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Dopo aver letto i concetti di Vittorio Munari del Petrarca e Roberto Manghi del Valorugby oggi intervistiamo Umberto Casellato. Il pluri scudettato tecnico trevigiano alla prima stagione sulla panchina del Rugby Colorno sta facendo bene tanto che i Biancorossi sono diventati la rivelazione della stagione con un momentaneo terzo posto in classifica al termine del girone di andata.

Con Casellato abbiamo affrontato vari argomenti, dall’esonero di Bradley alle Zebre alla visita a Bortolami di Benetton. Dai giocatori italiani che passano in franchigia al time-off prima delle mischie, regola introdotta in Top10 da questo campionato.

 

Sei l’unico allenatore che ha lavorato nelle due franchigie, chi meglio di te può darci un parere sulla situazione di Zebre e Benetton al momento attuale?

“Sembrano pochi ma sono passati anni, altri tempi e soprattutto altre dinamiche. Le Zebre nei miei anni erano avanti anni luce al Treviso a livello di organizzazione, staff… C’erano tre allenatori sia a Treviso che alle Zebre, era un lusso poter permettersi un video analist o un direttore generale… Si lavorava con due preparatori atletici e un team manager. Si parla di 6-8 persone full time. Ti dico solo che a Colorno siamo attualmente in 9 nello staff tecnico / atletico per una squadra di Top10, il che ti fa capire veramente che erano tempi diversi”.

 

Non sono pochi nove membri dello staff a tempo pieno…

“Questa estate ho scelto Colorno anche per questo, volevo fare un passo avanti professionalmente perché a Rovigo ero l’unico full-time del Club. Oggi gestire nove persone, motivarle nelle difficoltà e alzare insieme il livello tecnico-organizzativo arricchisce il mio bagaglio prima umano e poi tecnico”.

 

Torniamo alle Zebre, di qualche giorno fa la notizia dell’esonero di Bradley. Quali sono i problemi?

“Difficile dirlo da fuori, posso provare a fare delle considerazioni a “voce alta”. Penso che lo staff tecnico, ma non ne sono sicuro, sia sempre stato, lasciami la parola, “imposto” al capo allenatore Bradley… Se non era lui a scegliere con chi lavorare… Per 5 anni che sono tantissimi per un allenatore nello stesso club, a mio avviso”.

 

E’ un problema di sola gestione tecnica?

“C’è da riflettere su una rosa giocatori poco profonda e non di adeguata qualità. Ma sulle scelte degli italiani che sono passati in celtic c’è da scrivere un libro”.

 

Prego.

“A mio avviso non sempre il percorso Top10-Franchigie è stato meritato, ti faccio un paio di esempi semplici: perché Ferro e Lubian non hanno avuto mai un’opportunità in Celtic? Secondo te gente come Antl, Cioffi e Canali non giocherebbero titolare oggi alle Zebre?  Parlo di  giocatori che ho allenato personalmente negli ultimi anni a Rovigo ma potrei dirtene altri di altri club. Preferisco però fare nomi di ragazzi che conosco perché per misurare il loro livello bisogna vedere come si allenano tutti i giorni, il giocare bene è solo una conseguenza”.

 

A livello tecnico invece cosa sai dire sulle franchigie?

“A inizio stagione con lo staff del Colorno abbiamo fatto visita al Benetton, Marco Bortolami è stato fantastico e molto disponibile, sono rimasto impressionato da tutta la gente che lavora oggi a Treviso nello staff, ricordando i miei tempi oggi mi sembra un altro film. I numeri ci sono per lavorare bene rispetto a rose giocatori che sfiorano i 50 elementi ormai. Sul lato qualità tecnica degli allenatori invece è difficile capire il vero valore se non lavori a contatto. Penso che a volte per un capo allenatore è meglio un’assistente meno preparato ma che “muore”, passami il termine, con te, che un preparatissimo… Lo dico per esperienza personale”.

 

Torniamo al club. Dove vuole arrivare questo Colorno? Il 23 ottobre, con la vittoria su Calvisano, avevate già più punti in classifica dell’anno scorso. Ad oggi 5 vittorie, 4 sconfitte e un pareggio. I playoff sembrerebbero alla portata…

“Vogliamo e possiamo puntare a qualcosa in più della salvezza, la classifica parla da sola. Vogliamo crescere tecnicamente e mentalmente, la Coppa Italia di Gennaio ci deve preparare al campionato, giocando senza grosse pressioni ma con tanta energia e determinazione”.

 

 

Infine, cosa pensi del time-off prima delle mischie? Il tempo effettivo e il ritmo di gioco ne hanno davvero giovato rispetto alle oltre due ore in campo?

“Non basta copiare regole da altri campionati, bisogna trovare la formula giusta per il nostro campionato. Dati certi sui tempi di gioco effettivi non ce ne sono mai stati a parte in questi ultimi 4 mesi. La domanda vera secondo me è questa: Dobbiamo alzare la quantità del tempo effettivo o la qualità del tempo effettivo di gioco?”.

 

 

 

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