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Era arrivato al Benetton Treviso nell’estate 2017 dopo una carriera trascorsa tra Nuova Zelanda (Highlanders) e Scozia (Edinburgh). Nasi Manu si è subito distinto per le consolidate doti di leadership oltre che per essere un ottimo giocatore, qualche stagione prima infatti aveva vinto il Super Rugby con gli Highlanders da co-captain insieme a Ben Smith (foto).

La storia della malattia:

Nasi Manu non si sente bene, fa fatica negli allenamenti, va a farsi visitare e il 30 agosto 2018 i medici gli diagnosticarono un tumore all'apparato urogenitale, il terza linea tongano viene operato d’urgenza; questa la prima tappa di un calvario fatto di ricoveri, tre cicli di chemioterapia e mesi di riabilitazione. Il 33enne si è trovato a giocare la partita più difficile e importante della sua vita.

A Gennaio, nel momento peggiore, è la squadra a stringersi attorno al compagno: alla fine di un allenamento giocatori, dirigenti e allenatore prendono forbici e rasoi e si rasano i capelli a zero prima dell’importante sfida di Challenge Cup contro gli Harlequins. Un gesto di solidarietà immortalato in un video che Nasi vede dal letto di ospedale: “È stata una sorpresa, in quel momento ho capito che avevo due famiglie, la mia e quella del Benetton”.

Il recupero: 

A febbraio arrivano le prime buone notizie: il tumore non c'è più, dopo meno di un anno da quel terribile giorno Nasi Manu è tornato ad allenarsi, sta bene e, giorno dopo giorno, con il miglioramento della condizione fisica, si mette in testa l’obbiettivo della Rugby World Cup, il sogno di ogni giocatore. La convocazione arriva quasi inaspettata dal CT delle Tonga Toutai Kefu che lo inserisce nei 31 che parteciperanno al Mondiale.

Intervistato dalla Stampa Nasi Manu ripercorre l'ultimo anno della sua vita: “Ho lottato contro il cancro e ora sono in nazionale, è un'emozione che mi fa piangere. In questo momento rappresento molte persone, la mia famiglia, la mia squadra ma anche i medici che mi hanno curato e i pazienti malati come me”.

La prima cosa che ho pensato quel giorno è che cominciava una sfida che dovevo vincere a ogni costo perché il mio obiettivo era tornare in campo - ricorda -. Trascorrevo le giornate guardando le partite di rugby alla televisione, non pensavo al male ma a come potevo migliorare nel gioco”.

 

“Ora penso di essere una persona migliore, la malattia ha reso tutto più chiaro perché ho capito come voglio vivere la mia vita e quali sono le cose davvero importanti” conclude Nasi Manu.

 

Un antico proverbio tongano che recita «Oua lau e kafo kae lau e lava», tradotto significa «rimani positivo e ringrazia per quello che hai».

Molto probabilmente domenica Nasi Manu, smaltito l’infortunio al muscolo pettorale che non gli ha permesso di giocare la Pacific Nations Cup e il test con gli All Blacks, scenderà in campo con le sue Tonga contro l’Inghilterra nella prima giornata della Rugby World Cup. Un sogno!

 

 

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