Andrea Lo Cicero “la Federazione manca di professionalità e programmazione”
Si torna a parlare di 6 Nazioni e di Nazionale. A due settimane dalla conclusione del Torneo che ci ha visti chiudere all’ultimo posto per la 13° volta in 19 partecipazioni è l’ex pilone sinistro Azzurro Andrea Lo Cicero a commentare la situazione dell’Italrugby.
Lo Cicero fece il suo esordio al 6 Nazioni nel 2000 contro l’Inghilterra, con la maglia dell’Italia vanta 103 caps, l’ultimo nel 2014, quando in uno Stadio Olimpico da record, abbiamo battuto l’Irlanda di Brian O’Driscoll. All’estero ha giocato in Francia dove ha vestito le maglie di Tolosa e Racing 92.
Oggi “Il Barone” ha 42 anni, fa lo Show Man passando per programmi televisivi come La Prova del Cuoco e a Maggio diventerà padre di un maschietto.
Andrea Lo Cicero è stato intervistato a Pasian di Prato (Udine) dal “Piccolo”, durante un torneo di minirugby, in campo 700 bambini da 13 società, una era Le Fenici Marsala, club siciliano a cui fa da allenatore e padrino.
L’Italia ha chiuso il 6 Nazioni con l’ennesimo cucchiaio di legno e con il record poco invidiabile di 22 sconfitte consecutive nel torneo che ci aprì le porte nel 2000.
“Un altro disastro, l’unica felicità ce la hanno regalata le ragazze che sono arrivate seconde e non se le calcolava nessuno. Ora che vincono salgono tutti sul loro carro”.
“Per la Nazionale maggiore non entro nei temi tecnici perché non sono all’interno dello spogliatoio.”
In 19 anni di 6 Nazioni siamo arrivati ultimi 13 volte vincendo un totale di 12 partite su 95, un solo pareggio.
“I risultati attuali sono lo specchio di quello che è la Federazione. Sono perfino stufo di parlarne.
Il rapporto tra Federazione e club dovrebbe essere di scambio reciproco. Ma se questo rapporto reciproco viene a mancare tutto salta, se la Federazione non è di supporto ai club non si va da nessuna parte. E in questo momento questo rapporto non c'è, l'unico pensiero della Fir è la Nazionale. Perché? Semplice, perché da parte della Federazione manca la programmazione, manca la conoscenza stessa della materia, manca la professionalità. Qualcosa si sta iniziando a vedere a livello di club nelle due franchigie, nelle Zebre e soprattutto nella Benetton. Quando metti dei professionisti di esperienza al servizio dei giocatori, come da sempre avviene all'estero, i risultati arrivano.”
Fino al 2024 il Sei Nazioni manterrà l'attuale formula: poi c'è il rischio, secondo lei, che l'Italia ne venga esclusa?
“Non credo, perché il Sei Nazioni è soprattutto business e l'Italia garantisce affari comunque migliori (al di là dell'ambito strettamente sportivo) rispetto alle altre candidate per sostituirci. Penso però che la casa del rugby debba tornare a essere itinerante, giocando ogni anno almeno una delle partite del Sei Nazioni in una sede diversa da Roma. Questo per ricreare quel clima attorno al rugby e alla sua nazionale che si sta perdendo a causa di una politica federale becera, che conferma di non conoscere le esigenze del movimento e dei suoi giocatori.”
Il Barone conclude…
“I ragazzi ci sono, ma avrebbero bisogno di avere al loro fianco personaggi carismatici che li aiutino a crescere. E invece in Italia questo non avviene, i personaggi carismatici ci sarebbero anche ma vengono ignorati dalla Federazione. Io nel mondo del Sei Nazioni ho collaborato e collaboro sia con la Francia che con l'Inghilterra. Con l'Italia mai. È una questione di mentalità…”
La cover della tua squadra di rugby solo nello shop di Rugbymeet