L’Aquila Rugby chiede aiuto al sindaco
Appello al sindaco Pierluigi Biondi
"La Federazione Italiana Rugby ha ufficializzato il calendario della Serie A 2017-2018. Dopo aver raggiunto la finale la scorsa stagione, giocheremo anche nella prossima nella seconda serie nazionale, esordendo al "Fattori" il 1 ottobre contro i Cavalieri Prato Sesto.
Come evidenzio ormai da mesi, io e gli altri componenti del consiglio d'amministrazione dell'Aquila Rugby Club abbiamo rilevato la società nel 2014 per salvarla dalle difficoltà che viveva in quel periodo. In questi anni sono stati innumerevoli gli appelli alle forze economiche della città per un contributo ad uno dei tesori e simboli della città dell'Aquila.
Facciamo un ulteriore appello al sindaco Pierluigi Biondi affinché, come successo recentemente anche per L'Aquila Calcio, si faccia promotore di un percorso che arrivi alla migliore soluzione per il club, per la squadra, per i tanti tifosi e appassionati e per il futuro dei colori neroverdi."
Il presidente
Mauro Zaffiri
È opinione corrente, anche se quasi mai manifestamente esplicitata in sede di commento, che quando si invoca o si richiede l’intervento delle istituzioni per risolvere un problema interno a una società sportiva, quel problema sia a un passo dal diventare irrisolvibile. Spiace doverlo ricordare ma è così. I salvataggi, quando avvengono, accadono in mare. Dove vige una legge che impone di trarre in salvo chi versa in situazione di pericolo. Ma, purtroppo o per fortuna, sulla terra ferma non esistendo una tale imposizione, e dal momento che lasciar fallire una società sportiva non si configura come “mancato soccorso”…
I fatti: L’Aquila Rugby (inutile giustapporre l’attributo “gloriosa”, chi ama questo sport la gloria di cui si parla la conosce) è ancora una volta in difficoltà economiche alla vigilia della stagione di serie A, il campionato che l’anno scorso dominò in compagnia di Firenze e che concluse con la sconfitta nella finale che dava accesso all’Eccellenza. Un ottimo allenatore (Vincenzo Troiani), molti giovani motivati e legati alla maglia (un inverno senza riscaldamento in casa, trascorso condividendo appartamenti e cene da amici del posto), un settore giovanile che ha alzato i numeri e svolge effettivo servizio sociale, un blasone che è stato parte integrante e di prima fila nella storia del nostro sport. Tutto ciò, evidentemente, non è bastato per fornire al presidente Mauro Zaffiri quel minimo di tranquillità gestionale necessario per intraprendere un’annata di sport con le carte in regola, per giocare e vincere partite importanti dentro e fuori dal terreno di gioco. La carta dell’appello alle istituzioni nella persona del sindaco Biondi ha i connotati dell’ultimo disperato tentativo. E anche nella forma, quell’invito/supplica a farsi “promotore di un percorso che arrivi alla migliore soluzione per il club, per la squadra, per i tanti tifosi e appassionati e per il futuro dei colori neroverdi” suona come una formula rituale. Ripetitiva e purtroppo scontata.
La crisi dell’Aquila rugby non data dal maledetto terremoto del 2009. La storia del nostro massimo campionato racconta che da tempo i colori che furono dell'Immenso e di Massimo Mascioletti non erano più quelli abituali dei piani alti del nostro movimento domestico, che il numero di (ottimi) giocatori formati a L’Aquila e poi emigrati sotto altre bandiere è cresciuto con regolarità negli anni e che il capoluogo abruzzese, declinato in forma ovale, era diventato un apprezzato marchio di fabbrica solo per il “mercato esterno”, quello da esportazione. Il fatto che dentro a una tale criticità, ampliata dalla tragedia dell’aprile 2009, la città non abbia saputo reperire le risorse per mantenere rango e posizione gerarchica nel panorama del rugby italiano è a tutti gli effetti accadimento a suo modo naturale. Reso sicuramente più drammatico dal contemporaneo emergere della deriva professionistica che ha falsato gran parte degli equilibri su cui il nostro movimento si reggeva. È accaduto a Milano, a Parma, a Napoli, a Catania, a Venezia, a Genova e a Livorno, solo per citare alcune delle città scomparse dalla mappa dell’Eccellenza tricolore.
Qualcosa non ha funzionato, è evidente. Ma da questo a ritenere che sia compito/mandato delle amministrazioni comunali e degli enti locali nel loro variegato complesso, farsi carico di crisi maturate altrove, ne corre. Anche perché affidare alla politica l’uscita da una crisi societaria significa riconoscere ad essa una sorta di primato anche nel campo delle attività sportive. Un ruolo che la politica italiana ha sempre rigettato. Spesso per miopia e incompetenza, a volte per ponderata scelta ideologica. E nulla, lo scriviamo sperando di sbagliare, autorizza a pensare che l’attuale governo della città abruzzese abbia i mezzi adeguati e l'intenzione di garantire agli uomini della palla ovale il presente e il futuro che hanno più volte dimostrato di meritare. Conclusione all’insegna dell’amarezza. Anche se il sindaco Biondi annovera il rugby fra i suoi passatempi preferiti e in campagna elettorale ha spesso citato Hemingway, dimostrando di condividere l’assunto dello scrittore americano secondo cui il futuro dipende dal presente. Di lui hanno scritto che “è uno che prima ascolta e poi decide”. Vedremo cosa.
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Foto Alfio Guarise