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Di seguito riportiamo per intero l'intervista fatta a Kieran Crowley dall'ufficio stampa del Benetton Treviso, Crowley alla sua prima intervista italiana espone le sue considerazioni riguardo al rugby italiano e al Pro12. 

Cosa ne pensi del rugby italiano?

"La mia impressione del rugby italiano è sempre stata molto positiva. Le squadre hanno una buona etica del lavoro, sono forti nelle fasi statiche, bene in touche e mischia, bravi anche in maul. Di solito hanno un buon gioco al piede e sono tenaci in difesa ma alcune volte nei loro match manca il fattore "x" "

Cosa intendi per fattore "x"?

"Quando parlo di fattore "x" intendo l'esplosività"

Quali sono state le tue prime sensazioni quando è arrivata la chiamata da parte del Benetton Rugby? Quali motivazioni ti hanno portato in Italia?

"Sono stato veramente molto felice quando ho saputo dell’interessamento del Benetton Rugby. Allenare questo club per me rappresenta una possibilità di crescita come allenatore, sono convinto che qui ci siano le buone basi per una squadra di successo. Nella mia carriera ho allenato sia a livello nazionale che internazionale cercando di rimanere sempre all’interno della mia comfort zone. Penso che sia indispensabile ricevere di continuo stimoli nuovi, decisi di andare ad allenare in Canada perchè della Nuova Zelanda conoscevo ormai tutto: persone, metodologie di lavoro, luoghi. Quando è arrivata l'opportunità di venire a Treviso, ho subito accettato, per me è una sfida sia dal punto di vista rugbistico che dal punto di vista umano"

Come stai vivendo questi mesi di attesa?

"Non vedo l'ora di cominciare a lavorare con i ragazzi, ma questi mesi mi permetteranno di studiare e organizzare al meglio la prossima stagione insieme al direttore sportivo Antonio Pavanello"

Cosa ne pensi del Guinness Pro12 e del livello delle squadre che vi partecipano?

"E' un campionato duro, con giocatori di alto livello. E' vero, non c'è nessuna squadra qualificata per i quarti di finale di Champions Cup, ma la difficoltà della lega consiste nel dover affrontare club provenienti da quattro nazioni, con differenti modi di giocare e con diverse interpretazioni del rugby."

Ti definisci un allenatore che preferisce adattare la sua filosofia di gioco alla rosa a disposizione o pensi che sia la squadra a doversi adattare al tuo stile di gioco?

"La mia filosofia è che ci sono 15 giocatori in campo e voglio utilizzarli tutti, non mi piace un'interpretazione molto cinica, il rugby è uno sport che deve intrattenere, mi piacerebbe vedere un gioco veloce con la palla in mano, ma ovviamente l’obiettivo rimane quello di vincere. Questa è un pò la mia filosofia di gioco che andrà adattata alla squadra ed alle varie partite."