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La decisione presa da Fir venerdì scorso, e resa pubblica sabato, ha messo fine al prosieguo della stagione annullando di fatto il campionato 2019/20. La scelta è stata voluta per la tutela della salute di sportivi, giovani e adulti, di ogni livello e impedire ulteriori contagi del Covid-19.

C’è chi è stato pienamente d’accordo con Federugby, chi è stato contrario e chi ha criticato le tempistiche. In primis il presidente del CONI Giovanni Malagò che dichiara: “non sono contrario a quello che ha fatto la Federazione italiana rugby. Magari non condivido il timing, sarebbe stato più bello aspettare visto che l'ordinanza del governo scade II 3 aprile. Ma si arriverà a quello che ha detto il rugby, almeno in alcuni sport. Altri possono allungare e stiracchiare la stagione, come ad esemplo il baseball. Se ci fossero le condizioni troverebbero la quadra. Ogni cosa la devi trovare nella sua specificità. Ricordo che spetta alla federazioni l'organizzazione dei campionati, in alcuni casi delegati alle leghe, come calcio, volley e basket (una volta anche per il rugby era così, si chiamava LIRE ndr). È una scelta opinabile - continua Malagò dal Corriere dello Sport -. Non sono contrario alla decisione della federazione, ma è chiaro che non hanno voluto aspettare una data condivisa. Credo comunque che anche altri sport faranno la stessa cosa”.

 

Il rugby è così il primo sport ad azzerare i campionati. Promozioni e retrocessioni annullate, nessun titolo verrà assegnato per la prima volta dal 1929 (esclusi i due anni in guerra), anno del primo campionato italiano di rugby. Nonostante la Lombardia sia una delle regioni più colpite dal Coronavirus, rafforza il concetto di Malagò il presidente del Comitato Regionale Lombardo Angelo Bresciani dalla Prealpina: “il contesto lo conosciamo tutti, mi rendo conto che la stagione è finita e probabilmente lo era già al primo rinvio. Non sono però d'accordo sulla tempistica, forse si poteva attendere fin dopo Pasqua”.

Bresciani avrebbe preferito che la situazione venisse gestita diversamente: “siamo stati i primi a fermarci e non so se sarà gradito a tutti. Di fondo dobbiamo considerare che i ragazzi sono chiusi in casa e se si fosse rimandato di 15-20 giorni non sarebbe successo nulla. Ritenevo più logico gestire la sospensione con il Coni e le altre federazioni sportive, sarebbe stato più opportuno. Però lo ribadisco: la situazione così com'è non ha via d'uscita, non v'è la possibilità di proseguire l’attività”.

Al quarto mandato (in carica da gennaio 2005) Bresciani in queste settimane ha testato it polso ai club lombardi sentendo tutti i presidenti. “Nessuno aveva ipotizzato la chiusura nell'illusione di poter riprendere l'attività. La decisione non si discute, tempi per riprendere la stagione non ce n'erano, ma era da gestire insieme alle altre federazioni” chiude Bresciani dalla Prealpina.

 

Foto Stefano Delfrate