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Tutta un’altra storia. A un anno di distanza dai dubbi e le incertezze che hanno accompagnato l’avvio dell’ultima stagione, le Zebre hanno voglia di cambiare passo per ritagliarsi un posticino tra le protagoniste del Pro 14.

La squadra di Mike Bradley affronterà due amichevoli prima dell’inizio del campionato celtico, il 17 agosto a Grenoble ed il 24 a Treviso, nel confronto di pre-stagione con la Benetton. Rispetto all’altra formazione italiana i bianconeri di Parma si presentano ai nastri partenza con una rosa più ristretta – solo 39 giocatori in lista attualmente – che verrà probabilmente integrata nel proseguo della stagione con il probabile inserimento di un paio di trequarti.

“Siamo partiti con il piede giusto”, esordisce Andrea De Rossi, alla quarta stagione da direttore sportivo delle Zebre dopo una lunga carriera da giocatore (34 caps in Nazionale) e allenatore (Cavalieri Prato, Rovigo).

“Mai come quest’anno ho riscontrato una buona organizzazione, sotto ogni punto di vista. Ed è un primo segnale importantissimo per il nostro ambiente”, racconta, “Tutti i ragazzi sono arrivati ben allenati ed abbiamo impostato la prima parte di programmazione, fino alla seconda amichevole contro Treviso”.

Avete cambiato qualcosa nell’impostazione generale?

“Ci sono diverse novità a livello organizzativo, in particolare su preparazione fisica e nutrizione, oltre a qualche cambiamento di metodo e alcuni inserimenti nello staff. Vedo tanto entusiasmo, il gruppo si è consolidato nell’ultima stagione e credo sarà un anno importante. E’ la seconda stagione con Micheal Bradley, tecnico di grande esperienza che oltre ad essere un professionista preparato e serio ha saputo anche a livello umano a legare subito con me, Troncon, Orlandi e a cascata con tutte le persone che fanno parte delle Zebre. Dopo un anno di lavoro con lui c’è molta più compattezza che è sempre un valore aggiunto. Se ripenso al raduno di un anno fa, il 27 luglio 2017, pieno di confusione, con giocatori che partivano, staff che non c’era… Oggi per noi è decisamente un’altra storia”.

A cosa puntate?

“Sappiamo di non essere tra le favorite, per mezzi numerici ed economici. Ma siamo fortemente intenzionati a migliorare la nostra posizione in Pro 14 e provare a fare qualche risultato in più rispetto all’ultima stagione. In Challenge abbiamo un girone non facile ma neanche proibitivo, tra La Rochelle e Bristol Bears, con l’incognita russa (Enisei, ndr) da non sottovalutare, specialmente in trasferta. L’obiettivo principale è consolidare ulteriormente un gruppo giovane e racimolare tutti i punti alla nostra portata. Bisognerà anche vedere l’annata delle nostre avversarie e dell’altro girone. In ogni caso, per il campionato direi che puntiamo a migliorare il numero di vittorie dell’anno scorso e in coppa vogliamo provare a diventare protagonisti”.

Come mai farete solo due amichevoli?

“E’ stata una scelta di buon senso, in conseguenza ai numeri contenuti della rosa. Vogliamo evitare di spremere troppo i giocatori o di ritrovarci qualche infortunato in pre-stagione. Ognuno segue la sua strategia di approccio al campionato. Comunque, con Grenoble e Treviso ci siamo assicurati due test attendibili e importanti per tarare la nostra preparazione”

Come valuta la collaborazione tecnica delle Zebre con Nazionale e Treviso?

“Credo che l’arrivo di Conor O’Shea abbia dato un imput decisivo a tutto il movimento. Ho constatato un cambio radicale dei rapporti sia con Treviso sia con la Nazionale, a tutto vantaggio dei giocatori in primis. D’altra parte O’Shea, Bradley e Crowley parlano la stessa lingua. Ritengo assurdo correre in direzioni diverse, poi ovviamente ogni franchigia deve insegue i suoi risultati. Ma programmazione e impostazione tecnica delle squadre del Pro 14 e della Nazionale devono essere comuni. Lo scambio di informazioni costante è decisivo per far crescere l’alto livello italiano. Credo sia fondamentale proseguire su questa strada”

Siete soddisfatti della rosa?

“Siamo al limite come numeri.  Al momento abbiamo 39 giocatori in lista ma con l’incognita legata al recupero di Ciaran Gaffney. E’ chiaro che non abbiamo tutta la profondità che vorremmo, ci mancano forse un paio di trequarti per completare la rosa, per gli avanti siamo al limite. Bisogna un po’ sperare nella buona sorte per quanto riguarda gli infortuni. Per la copertura dei ruoli siamo a posto, perché molti giocatori possono coprirne più di uno ma qualche rinforzo non guasterebbe. Degli inserimenti stranieri siamo soddisfatti, poi valuteremo nel corso della stagione. Spero che i tre nuovi isolani (i figiani Paula Balekana e Apisai Tauyavuca e il tongano Matu Tevi, ndr) si ambientino al meglio e riescano ad esprimere il loro potenziale, sicuramente sono arrivati in forma. Poi sono stato molto colpito dalla professionalità di Francois Brummer e Nicolas Di Battista: si vede che arrivano da campionati di primo livello”.

I giovani innesti?

“Ci puntiamo moltissimo e anche quest’anno ne abbiamo molti di nuovi (Ceciliani, Rimpelli, Zilocchi, Ortis, Licata, ndr). Con l’allargamento del sistema dei permit players si riescono a mettere in evidenza tanti giocatori di Eccellenza e della Nazionale Under 20, che dopo un percorso di appoggio alla franchigia e in base a come sfruttano le loro occasioni vengono messi in rosa quasi automaticamente. Poi chiaramente le doti devono essere confermate per diventare professionisti. Ma il messaggio per i giovani è chiaro e deve arrivare a tutti: passare per la franchigia è un’occasione importante”.

 

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