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Che Vittorio Munari sia una figura schietta, un esperto e competente uomo di rugby prima da allenatore del Petrarca, poi da dirigente negli anni da Direttore Sportivo del Benetton Rugby ed infine nei panni del telecronista multitelevisivo (Telepiù, Rai, Sky sport, DMax), questo è noto ai più.

Il suo stile si riflette nelle telecronache che, può piacere o meno, denota in ogni caso una profonda conoscenza del gioco.

“Davanti ai vertici di Discovery Italia (DMax), prima di firmare il contratto per le telecronache del 6 Nazioni - racconta Vittorio - ero stato onesto: Guardate firmo molto volentieri, ma se vi aspettate che questa squadra vinca vi sbagliate, se vi aspettate di fare audience sulle vittorie della nazionale vi sbagliate”. Questo uno dei tanti aneddoti che il 68enne nato a Bassano del Grappa racconta senza troppe remore.

“Quello che penso del rugby italiano e della nazionale lo sapete dal 2000. Sono vent’anni che ripeto le stesse cose, la mia idea rimane la stessa” ci racconta al telefono Munari durante un pomeriggio  di lavoro, quello del Direttore Generale del Petrarca Rugby. “Molti pensano che io sia il male del rugby italiano, non è così. Certe cose le dico da 20 anni, i risultati della gestione federale sono sotto gli occhi di tutti, sta alle persone giudicare se avevo ragione o meno”.

Abbiamo dunque pescato una sua recente video intervista nella quale parla a 360 gradi del movimento italiano, della cultura rugbistica in Italia, dei Media, del recente ingresso della Fir in Celtic Rugby ma anche di Top12, di allenatori e, per finire in bellezza, del progetto Accademia. Riassumiamo di seguito i punti toccati da Vittorio Munari:

 

Club

Il modo migliore per aiutare i club piccoli è quello di sostenerli con iniziative tecniche che facciano in modo di aiutarli a sviluppare al loro interno delle “persone bandiera” che portano avanti il gruppo di persone, la società.

I club in Italia sono sviliti perché i giocatori di maggiore qualità dopo i 16 anni non sono più gestiti da loro, di conseguenza c’è una piccola parte di gente che ancora investe e si prende i migliori giocatori e i club piccoli rimangono sempre più piccoli. Giocando senza i migliori cala anche il livello, nessun club investe in allenatori quando non ha risorse economiche e neanche i giocatori più bravi cresciuti nel proprio vivaio.

 

Cultura rugbistica italiana

In Italia chi ti giudica non ha cultura, il popolo del rugby è un popolo appassionato istintivamente ai valori del rugby ecc. Ma non è evoluto in questa cultura. Quindi quando qualcuno ha il coraggio di dire delle cose a caso non prende un “vai a ca****”. La gente dice “ma, chissà, forse ha ragione”. Invece a certa gente bisogna dirgli di parlare delle cose che sa. Non è uno sport molto conosciuto in Italia il rugby.

 

Sui Media

C’è modo e modo di fare giornalismo, ci sono giornalisti che li compri con una cena di pesce. C’è gente che è organo di partito, in cambio di due lire vende l’anima. Questi dovrebbero, secondo il mio modo di vedere, secondo la mia morale, scrivere vicino alla loro intestazione “io sono pagato dalla - facciamo un esempio a caso - federazione”. Quindi sappiate che certe cose le dico e certe non le dico.

 

L’ingresso della Fir in Celtic Rugby

Non c’è nulla da festeggiare, è la svendita dei pezzi pregiati di famiglia, i privati inizieranno a comandare, il rugby ha perso la sua anima. A questo va aggiunto anche che con questi ingressi monetari verrà pagato qualche debito, i soldi finiranno. Ma i programmi dove sono? Chi ha la visione di capire dove si sta andando e cosa si può fare? Arrivano soldi che serviranno a gestire l’ordinaria amministrazione che costa una valanga ma senza i risultati. Che non si sarebbe andato nella direzione giusta io lo dico dal 2000, ed è evidente.

 

Sul Top12

Il campionato di Eccellenza è andato a 12 squadre senza una motivazione tecnica. L’Eccellenza doveva essere il nostro fiore all’occhiello invece è un campionato imbarazzante. Dove non c’è nessun interesse. Ora dicono che “si, in effetti dodici squadre son troppe… Sai perché lo dicono? Perché ce ne saranno 3 o 4 che non riescono ad iscriversi l’anno prossimo!” Se sono io che ho il controllo dovrò anche avere il termometro in anticipo della situazione, e capire come va fatta la piramide. Se faccio un rugby di vertice sovradimensionato è come quando trucchi la testa di un motorino 50cc, faranno un botto di casino, andranno più veloce ma dopo due minuti scoppiano.

 

Mercato allenatori

Sono sempre gli stessi che girano, hanno la loro età e da qualche parte devono andare. Quelli “vecchiotti” invece sono sistemati nelle squadre migliori. Non vedo tutto questo grande movimento di mercato, c’è da stare abbottonati anche perché non si sa quando comincia la stagione prossima. E con quante squadre cominci?

 

Accademie

L’unica cosa che può dimostrare di aver fatto la federazione è l’annientamento dei club a favore di una situazione tecnica centralizzata che ha portato ai risultati della nazionale. Fallimento totale.

 

 

Foto Fotovale

 

 

 

 

 

 

 

La video intervista completa: