Padova capitale del Rugby italiano 2016/17
La stagione 2016-2017 entrerà nella storia del rugby italiano nel nome della città di Padova e delle società che sul suo territorio operano a vari livelli. Perché sarà anche vero che “non è da questi particolari che si giudica…” come sosteneva il menestrello poeta qualche decennio fa. Ma a conclusione di un anno di lavoro e, spesso, di fatica vera, poter raccogliere i frutti delle energie profuse magari alzando al cielo una coppa o un trofeo, cucendosi sulla magia all’altezza del cuore un triangolino tricolore, insomma: tagliare per primi un traguardo, fa parte di quelle sensazioni che, nella vita, non daranno in quanto tali la felicità, ma è giusto affermare che quantomeno aiutino a lambirla, a sentirne il profumo, a coglierne il respiro, a percepirne la presenza.
La storia del 2016-2017 ovale di Padova e del suo territorio si è tinta dei colori della vittoria cominciando con le categorie federali dei più piccoli. Quello che è stato per tanti anni il (mitico) Trofeo Topolino, oggi ribattezzato semplicemente Torneo Città di Treviso, ha visto le formazioni del Valsugana Rugby (periferia nord di Padova) trionfare nelle competizioni riservate alle squadre under 8, under 10 e under 12. Non era mai successo che tre rappresentative di un solo club monopolizzassero in una tal misura un torneo di respiro e dimensioni nazionali. Qualcuno (che non ha vinto) si è affrettato a segnalare che “all’’edizione di quest’anno non hanno partecipato alcune delle società tradizionalmente più forti del settore”. Tipica, quanto scontata osservazione di chi primo è arrivato poche volte o che teme di non arrivarci più.
Salendo di età, troviamo l’under 14 del Petrarca che ha ottenuto la quarta piazza nel Super Challenge nazionale di categoria, vinto da Parma nell’appuntamento conclusivo di Colorno. Un gradino ancora verso l’alto e, in cima agli under 16, si rivede il Petrarca. I bianconeri non si aggiudicano lo scudetto, che non esiste, però vincono la sfida decisiva, con l’Amatori Parma, di una competizione comunque nazionale che ha portato al confronto decisivo le due formazioni che meglio di tutte le altre hanno superato la lunga e complessa trafila delle qualificazioni e della fase finale. Scudetto vero, invece, è quello dell’under 18, che il Petrarca, dopo un discreto periodo di assenza dalle posizioni di vertice, si è aggiudicato vincendo di misura (8-5) l’infuocata finale di Prato con la Capitolina Roma (3 finali consecutive giocate e perse nelle ultime tre stagioni, sempre con squadre venete. Del tutto fuori luogo l’ironica definizione di “Juventus del rugby giovanile”, dal momento che le finali, per perderle, occorre conquistarle sul campo). Il XV di Beppe Artuso, tornato al rugby junior in compagnia dell’ex compagno di squadra Rocco Nardo, ha condotto un campionato praticamente perfetto, perdendo nel girone finale una sola partita, peraltro ininfluente, in casa dei milanesi dell’Asr.
Ancora tanta Padova anche in campo senior. Dove, per quella forma di cavalleria ormai scomparsa e decisamente datata, cominciamo con il raccontare le imprese delle ragazze del Valsugana (in panchina Nicola Bezzati, capitano dell’ultimo scudetto del Petrarca in Eccellenza, tre titoli in tre anni), che a Calvisano hanno (sportivamente) maltrattato l’emergente Colorno, imponendosi sulle avversarie emiliane con uno scarto (32-0) decisamente poco usuale in partite di così alto contenuto agonistico, ma che testimonia di una superiorità oggettiva e mai messa in discussione. Restando dalle parti di Altichiero (il quartiere sede del club), ancora Valsugana nella serie A maschile, dove il XV allenato dal sudafricano Polla Roux è giunto a disputare le semifinali da primo della classe della poule promozione, arrendendosi al XV neroverde aquilano allenato da Vincenzo Troiani al termine di due partite molto combattute e discretamente spettacolari. Non è finita: la squadra Cadetta del Petrarca in serie B (stagione regolare formato schiacciasassi nel girone veneto) allenata da Rocco Salvan e Piero Monfeli, ha regolato Bologna nel doppio confronto che metteva in palio il passaggio di categoria, festeggiando al termine di gara 2 sul terreno amico del Memo Geremia, la promozione in serie A.
Da registrare, sempre in serie B, il buon campionato del Cus Padova di Oscar Collodo e la salvezza trhilling del Rubano (periferia ovest), maturata alla penultima di campionato grazie al successo esterno sul campo di Feltre. E in serie C, al momento di scrivere questa nota, non è ancora escluso che il Rugby Monselice (in panchina Stefano Sandonnini, indimenticato centro/ala del Petrarca di Vittorio Munari) possa ottenere la promozione in serie B. A impedirlo, al momento, un’intricata questione di obbligatorietà assolta o non assolta (dalla Cadetta del Rovigo). Deciderà un giudice.
Ultimo posto in lista per la formazione maggiore del Petrarca di Andrea Cavinato, partita per migliorare il risultato del 2015-2016 ma che, invece e nonostante una stagione regolare chiusa al secondo posto dietro al Calvisano poi campione, si è ripetuta sul medesimo livello, uscendo di scena in semifinale, stavolta al cospetto di un Rovigo apparso decisamente più consistente ed efficace.
Padova capitale del rugby? Forse, o forse no. Ma sicuramente città e territorio che con la palla ovale conferma di avere un rapporto, oltre che radicato, privilegiato e profondo. Merito di un insieme di molti e distinti fattori, che comprende: la qualità e il numero degli impianti e delle strutture dedicate a disposizione, l’attenzione collaborativa di enti e istituzioni locali, la rete di volontariato spontaneo che sostiene l’organizzazione e l’attività dei club di base, il buon livello di chi il gioco lo insegna, le idee chiare di dirigenze capaci di programmi anche ambiziosi e l’immagine positiva di un gioco e di un ambiente che ancora attirano molti giovani e convincono schiere di genitori.
Foto Elena Barbini