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In una bella intervista rilasciata a Massimo Calandri sulla Repubblica Martin Castrogiovanni ha parlato del suo tumore, del percorso che ha effettuato per tornare a stare bene e anche dello stato del rugby italiano, della sua ricetta per guarirlo.

L’esordio è molto bello e da sottoscrivere “Sono un uomo fortunato”. Tre mesi fa Martin Castrogiovanni ha scoperto di avere un tumore alla schiena «Perché siamo tutti fortunati: basta un sorriso. Ora vi spiego».

Castro ha delineato tutti i passaggi dalla scoperta del tumore grazie al fatto di avere insistito per fare una risonanza magnetica dopo il match di preparazione al mondiale con il Galles nel quale ha fatto un movimento sbagliato, ha sentito dolore e tutto è iniziato ad andare per il verso sbagliato. Non riusciva a correre bene e si sentiva sempre stanco, le prestazioni non arrivavano e la gente lo criticava mentre lui faticava a raccapezzarsi. Ed ecco che proprio Castro ha chiesto di fare un controllo e il responso non è stato positivo tant’è che è dovuto fuggire a Milano all’alba, lasciando il ritiro della nazionale, dove un professore gli ha detto che doveva fare una biopsia e che avrebbe anche potuto non muovere più la gamba.

“E allora me la sono fatta addosso dalla paura. Sei il più grande e grosso di tutti, una montagna, arrivi li per spaccare il mondo: e il giorno dopo ti ritrovi in briciole. Per fortuna c'erano i bambini»

Perché spiega Castro che è anni che va a trovare i bambini malati dell'associazione Olivia, dedicata ai bimbi non udenti, la Casa di Andrea, l'ospedale pediatrico Meyer di Firenze, l'onlus La Tartaruga e proprio i bambini gli hanno insegnato come fare “Quelli che mi hanno insegnato a non mollare mai, che tanto disperarsi è inutile, che bisogna fare un passo alla volta. Che un sorriso è più forte di tutto.”

L’operazione è riuscita, il tumore era benigno e Castro si è traferito a sud di Parigi per iniziare l’avventura nel nuovo club dove il Racing 92 e gli allenatori hanno avuto fiducia e pazienza sapendolo aspettare (è in panchina per il match di Champions di domenica con gli Scarlets). Inizia anche l’avventura della riabilitazione e del recupero supportato dalle persone che gli vogliono bene e dalla mamma e dalla sorella Ines che si sono trasferite da lui per stargli vicino, Ines con i due gemellini Louis e Valentino figli di Logovi'i Mulipola, pilone samoano suo ex compagno a Leicester. Proprio la famiglia, i bambini e i suoi cani gli hanno dato la forza e la serenità di ritornare.

Era a cena con la famiglia in città non lontano dai luoghi degli attentati ma sono tornati a casa sani e salvi “Un'atmosfera irreale, noi che torniamo a casa e cominciamo a ricevere decine di messaggi, telefonate: state bene? Si, stiamo tutti bene. Sono un uomo fortunato, ve l'ho detto. E dopo lo shock, Parigi ha risposto mettendo da parte la politica e unendo le forze. le coscienze: solidarietà, amicizia, orgogllo, identità. Ha mostrato di non avere paura. Come una vera squadra di rugby”  e poi Castro va avanti parlando della gita in moto da Tolone al ritiro di L’Aquila con la sosta non programmata e casuale al raduno di harleysti nelle Marche, del suo supporto a Valentino Rossi nell’affaire motomondiale ma parla anche del suo modo di vivere il rugby e del momento attuale di quello italiano “Mi piace il contatto fisico. Il sacrificio, lavorare per gli altri. Mi piacciono i fatti. Non mi va di parlare, di giudicare gli altri. Ora tutti criticano il rugby italiano, che in effetti e un pò in crisi. non solo il rugby. Ci sono state tante cose buone e qualche errore. È tempo di fare qualche cambiamento, d'accordo. Ma invece di dare le colpe, credo sia meglio dare una mano Tutti. Collaborare. Ricordandosi che noi siamo quelli fortunati, ed è per questo che ho voluto raccontare la mia storia. Perché ci sono persone che stanno molto peggio, ma non si lamentano, non si arrendono. Vanno avanti, un passo alla volta. Con un sorriso”.

Beh sottoscriviamo anche quest’ultima parte, c’è bisogno di lavorare molto ma tutti assieme come immaginiamo stia facendo Castro per guadagnarsi il 6 Nazioni e godersi quella seconda chance che il Rugby ti dà sempre anche se “Sono ancora lontano dalla migliore forma fisica. Ma ci arriverò. Io sono un tipo fortunato”, dice. Il Sei Nazioni di quest’anno? “Magari. Mi piacerebbe e sono a disposizione di Brunel, ma non credo di essere nelle condizioni giuste. Non ancora”.

Scommettiamo che ci proverà fino in fondo?

 

 

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