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Quinta sconfitta consecutiva per gli Azzurri con i Pumas che non battiamo dal 2008 a Cordoba e, in Italia, dal 1998 a Piacenza.

Peccato perché stavolta le premesse per sfatare il tabù c’erano tutte: l’esperienza innanzitutto, nel XV titolare l’Italia sommava 683 caps contro i 356 dei Pumas, poco più della metà. E a loro mancavano il tallonatore Creevy, Lobbe e Leguizamon, Bosch, Matera e Galarza, tutti titolari nel Championship.

Il gioco: Azzurri puntuali in difesa, feroci e determinati nella pressione nel primo tempo, con Haimona a fare da innesco alle azioni della squadra. Nei primi quaranta minuti l’Argentina ha dominato il possesso (59% vs 41%), ma l’Italia ha soffocato sul nascere tutti i tentativi avversari, raccogliendo punizioni su punizioni: il 12-3 maturato al ventesimo era la fotografia di un match con una sola squadra in campo: Haimona molto meglio di Hernandez in cabina di regia e mischie sostanzialmente pari, con l’Italia meglio in touche.

La svolta: Azzurri sconfitti quando si sono illusi di poter smettere di trattare i Pumas con le molle. E sì che le loro capacità di reazione  erano note: con i Wallabies avevano rimontato da 0-14 a 21-17 e con la Scozia erano risaliti da 17-41 a 31-41.

L’Italia ha subito la meta di Amorosino quando Gori ha provato un offload improbabile dopo una spettacolare incursione di Haimona, annullando di fatto tutto quanto di buono era stato creato nel primo tempo.

I due punti di vantaggio al riposo non potevano essere la fotografia quanto si era visto nei primi quaranta minuti di gioco e offrivano all’Argentina un’insperata possibilità di rientrare nel match.

Nella ripresa il calo di concentrazione dell’Italia ha permesso ai Pumas di riprendere il controllo della partita, e la meta di De La Fuente, frutto dell’unica vera un’amnesia difensiva dei trequarti azzurri è diventata il punto di svolta dal quale non c’è stato ritorno.

Haimona: benissimo nel primo tempo, il numero 10 si è un po’ eclissato nella ripresa, quando la confusione ha finito per emarginarlo dal gioco. Ha bisogno di un accrescere la personalità per comandare le operazioni e mantenere l’ordine quando le velleità della squadra sconfinano in una pericolosa anarchia.

Il limite: l’Italia non è una squadra che può pensare, oggi, di segnare due o tre mete a partita. Deve raccogliere punti attraverso il rigore, la concentrazione, l’umiltà. Quando queste caratteristiche sono diminuite, i Pumas hanno preso il sopravvento. La partita di Genova lascia parecchie cose buone, non la voglia di strafare per la quale non abbiamo ancora né la testa, né le mani.

Bene la mischia, benissimo la touche (3 rubate) la base su cui costruire c’è. 

Di Gianluca Barca - Allrugby mensile

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Foto Elena Barbini

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