con i compagni di squadra, la città mi piace e la Premiership mi esalta”.

 

 

Foto Stefano Delfrate