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Se tutte le squadre di TOP12 hanno acconsentito all’invito riguardante la sospensione di tutte le attività sino al 3 aprile, come da decreto ministeriale e dall’ordinanza della Federazione Italiana Rugby, il Valorugby Emilia si sta allenando, ma nel rispetto delle normative.

Ieri a Reggio Emilia infatti il Valorugby ha ripreso gli allenamenti dopo due settimane di stop ma, dopo l’inizio della seduta, al campo sono arrivati i vigili urbani. A raccontare l’insolita (di questi tempi) vicenda è la Gazzetta di Reggio.

“Il Valorugby Emilia ieri si è trovato i vigili urbani al campo di via Assalini, chiamati dai cittadini perché verificassero che tutto fosse in regola con i decreti del premier Conte. Tutto si sarebbe risolto in pochi minuti anche perché la società della Canalina sarebbe riuscita a dimostrare che tutto si svolgeva nel rispetto delle regole. E magari erano parse meno in regola le due signore che, passeggiando sul vialetto pedonale, avrebbero dato l’allarme dopo aver visto i ragazzi allenarsi”.

A chiarire la situazione è il Direttore Sportivo nonché head coach del Valorugby Roberto Manghi, queste le sue dichiarazioni al quotidiano locale: “abbiamo dato ai giocatori la possibilità di allenarsi al campo sotto lo sguardo vigile dello staff che collabora con noi e che ritiene che i programmi individuali siano, per certi versi, non sicuri. Perché il mantenimento di una buona condizione fisica consente anche la tenuta psicologica rispetto allo stato di tensione che si vive in queste settimane. Sin dai primi giorni dell’emergenza abbiamo raccomandato ai ragazzi uno stile di vita “protetto”, indicazioni che sono diventate poi leggi. Abbiamo riavviato il programma di allenamenti seguendo tutte le direttive e disposizioni previste dal Governo, dalla Regione, dal CONI e da Federugby, perché la salute e la sicurezza sono al primo posto. Abbiamo sanificato gli ambienti del centro sportivo chiudendolo al pubblico sino al 3 aprile. Ci siamo organizzati con lo staff per fare allenamenti a gruppi di massimo cinque giocatori che si alternano tra sedute di palestra e campo. Prima di iniziare un membro dello staff medico misura la temperatura a tutti i presenti.”

 

Va chiarito che gli allenamenti sono facoltativi, c’è chi ha risposto all’invito e chi ha scelto di fare diversamente. Ieri una quindicina di ragazzi si è allenata rispetto alla rosa di oltre 30 giocatori a disposizione del Valorugby.

“Tutti gli stranieri sono rimasti a Reggio - precisa Manghi -, segno che qui si sentono più al sicuro che altrove”.

 

La strada intrapresa dal Valorugby però si potrebbe interrompere perché proprio ieri la nota dei medici di medicina sportiva sconsiglia gli allenamenti di gruppo. Pronta la risposta di Manghi “noi ci attendiamo alle direttive di CONI e Federugby. Se le direttive cambieranno ci adegueremo, altrimenti continueremo ad allenarci nel rispetto delle norme”.

 

In effetti il famoso decreto consente gli allenamenti di squadre sportive professionistiche solo se in ambienti sanificati quotidianamente, in centri sportivi chiusi al pubblico, e con un medico disposto a misurare la temperatura di tutti gli individui prima dell’inizio delle sedute di allenamento.
Ma il giocatore di rugby in TOP12 ha un contratto di lavoro a tutti gli effetti? Per spostarsi da un comune all’altro è necessario esibire chiare autorizzazioni e moduli altrimenti si rischiano pesanti multe e processi giudiziari. Visto che molte squadre del massimo campionato hanno giocatori residenti in comuni diversi da quelli del centro sportivo questa potrebbe essere una grossa problematica. Inoltre, fattore da non sottovalutare, gli ospedali e i personali medici di tutta Italia in queste settimane stanno affrontando una grave emergenza con i presidi medici vicini al collasso. Se un giocatore dovesse infortunarsi non avrebbe la possibilità di accedere alle cure mediche. Sicuramente la vicenda del Valorugby è un esempio di professionalità che però lascia diverse riflessioni e interpretazioni.

 

 

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Foto Daniel Cau