Il Pagellone di Giorgio Sbrocco
Insegno per vivere. Con voti e pagelle ho frequentazione pluridecennale. Non sono fra quanti ritengono impossibile esprimere con un numero valutazioni, a volte, molto complesse e articolate. Ci provo con la Nazionale che ha appena terminato un disastroso Sei Nazioni. Senza voler bocciare (quasi) nessuno. Non ne ho il potere e neanche la voglia!
Nota:
Esistono voti che fotografano il livello delle prestazioni fornite da un singolo elemento in ragione di un modello di riferimento ritenuto eccellente. Mi spiego: può un adolescente meritare un 10 in un componimento di italiano sui Promesse Sposi? Sì, vi spiegherà meglio di me un professore di lettere. No, potrebbe obiettare qualcuno, dal momento che tutto quanto di buono, e interessante c’era da scrivere sul romanzo di don Lisander l’ha già scritto Francesco Saverio De Santis. E quindi il massimo che si può riconoscere al liceale volenteroso e diligente è un 6 di stima.
Questo per dire che se parametriamo le prestazioni dei nostri azzurri al Sei Nazioni appena concluso sui livelli dell’Inghilterra (ma anche di Galles, Irlanda e Scozia. E, a ben vedere, anche della Francia), allora, tranne Campagnaro e Parisse, sono tutti sotto la sufficienza.
Qualcuno anche di molto. Roba da 2 o 3 su 10, tanto per capirsi. La pagella che segue tiene invece conto del livello di prestazione espressa in ragione della qualità media del movimento di cui i giocatori sono espressione. Per dirne una, e a titolo di esempio: Giazzon in confronto al Sei Nazioni di Hartley non va oltre il 4. Ma nel rapporto con il meglio che può esprimere il rugby italiano oggi nel suo ruolo, sfiora la sufficienza piena. Lo stesso vale per Palazzani, che in confronto a Danny Care vale 3 ma se la gara è con Gori, Lucchese e Violi...
Ogni procedimento può essere discusso e contestato. Quella dei voti (la docimologia) non è neanche una scienza. Ma abbiamo chiarito il procedimento adottato. Almeno lo speriamo
Piloni: La prima linea non è più il reparto dominante che qualche anno fa fece ritenere (a qualcuno) che si trattasse di una macchina da guerra senza rivali e illuse non poco quanto a possibilità di incidere sulle sorti presenti e future della squadra. A destra Castrogiovanni (5) ha sparato (da un pezzo) le ultime cartucce di qualità e il suo vice designato Cittadini (5 ½ ) è in una fase della carriera in cui amministra le energie residue piuttosto che investire su quelle future. Chistolini (7) rappresenta, al momento, il meglio di cui disponiamo quanto a pulizia degli assetti e volume di gioco prodotto in giro per il campo e nella zona d'impatto. Lovotti (6 ½) è stato paracadutato in un Sei Nazioni che forse non rientrava nei suoi progetti immediati e ha risposto presente come solo i buoni soldati sanno fare. Non è e non sarà mai un dominatore del lato della "testa libera", ma se occorre (e occorrerà) uno capace di tenere botta per 50 minuti sul lato dell'introduzione, lui c'è. Zanusso (7 di incoraggiamento) possiede numeri e potenzialità future che inducono a puntare su di lui per la prima linea dell'Italia in prospettiva Mondiale 2019. A Treviso in Pro 12 ha fatto vedere cose davvero notevoli e possiede fisico solido, di quelli che non si rompono facilmente.
Tallonatori: Ghiraldini (7 ½ ) completamente ristabilito garantisce ancora un paio di stagioni ad alto livello. Quello visto al Sei Nazioni ha confermato la qualità complessiva e l'elevato tasso di competenze specialstiche. Nulla che non si sapesse alla vigilia. Nel 2019 avrà 35 anni e forse arriverà al Mondiale passando per il Top 14. Logoro, di sicuro. Giazzon (5 ½) ha dato quello che il suo talento e i miglioramenti conseguiti nella militanza celtica gli hanno consentito. Una seconda scelta alle spalle di Ghiraldini, e lui in Giappone di anni ne avrà 33. Fabiani (nc) ha giocato solo scampoli di partita. Viene dal Seven, corre molto, fisicamente non ha il telaio per i frontali negli spazi ristretti. Gega (7 di incoraggiamento) ha dato prova di qualità di cui non tutti lo accreditavano. Servono altri test e decisamente più probanti.
