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Altro anno che volge al termine, altro anno di bilanci. Con una "contabilità" italiana sempre in rosso, quest'anno possiamo gioire, perché il conto in banca Azzurro ha intascato qualche interesse fruttuoso. Dai risultati di Benetton alla nazionale femminile, passando per gli Azzurri attivi in Premiership e Top14, segnali di un rugby che cambia sono percepibili.

Per il resto, il meglio del rugby mondiale non è "Made in Italy". Diamo uno sguardo a Francia, Sudafrica e Irlanda e vediamo il meglio di questa annata.

 

SUD AFRICA: Non diamo per scontato il successo degli Springboks al Lions Tour e ai Test Match autunnali. I sudafricani hanno passato due anni infernali, isolati dal mondo a causa del COVID, impossibilitati a mettersi in gioco sullo scenario internazionale. Critiche dal cielo su coach Nienaber che ha schierato insistentemente una squadra formato Mondiale, ma c’è da dire che i sudafricani hanno conservato la solidità difensiva e il gioco fluido dei tre quarti visto alla RWC.

ANTOINE DUPONT: Due anni impeccabili per il piccolo mediano francese. Il titolo di Player of the Year non è arrivato a caso ed è il segno di un cambio di standard: il rugby non più sport dei giganteschi over 100 chili, ma uno sport in cui tutti possono fare la differenza. Dupont, come Faf de Klerk, Kenki Fukuoka, Cheslin Kolbe, hanno fatto cose pazzesche agli scorsi Mondiali.

GALLES SEMPRE SUL PEZZO: Allo scorso Sei Nazioni non partivano nel migliore dei modi, i Dragoni venivano dal 5° posto del torneo del 2020. Alla fine il successo finale è arrivato e nel 2021 la vittoria del Sei Nazioni (senza Grand Slam) ha arriso i ragazzi di Wayne Pivac.

PERICOLO IRLANDA:Di nuovo sul pezzo, come ai tempi di Joe Schmidt. E quando si batte gli All Blacks si diventa, di diritto, pretendenti al Sei Nazioni. I Verdi Smeraldo hanno ingranato nuovamente la marcia giusta e fra un mese torneranno

…E PERICOLO FRANCIA: Il ritmo mostrato con gli All Blacks fa davvero paura. Hanno tutto adesso: panchina lunga e qualità. Il 2022 sarà l’anno buono per vincere il Sei Nazioni?

BENETTON VINCE IL PRO14 RAINBOW CUP: È arrivato un titolo internazionale. Il primo, speriamo, di una lunga serie. Sarà stata la stanchezza post play-off delle big, sta di fatto che Benetton ha tracciato una striscia vincente, esplosa nella finale di Monigo con la vittoria sui Bulls (prima finale Nord v Sud). Un passo da gigante per il movimento italiano, che sotto la figura dei Leoni mostra grande talento e qualità da ormai cinque anni.

BEATRICE RIGONI: C’è spazio soltanto per lei nel Women’s XV Dream Team of the Year, unica italiana a fare da portabandiera del nostro movimento. Il centro di Valsugana ha saputo ritagliarsi il proprio spazio tra le big del Mondo, in un’epoca dove il rugby femminile italiano macina risultati da gigante.

PAOLO GARBISI E FEDERICO MORI: Figuranti tra le promesse del rugby italiano, titolari in Top14 e con ottime aspettative anche in nazionale. Mori è stato messo nel mirino di PlanetRugby, tra i giocatori da tenere d’occhio al prossimo Sei Nazioni. Con loro restano nel mirino alcuni giocatori di rilievo, che stanno ben figurando all'estero (Matteo Minozzi, Marco Fuser, Marco Riccioni).

MICHELE LAMARO ALLA PRIMA DA CAPITANO: Chiusa la parentesi Luca Bigi, il buon Michele Lamaro, già leader della Nazionale Under 20 è diventato il giovanissimo capitano della Nazionale Maggiore. 23 anni, forse tra i più giovani capitani ad aver calcato un terreno di gioco, e dall’indole temeraria come lo era Parisse. La prova Sei Nazioni dirà il resto

LA NUOVA REGOLA SUGLI EQUIPARATI: In Nuova Zelanda ha dato parecchio fastidio, tant’è che c’è preoccupazione per i tanti fijiani, tongani e samoani che potrebbero tornare a casa, ma questa regola potrebbe prolungare parecchie carriere internazionali. Molti giocatori equiparati, ormai fuori dal giro della nazionale, potrebbero rispondere alle convocazioni del proprio paese d’origine… dando una mano ad infoltire i movimenti rugbystici più disagiati nelle zone del Pacifico.

 

 

 

 

 

 

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