x

x

Il rugby giocato ha un solo difetto in Italia, una regola che impone di poter scendere in campo non oltre i 42 anni. Questo il limite agonistico stabilito dal Coni anche per chi, come Alessandro Da Lisca, di stagioni ne avrebbe potute giocare ancora tante visto il fisico invidiabile e l’ottimo stato di forma “per me è normale fare allenamento tutti i giorni - racconta Alessandro -, ma sono stato anche tanto fortunato, l’unico infortunio serio in carriera lo ho avuto quattro anni fa”.

Seconda / terza linea classe 1977 originario di Badia Polesine, cresciuto rugbysticamente nel Rugby Badia ma da 13 primavere nel parmense, Alessandro Da Lisca è la bandiera del Rugby Colorno, club di cui ha rappresentato i colori fino alla storica promozione in TOP12.

Da Lisca è uno dei pochissimi giocatori italiani ad aver giocato e segnato mete in tutte le serie, comprese tutte le fasi finali. L’ultima indimenticabile meta è stata quella della vittoria, marcata contro la Lazio Rugby nella sfida salvezza giocata a gennaio.

A 42 anni compiuti e dopo 34 anni di rugby giocato sembra essere arrivato davvero il momento di smettere per “Ale”, lo abbiamo intervistato:

 

Siamo arrivati davvero alla fine di una lunghissima carriera. Quante partite hai giocato?
“A livello seniores quasi 150 con la prima squadra di Badia, 200 e rotti con il Rugby Colorno. Diciamo oltre 350 partite ufficiali in 22 anni di rugby”.

Il ricordo più bello di questi anni?
“Non c’è un ricordo più bello, ho tantissimi ricordi di bellissimi momenti, probabilmente quelli più belli li ho vissuti prima o dopo le partite, nei vari terzi tempi. La preparazione alla partita, il fischio finale, sono momenti forti. Sarebbe quindi riduttivo ricordarne solo uno.”

“Ogni stagione ha dei momenti belli e brutti, per circostanze diverse, ma se proprio va nominato un ricordo allora mi viene in mente il campionato Under 20 quando con Badia abbiamo vinto contro il Petrarca 9-3. Il Petrarca che era imbattuto da 2 anni ed erano i campioni d’Italia in carica. Quella stagione persero solamente due partite e una fu proprio quella.”

 

Avresti mai pensato a un addio di questo genere?
“Ovviamente no. Era impensabile una cosa del genere, ci siamo trovati davanti a uno scenario apocalittico, era come essere in un film. E’ successo, la salute fa parte di quelle cose che vengono prima dello sport e del divertimento. Giusto che sia andata così. Ha smesso il rugby prima di me!”

Smetti definitivamente o proverai a giocare un’altra stagione? Dato che questa è stata sospesa per cause di forza maggiore.
“Ci sto ancora pensando, davvero tanto, ogni sera. Vorrei capire se avrebbe senso inviare una mail e soprattuto capire se questa mail finirà per essere cestinata senza esser letta se mandata all’indirizzo sbagliato. Dovrò informarmi meglio. Ora sicuramente il Coni ha altro a cui pensare. Vedrò.”

Come avresti voluto dire addio al rugby giocato?
Ho sempre vissuto il rugby giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita. Avrei voluto finire questa stagione con il traguardo della salvezza. Al momento dell’inaspettata sospensione dei campionati c’era ancora tempo per pensare a un’ultima partita. Conservo comunque un grande ricordo dell’anno scorso, quando giusto dodici mesi fa abbiamo tagliato il traguardo più grande, la prima promozione in massima serie, l’obiettivo che ci eravamo prefissati da molti anni.”

Ti sarebbe piaciuta una partita d’addio?
Forse si, un’ultima partita in casa a Colorno. In occasioni del genere subentrano un turbine di sensazioni, con amici e parenti che sono li a bordo campo…. Sarebbe stata una partita particolare, ma ora non saprei dirtelo. Forse è meglio così, ho giocato l’ultima partita senza saperlo”.

 

A 42 anni suonati sei effettivamente il più “vecchio” giocatore del TOP12, vuoi lasciare un messaggio ai tuoi compagni e alle generazioni future?
“Il mio vissuto rugbistico è stato molto lungo, sono passati 34 anni da quando ho cominciato a giocare e il rugby in oltre tre decenni è cambiato tanto. Pensa che in under 15 in mischia le terze linee potevano staccarsi dopo l’introduzione e non era consentito saltare in touche. Sono cambiate talmente tante cose, sono cambiati gli atleti, la fisicità, il movimento, lo sport stesso ora è tutta un’altra cosa. Non mi sento in grado di dare un consiglio tecnico a chi giocherà a rugby da ora in avanti, quello che posso raccomandare invece è il divertimento. Di base devi giocare per divertirti, non bisogna puntare ad essere un mercenario che vuole giocare a rugby per monetizzare, in Italia almeno non è ancora possibile. Bisogna sempre essere tanto ambiziosi ma mai supponenti. Devi sempre dimostrare qualcosa quando scendi in campo sia quando giochi contro i primi che quando giochi contro contro gli ultimi in classifica. Divertimento e ambizione, queste sono le uniche cose che per me valgono la pena di esser dette”.

 

Adesso che è tutto finito cosa farai?
“Ora sicuramente dedicherò molto più tempo alla mia famiglia, ho una compagna e un figlio che mi hanno sempre seguito e sostenuto anche in trasferta, gliene sono grato. Ora è il momento giusto per restituire il favore”.

 

Domanda finale. Davvero vuoi abbandonare il rugby?
“Per un pò di tempo forse si, poi magari allenerò oppure proverò a diventare arbitro. E’ una cosa a cui ho pensato, vorrei provare.”