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Tutto il mondo è paese, o quasi, quando si tratta di elezioni federali nel rugby. Vedi quanto sta succedendo in Francia a due mesi del voto (19 ottobre), che fa passare come "acqua di rose" quanto succede in Italia a meno di un mese dal voto (15 settembre). Quasi metà del consiglio federale francese ha infatti sfiduciato formalmente il suo presidente.

Uomo solo al comando

Una delle accuse dell'opposizione alla gestione della Federazione italiana fatta dal presidente Marzio Innocenti è quella di esercizio solitario del potere, di essere «uomo solo al comando», relegando il consiglio federale a mero ruolo di ratifica o quasi. La stessa accusa che in passato le opposizioni (compreso Innocenti quando era tra quelle fila) facevano prima a Giancarlo Dondi, poi ad Alfredo Gavazzi. Mai nessuno in Italia però è arrivato a depositare, o perlomeno a rendere pubblica, una mozione di sfiducia formale per questo nei confronti del presidente. Nemmeno i quattro consiglieri federali che hanno svolto un ruolo dialettico, critico o d'opposizione nell'attuale consiglio federale e ora candidati nella lista di Andrea Duodo presidente: Gianni Fava, Antonella Gualandri, Vittorio Musso e Carlo Orlandi.

Cosa succede in Francia

In Francia, culla della rivoluzione e della democrazia, sono invece arrivati fino a questo punto. Infiammando il dibattito elettorale che vede il presidente in carica Florian Grill, ex terza linea, contrapposto al candidato d'opposizione Didier Codorniou, ex trequarti centro di Narbonne, 31 presenze in nazionale. «A meno di due mesi dalle elezioni per la presidenza della FFR (Federazione francais du rugby) che si terranno il 19 ottobre - scrive il sito ActuRugby - l'opposizione alla governance in carica ha scoccato la sua prima grossa freccia a Grill. Come scrive "Le Figaro" 19 membri eletti nel comitato direttivo (che ne conta 40), fra i quali l'ex tallonatore dei Blues Guilhem Guirado, hanno presentato all'attuale presidente una mozione di sfiducia. Si tratta una contestazione in forma scritta per comunicare a un presidente o a una dirigenza un rottura della fiducia e un disaccordo profondo con le sue azioni e le sue scelte».

Esercizio solitario del potere

Gli articoli sul tema continuando con numerosi dettagli fra i quali quello sopra indicato, simile alla situazione italiana: «Noi mettiamo in guardia sul vostro esercizio solitario del potere, che vi fa considerare il Comitato direttivo come, nel migliore dei casi, come una camera di ratifica». Al presidente in carica viene inoltre imputata «una mancanza ricorrente, per non dire un'assenza, di concertazione e di comunicazione sulle decisioni importanti e strutturali della vita federale».

Infine riferendosi ai casi Jaminet, Jegou-Aradou e Narjissi capitati nei tour estivi delle nazionali francesi: «Noi allertiamo sulla vostra gestione delle diverse tournée federali, che vi ha fatto decidere di ridurre lo staff e di sopprimere la presenza di un capo delegazione direttore del torneo, creando un vuoto di presenza dell'autorità e della responsabilità giuridico-penale di queste trasferta, soprattutto quando si tratta di minori».