Seconde linee: Biagi (7) sa giocare e anche bene, ma è lecito dubitare della sua consistenza fisica alla luce della regolarità con cui si infortuna. Geldenhuys (6) è il trattore di cui il reparto ha bisogno ma gli anni passano per tutti ed è azzardato puntare su di lui per l'Italia del futuro. Bernabò (6) è giunto al culmine della sua parabola e amministra saggiamente le residue energie. Diligente e comunque prezioso per l'indubbio carico di esperienza che si porta appresso. Una buona seconda scelta, se disponessimo di prime di livello! Furno (6) è un interessante ibrido fra seconda e terza. Forse più determinante come flanker che da uomo del blocco di primi cinque. L'esperienza francese gli ha fatto bene ma anche lui pare arrivato al top delle sue possibilità. Fuser (5) e poca roba fisicamente. Il resto, in un rugby fatto di armadi semoventi, è facilmente intuibile.
Terze linee: Sergio Parisse (7) non si discute. Non esiste un n.8 italiano o eleggibile del suo livello. Si dice in giro che sarà lui il capitano del Mondiale in Giappone. Possibile, a patto che si amministri come serve. E farlo da capitano dello Stade parigino... Zanni (6 ½) è nella parte discendente della carriera. Ha dato tanto alla causa, probabilmente tutto. Pretendere altro sarebbe sbagliato, oltre che ingeneroso. Minto (6 ½) ha dato qualche segnale confortante e fornito scampoli di buone prestazioni. I prossimi due anni diranno quanto vale veramente e se il fisico lo sosterrà nella rincorsa all'alto livello. Van Schalkwyk (nc), Steyn (4), J. Sarto (nc), Barbieri (nc) rappresentano il gruppo dei più immediati rincalzi di un reparto che dopo il ritiro di Mauro Bergamasco e la fuga di Favaro in Scozia, si annuncia povero come pochi quanto a talento e classe cristallina. C'è anche Vunisa...
Mediani di mischia: Il Palazzani (8) della Scozia e dell'Irlanda è "roba" su cui vale la pena lavorare. Gori (6 ½) è fermo sui livelli di un paio di stagioni fa. Dietro: Lucchese, a occhio poca roba, e Violi, vedremo.
Mediani di apertura: Canna (8) ha le carte in regola, se si applica e lavora seriamente, per diventare il comandante della linea arretrata. Potesse fare stabilmente il 10 titolare in Pro 12... Allan (6) ha giocato a Dublino e ha fatto vedere di non essere uno che si tira indietro (15 placcaggi!). La sua capacità di giocare a ridosso della linea del vantaggio e l'interpretazione tattica della gara non sono, purtroppo, fra i suoi punti di eccellenza. Padovani (4) non possiede, nemmeno in potenza, le caratteristiche del giocatore di livello internazionale. Haimona (5) ha il miglior piede per i piazzati del lotto. Per il resto è giocatore assolutamente "ordinary" con evidenti carenze sul piano del dinamismo e delle scelte.
Centri: Campagnaro (9) è il top del reparto. A Exeter è maturato, il talento ce l'aveva, ora dovrebbe sono confermarsi ai livelli raggiunti. E giocare con regolarità. Ha anche belle mani! Garcia (7 di stima) ha dato molto alla Nazionale, i suoi anni migliori fanno parte del passato ma è uno che non si tira mai indietro e che conosce la grammatica del sacrificio. Se servirà, è uno che risponderà sempre presente. Pratichetti (nc) ha giocato a Dublino senza lasciare traccia.
Ali: Leonardo Sarto (8) è l'uomo su cui puntare per considerare coperto almeno uno dei tre vertici del triangolo profondo (allargato, per i puristi), Bellini (5) ha dato quel che poteva. Che al momento non è moltissimo.
Estremi: Odiete (6) piace a molti e con la palla in mano qualcosa di buono sa fare (gambe notevoli). Da questo a garantire (tutto) il lavoro che deve svolgere un numero 15 di qualità, ne corre! Miglia e miglia, direbbe il Gene Hackman di Replacements. Ma ha dalla sua l'età. McLean (5) è arrivato alla conclusione di una carriera più che dignitosa. Niente di più.
Jaques Brunel: voto 5 (Sei Nazioni), 6 (esperienza in Italia). Che sia un ottimo tecnico lo testimonia il fatto che, lasciato il Bel Paese, non si iscriverà al campionato di Pétanque del bistrot sotto casa ma andrà ad allenare Bordeaux in Top 14. L'impressione è che, con i vincoli di mandato assegnatigli per contratto e con lo staff che non ha scelto ma acquisito, abbia fatto per intero il proprio dovere. Ovviamente conto tenuto del materiale che ha avuto a disposizione. Il limite di certa parte del nostro movimento sta (e non da ieri) in quella sorta di deriva messianica di cui è vittima ogni qualvolta chiama al capezzale della Nazionale il tecnico straniero di turno. Con l'aspettativa che trasformi in oro anche la polvere rossa degli stivali e in profiterol quella che profiterol non è. Accadrà lo stesso con l'irlandese O'Shea. Qualcuno davvero può pensare che se Eddie Jones l'avessimo ingaggiato noi e non l'Inghilterra, il grande Slam sarebbe finito a Roma?
Giorgio Sbrocco per Rugbymeet
Foto Elena Barbini
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