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Articolo pubblicato su Allrugby numero 145

Riccardo Brugnara è nato a Mantova il 26 dicembre 1993. A 16 anni venne invitato dai Tigers per un pro- vino a Leicester e l’anno successivo, all’inizio della stagione sportiva 2011/2012, si trasferì nelle Midlands dove è rimasto per sei stagioni, fino all’estate del 2017. Nel 2014 l’esordio in prima squadra a Exeter contro i Chiefs. A Rovigo dal 2017 al 2019, la scorsa stagione si è trasferito a Calvisano. Due presenze nel 2018 come permit player in PRO14 con il Treviso.

 

Giulia lavora all’aeroporto di Linate, Riccardo fa il pilone a Calvisano. Non è l’inizio della versione italiana di Obladì Obladà (“Gianni fa le pizze e i toast ai Super Bar; Lilly canta al night del Ragno Blu – I Ribelli 1969), bensì una qualunque storia italiana del 2020.

Il pilone è Riccardo Brugnara, mantovano, al primo campionato con la maglia dei Campioni d’Italia dove è approdato quest’estate dopo due stagioni a Rovigo e sei in Inghilterra ai Leicester Tigers.
“A un certo punto ho pensato che mi sarebbe piaciuto rimettermi alla prova in Italia. Per questo sono andato a Rovigo e ora a Calvisano”.
Giulia invece è di Modena. I due vivono nel paese della Bassa bresciana che ha fatto del rugby un motivo di identità e di orgoglio.
“È un posto piccolo con una grande voglia di affermarsi e di vincere” - dice Brugnara che dopo 18 week end consecutivi, tra Top12 e Challenge Cup, l’unica settimana di pausa del campionato si è guardato bene dal
mettersi a riposo: da permit player è andato a rinforzare le Zebre con la cui maglia lo scorso 14 febbraio ha esordito a Glasgow in PRO14. Nel 2018 aveva disputato nel torneo due partite con la Benetton.

“Ma non è un peccato aver dovuto giocare con la franchigia, anzi - spiega -, quando si presentano queste occasioni devi sfruttarle senza pensarci due volte, per riposarsi ci sarà tempo più avanti”.

Alla sosta di metà febbraio il Calvisano è arrivato a pari punti con il Valorugby e le FFOO, a sette lunghezze dal Rovigo. Hai trascorso le ultime due stagioni a Rovigo, la battuta viene fin troppo facile: hai sbagliato il momento del trasferimento, visti i risultati dei rossoblù nella prima parte di stagione?
“Ma no, non ci penso minimamente. Sicuramente loro stanno giocando bene, sono una squadra forte e hanno uomini capaci di accelerazioni fondamentali”.

Ti aspettavi questa concretezza? L’anno scorso il Rovigo segnava molto, quest’anno è più pratico, meno spettacolare.
“Penso che stiano raccogliendo i frutti di un lavoro di lungo termine, cominciato con l’arrivo di Casellato e che aveva bisogno di tempo per dare risultati. Le premesse c’erano già, adesso certe strutture si sono consolidate”.

La stanchezza per le partite di Challenge è stata un alibi?
“Tutt’altro: la Challenge fisicamente impegna molto e se non hai mai nemmeno un momento per recuperare è inevitabile che a un certo punto la stanchezza cominci a pesare. Però le sfide con i Tigers, con Cardiff, con Pau sono state un’esperienza di alto livello per tutti quanti, sono sicuro che tutta la squadra ne ha tratto un beneficio che si vedrà più avanti”.

In mischia, in campionato chi è che via ha dato più filo da torcere?
“Io finora non ho visto superiorità nette da parte di nessuna squadra, a volte la situazione cambia anche all’interno di una stessa partita, una mischia soffri e quella dopo guadagni un calcio a favore, dipende da tante componenti, compreso l’atteggiamento e le scelte degli arbitri. In nessun caso però ho visto qualcuno dominare nettamente, men che meno contro di noi”.

Chi sono i piloni più “tosti” del campionato?
“I primi che i vengono in mente sono Nico D’Amico perché ci conosciamo bene, a Rovigo abbiamo affrontato fianco a fianco tante partite, e poi forse Dario Chistolini che ha molta esperienza. Ovviamente ho citato due “destri” perché giocando io a sinistra sono quelli che affronto direttamente. Ma nel complesso devo dire che in Top12 il livello dei piloni è molto alto”.

A Calvisano, prima della sospensione, siete stati voi avanti a reggere il peso del gioco, più dei trequarti, con Vunisa miglior marcatore della squadra, con 10 mete in 12 partite.
“Ovviamente quando hai dei giocatori forti, punti sulle loro qualità e Samu è un ball carrier che fa ancora la differenza con la palla in mano e anche in difesa è un bel muro da abbattere. Ogni squadra fa leva sui propri punti di forza”. 

 

di Gianluca Barca

 

 

 

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