x

x

In gamba, Luca. E non mollare! È un ordine.

Alla vigilia di un Sei Nazioni che partirà senza di lui, reduce dal secondo intervento chirurgico al legamento crociato del ginocchio destro, già operato in aprile ma (ri)saltato sul campo di Monigo l’ultimo giorno di un 2016 bisesto e funesto come da copione, altro non troviamo sensato dire e augurare a uno dei rari talenti che il rugby italiano ha prodotto negli ultimi anni.
Luca Morisi è uno che tanto ha fatto per meritare palcoscenici e sfide all’altezza del suo valore, ma che molto poco ha avuto in dono dalla sorte. Uno che oggi, 26 anni non ancora compiuti, deve fare i conti con un’altra lunga e complessa fase di riabilitazione. Per tornare dove sicuramente vuole e merita di tornare. Con la stessa voglia e determinazione di sempre e con un numero davvero spropositato di conti (già) saldati alle spalle.

Luca è figlio d’arte, il padre Riccardo (che oggi fa il medico), qualcosa di buono con la bislunga fra le mani ha combinato, in gioventù. Cresciuto con l’imprinting Asr e svezzato dalle sapienti mani (buone, all’occorrenza, per qualche salutare scappellotto ma capaci di plasmare uomini) di Sergio Carnovali, vede la sua prima maglia da senior nel 2009, ed è ovviamente quella del suo club di origine. È Achille Bertoncini, piacentino allora in missione per la Grande Milano (oggi tornato alle origini sulla panchina dell’Eccellenza) a farlo debuttare l’anno dopo in serie A, dove rimane un anno, prima di trasferirsi a Parma sponda Crociati per disputare un biennio nel massimo campionato domestico. A quel periodo (2011) risale la prima chiamata nella Maggiore. 

Brunel lo vuole per i test di novembre, in vista del Torneo 2012. Dove esordirà in quel maledetto (o sfortunato, fate voi) Italia – Inghilterra finito 15-19 e passato alla storia per l’intuizione di colui che sostituì (al momento giusto?) il nostro n.10, facendo uscire “quello che sapeva piazzare” (Burton) per far entrare uno “che era interessante testare in situazione critica e sotto la massima pressione” (Botes). 

Nel 2013 la Benetton, che già l’ha avuto come Permit nel torneo celtico, lo mette sotto contratto. Convinto (giustamente), il management della franchigia della Marca, di aver inserito in rosa uno che “di roba da dare e da dimostrare ne ha tanta”. Nel novembre di quell’anno, un placcaggio di Asaeli Tikoirotuma nel corso di Itaia – Fiji a Ascoli gli provoca la rottura della milza. Che viene asportata. Asaeli Tikoirotuma, giocatore di esperienza (London Irish, Chiefs, Harlequins) e un più che ragguardevole bagaglio tecnico, tornerà anni dopo (novembre 2016) a far parlare di sé per il calcio al capo rifilatogli da Joe Lauchbury a Twickenham in Inghilterra – Fiji 58-15.
Ma senza milza, assicurano e dimostra Luca, si può tornare a giocare, e bene. Ma nel 2015 è il legamento collaterale del ginocchio destro a tagliargli la strada. L’anno dopo, ad aprile, il chirurgo deve occuparsi del suo crociato. Lo stesso che, a distanza di 8 mesi, cederà nel corso di Benetton – Glasgow riconsegnandolo alle corsie di ospedale e negandogli un altro Sei Nazioni.

“Ragazzo umile e generoso” dice di lui Sergio Carnovali, attuale presidente Asr. “Osannato e giustamente considerato un fuori classe da molti fin da quando era bambino, ha sempre risposto esibendo profili  bassi e contenuti. In campo ci vado per fare quel che occorre alla squadra, era il suo modo di intendere lo sport”. Studente più che brillante al liceo, “una volta operata la scelta del rugby professionistico ha dovuto accantonare l’idea di diventare medico come il padre o ingegnere” racconta Carnovali. “So che gli sarebbe piaciuto farlo e ne aveva i mezzi, ma con i ritmi imposti dagli impegni sportivi, ha fatto bene a virare su Scienze Motorie” osserva. Del Morisi giocatore di talento Carnovali tratteggia un quadro complessivamente positivo. “A fargli difetto è la velocità. Quella di punta non è gran cosa, se confrontata con i migliori al mondo nel suo ruolo. Lo stesso vale per la progressione. Io lo definisco un centro – passista. Dove è assolutamente competitivo è nel placcaggio. Possiede buone mani e una più che discreta visione e comprensione del gioco”. Un rapporto davvero complicato, quello di Luca Morisi con la sfortuna: “Da ragazzo non ha mai potuto rispondere alle convocazioni per i Mondiali under 20 causa infortunio" ricorda. "L’ultimo, a 19 anni, lo ha perso facendosi male sul campo sette giorni prima del raduno! Luca è uno che la sfortuna l’ha conosciuta a fondo e da vicino. Se sono certo che tornerà in campo e si prenderà tutte le soddisfazioni che si merita? Come che mi chiamo Sergio!” l'accorata conclusione.

Massimo Cozzaglio, altro uomo Asr, società dove ha allenato la prima squadra, attualmente alla guida dell’under 18 del club, uno che Luca Morisi l’ha visto crescere, guarda avanti fiducioso. “Faccio tre nomi di ragazzi del mio gruppo che possiedono le qualità per arrivare molto in alto. Sono: Simone Longoni, centro; Sergio Bellisomo, ala; Carlo Bellati, estremo”. Come dire: l’officina Asr non chiude mai.

 

 

Foto Alfio Guarise