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E’ scomparso ieri a Genova Marco Bollesan, ex Capitano e Allenatore della Nazionale Italiana Rugby. Nello stesso giorno, domenica 11 Aprile, il destino ha portato via prima Massimo Cuttitta (54 anni) e poi Marco Bollesan (79 anni).

“Leggenda” non è un termine abusato quando si parla di Marco Bollesan, Azzurro numero 193, unico rugbista inserito dal CONI nella Walk of Fame che attraversa il Parco del Foro Italico. Avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 7 luglio.

 

Bollesan ha fatto registrare 47 caps in Nazionale, 34 volte capitano azzurro, Allenatore alla prima Rugby World Cup del 1987, Team Manager ai Mondiali 2003 e del 2007, fondatore delle Zebre nella loro forma originaria di primo club italiano ad inviti.

 

Nato a Chioggia ma cresciuto a Genova, flanker nelle fila del CUS Genova è passato alla Partenope Napoli conquistando il titolo di Campione d’Italia del 1966 prima di rientrare a Genova, sfiorando per tre anni il titolo tricolore con i genovesi per poi conquistarlo nel 1975 con la maglia del Brescia. Marco Bollesan fece il suo debutto con l’Italia, nemmeno ventiduenne, il 14 aprile del 1963 a Grenoble contro la Francia. Nel 1975 la sua ultima apparizione in azzurro contro la Cecoslovacchia a Reggio Calabria. 

 

Nel 1987 scrive una pagina storica del rugby azzurro diventando il Commissario Tecnico della Nazionale, in coppia con Gianni Franceschini, nel primo mandato della presidenza Mondelli, alla prima Rugby World Cup del 1987 in Nuova Zelanda e sfiorando l’accesso ai quarti di finale. Ancora oggi il miglior piazzamento.

 

Un’istituzione del rugby azzurro, una bandiera, un simbolo in anni in cui la palla ovale era lontanissima dai riflettori odierni e il Sei Nazioni.

 

Tra il 2002 ed il 2008 era rientrato nello staff della Nazionale come Team Manager durante le gestioni di John Kirwan e Pierre Berbizier.

 

 

Per i rugbisti della mia generazione, per chiunque abbia praticato lo sport tra gli Anni ’60 e gli Anni ’80, ma anche per chi è venuto dopo Marco Bollesan è stato un esempio, l’epitome del rugbista coraggioso, il simbolo di un Gioco dove fango, sudore e sangue rappresentavano i migliori titoli onorifici. Ha contribuito a far conoscere il rugby nel nostro Paese ben prima della rivoluzione professionistica del 1996, incarnando lo spirito del rugby italiano per oltre due decenni e rivestendo anche negli anni successivi al suo ritiro dal campo una serie di ruoli strategici per la Federazione. Gli saremo eternamente grati per il suo straordinario contributo ed io, in particolare, porterò sempre nel cuore i suoi insegnamenti e l’onore che mi riconobbe assegnandomi, da Commissario Tecnico, i gradi di capitano della Nazionale durante la sua gestione. Siamo vicini alle figlie Miride e Marella ed a tutta la sua famiglia. Il rugby italiano ha perso uno dei suoi figli prediletti” ha dichiarato il Presidente della FIR, Marzio Innocenti.

 

 

Carriera da giocatore 
Caps 47

Caps da Capitano della Nazionale 34

Vittorie 19

Pareggi 3

Sconfitte 25

Esordio in Nazionale: Francia v Italia 14-12, Grenoble 14 aprile 1963

Ultimo test-match: Italia v Cecoslovacchia 49-9, Reggio Calabria 10 maggio 1975

Titoli di Campione d’Italia: 1965/66 (Partenope Rugby), 1974/75 (Brescia)

 

Carriera da Commissario Tecnico della Squadra Nazionale (1985-1988)
Test-match 19

Vittorie 7

Pareggi 1

Sconfitte 11