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Alessandro Da Lisca, seconda / terza linea classe 1977 originario di Badia Polesine, cresciuto rugbysticamente nel Rugby Badia ma da 13 primavere a Colorno in provincia di Parma. Capello ormai sempre più brizzolato, un uomo di poche parole da quando non è più capitano dei bianco rossi colornesi.

Da Lisca il 20 settembre ha compiuto la bellezza di 42 anni e, sabato scorso, nell’esordio nel massimo campionato italiano, è diventato il giocatore più anziano ad aver giocato in TOP12.

Non andiamo a sfogliare gli annali alla ricerca di quanti a 40 anni suonati avessero giocato nella massima serie, la storia sicuramente ci dirà più di qualche nome, noi però oggi vogliamo parlare di rugby moderno. Nell’era del professionismo italiano (semi professionismo per molti) giocare a 42 anni in massima serie è un record.

Da Lisca (1,87 m x 108 kg) ha fatto il suo ingresso in campo al minuto 54 di Rugby Calvisano - Rugby Colorno, match della prima giornata di Top12 vinto dai bresciani campioni d’Italia 43-10 (10-10 il parziale). Questa, per forza di cose, sarà la sua ultima stagione da giocatore perchè il regolamento del Coni adottato dalla Federazione Italiana Rugby impone a 42 anni il limite massimo per i praticanti.

 

Numero 8 poi sostato negli ultimi anni in seconda linea, Alessandro Da Lisca aveva già avuto un assaggio di Top10 nella stagione 2005/06 al Gran Parma: “Al Gran ho fatto tanta panchina, senza mai scendere in campo in partite ufficiali, solo in amichevole avevo giocato qualche minuto; infatti a dicembre decisi di andarmene perché non mi interessava “monetizzare” senza giocare.”

 

Si tratta di record per il massimo campionato italiano, almeno nell’era moderna. In Serie A, B o C diversi “dinosauri” hanno chiuso la carriera per anzianità. Ma nessuno negli ultimi 20 anni lo aveva fatto in Top12.

 

Dopo una vita spesa a calcare i campi di Serie B e Serie A, dopo 13 stagioni a Colorno e 201 presenze in bianco rosso, hai finalmente messo piede nella massima serie.

“A Colorno ho trovato una società ambiziosa che ha sempre avuto l’intenzione di fare il salto di categoria. Dopo svariati tentativi finalmente ci siamo riusciti, cominciavo a preoccuparmi visto il passare degli anni” ci risponde sorridente Da Lisca.

 

Dopo tante battaglie nei campionati minori come è stato giocare nello stadio che nella finale della scorsa stagione ha incoronato Calvisano campione d’Italia?

“E’ stato emozionante, qualcuno mi aveva anticipato di questo record di anzianità. E’ stata una bella cosa, una piccola soddisfazione. Faccio qualcosa che ho sempre fatto e mi piace fare. Non mi sembra un traguardo tanto speciale ma forse lo è. Mi sento fortunato”.

“C’è gente che a 38 anni è diventata campione del Mondo come Brad Thorn (RWC 2011), perché non io a 42 anni in Top12”.

 

Hai 42 anni, la tua costanza è invidiabile, come hai fatto?

“Penso che di base aiuti moltissimo fare qualcosa che ti piace, giocare a rugby mi fa sentire bene, gioco da quando ero alle elementari. Per me è normale allenarmi ogni giorno. La cosa non normale sarà l’anno prossimo quando non saprò cosa fare il sabato o la domenica.”

“Sono stato anche tanto fortunato - continua Da Lisca -. L’unico infortunio serio lo ho avuto quattro anni fa quando sono stato operato al crociato. sono sempre stato abbastanza integro fisicamente”.

 

Cosa puoi consigliare ai più giovani?

“Il rugby negli ultimi anni è cambiato molto, ho iniziato a giocare quando ancora non si alzava in touche. Consiglio tanta costanza, lavorare duramente, non avere fretta di arrivare e non sentirsi mai arrivato. Bisogna sempre avere fame e competitività. E’ chiaro che quando scendi in campo gli obbiettivi e le aspettative cambiano da chi ha 20 anni a chi ne ha 30 o 40. Sono sempre stato al servizio di una squadra, di amici e di compagni per fare qualcosa di buono insieme. Il rugby prende tanto ma da tanto anche indietro.”

 

A maggio finirà il tuo ultimo campionato. Quanto ti mancherà il rugby?

“Te lo dirò quando sarà finita - sorride -. Sto entrando nell’ottica, devo fare i conti con un regolamento che impone di dire basta. Il rugby porta via tanto tempo a livello personale, ho una compagna e un figlio di 8 anni, sicuramente dedicherò a loro molto più tempo”.

“Manca ancora qualche mese, ora sono concentrato su quello che c’è da fare tutti i giorni con la squadra. Siamo neo promossi, partiamo come ultima ruota del carro e c’è tanto da lavorare.”

 

 

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