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Non si può certo definire la migliore delle partenze, non parliamo di risultati ma delle problematiche riguardanti le sospensioni dovute ai contagi da Covid-19. Il Peroni TOP10 è l’unico campionato di rugby italiano che ha avuto la possibilità di partire da parte di Coni e Federazione Italiana Rugby. Un segnale positivo per il movimento e per le 10 società che rappresentato l’Elite del rugby domestico, con Fir che si è mossa per garantire i tamponi settimanali a tutto il gruppo squadra (giocatori e staff) dei dieci club.

Era messo in conto qualche rinvio causa contagi - sarebbe stato assurdo pensare il contrario - ma dopo due turni si sono giocate meno della metà delle partite in programma. Quattro su dieci dopo due settimane. Fa discutere soprattutto la tempistica dei rinvii, spesso avvenuta a meno di 24 ore dal calcio d’inizio (vedi Viadana - Valorugby e Colorno - Calvisano), in un caso, parliamo del match di Coppa Italia Lazio - Calvisano, la mattina stessa.

 

La salute dei circa 400 atleti coinvolti è al primo posto, lascia qualche dubbio però il controllo sui contagi e conseguenti rinvii. “Chi garantisce che i giocatori siano in reale stato di positività? Come si gestiscono le quarantene?” queste le domande che si sta facendo Umberto Casellato allenatore del Rovigo.

 

“Penso che tutti vogliano giocare, ma bisogna mettere in preventivo che puoi anche perdere. Se ti mancano 5 o 6 giocatori di quelli buoni tutto diventa più difficile. Questo campionato è così e va interpretato in questo modo”.

“I controlli sono necessari ma come si evita un rinvio per semplice mancanza di giocatori tra infortunati, contagiati e isolamenti precauzionali? Per me una mano poteva darcela la Fir non a livello economico ma a livello numerico, parlo della messa a disposizione di 4 o 5 giocatori per ognuno dei club, parlo della quarantina di giocatori under 20 in Accademia visto che il campionato di Serie A è fermo fino a fine gennaio. Questa poteva essere una soluzione.”

 

Per quanto riguarda i rinvii a meno di 24 ore dal calcio d’inizio, come si può risolvere la problematica?

“Quando giovedì fai i tamponi sai già se hai i giocatori per andare in campo, sarebbe corretto dare un termine ultimo. Con 3 elementi positivi si gioca, con 4 no. Questo è il regolamento anche se non c’è un controllo effettivo. Si spera nel buon senso che ognuno deve adottare, nella correttezza e nello spirito sportivo. Il rugby insegna questo, siamo un esempio per tutti”.

 

Il covid non ha risparmiato il rugby, un primo “focolaio” c’è stato al Petrarca un mese fa con circa 15 atleti positivi. Oggi la quarantena è toccata al Valorugby che ha interrotto l’attività per 10 giorni (fino al 23 novembre) a causa di tre nuove positività tra gli atleti riscontrate in settimana (si parla di oltre cinque casi). Petrarca non è ancora riuscita a disputare un incontro mentre Valorugby quasi sicuramente (manca l’ufficialità) chiederà il rinvio anche per il big match di settimana prossima contro Rovigo.

 

 

 

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Foto Alfio Guarise

 

 

 

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