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“C’è bisogno di un duro lavoro per essere il migliore del mondo; in qualsiasi cosa.” (Tony Stanger)

Il rugby era tutto ciò che c'era da fare in Hawick. Crescendo lì conoscevi tutte le tradizioni e tutti i grandi giocatori venuti dalla città e questo ti ha mantenuto molto umile.” (Tony Stanger)

Con le sue 24 mete in 52 presenze, Tony Stanger è l’attuale detentore del record per quanto riguarda il numero di mete in Scozia, un record condiviso con Ian Smith, il quale lo manteneva sin dal lontano 1933. Una di queste mete Stanger l’ha realizzata raccogliendo al volo l’ovale all’interno della linea proibita dopo che Gavin Hastings lo aveva calciato durante l'incredibile partita di Calcutta Cup del 1990; una meta che ha regalato un vantaggio che l'Inghilterra non più è riuscita a colmare. Grazie a lui, la Scozia quell’anno si è assicurata il suo terzo Grande Slam in oltre un secolo di rugby. Per l’occasione il trequarti ala ha mostrato grande velocità, determinazione e non poco coraggio: Stanger, infatti, era ancora indolenzito per un infortunio subito la settimana precedente, che aveva messo in dubbio la sua presenza alla sfida.

Anthony George Stanger è nato il 14 maggio 1968 a Hawick, cittadina degli Scottish Borders che ha dato i natali anche ad altri campioni della palla ovale quali Jim Renwick e Stuart Hogg. Il ragazzo ha frequentato l'Università di Edimburgo, dove nel 1999 ha conseguito il dottorato in science applicate allo sport.

Stanger ha iniziato la sua avventura rugbistica nel club della sua città natale. Inizialmente schierato trequarti centro, il ragazzo ha esordito in prima squadra nel 1985, a soli diciassette anni, nel ruolo di ala contro gli inglesi del Gosforth. In quella stagione l’Hawick RFC ha conquistato la Scottish Premiership, come avrebbe poi fatto nelle due successive.

Il 28 ottobre del 1989 Tony, che nel frattempo aveva iniziato il lavoro come impiegato di banca, ha guadagnato il suo primo cap con la nazionale scozzese. Era un match con le Fiji tra le mura amiche di Murrayfield ed il XV del Cardo, guidato dal coach Ian McGeechan e dal capitano David Sole, ha vinto con il punteggio di 38 a 17. Per festeggiare l’esordio, l’ala di Hawick ha realizzato due mete.

Il successivo 9 dicembre Stanger ha fatto ancora meglio, varcando la linea proibita della Romania per ben tre volte. La Scozia quel giorno ha vinto 32 a 0. Un paio di mesi dopo il trequarti ala ha preso parte al Cinque Nazioni del 1990, quello che per gli scozzesi ha il sapore della leggenda.

Quel Cinque Nazioni ha visto sia l’Inghilterra che la Scozia vincere entrambe i loro primi tre incontri, arrivando così a giocarsi tutto, Campionato, Grande Slam, Triple Crown e Calcutta Cup, l’ultima giornata a Murrayfield. Nelle partite precedenti gli uomini di McGeechan avevano prima sconfitto l’Irlanda a Dublino per 13 a 10, in quello che è stato definito il match più brutto del torneo, quindi la Francia a Murrayfield con il punteggio di 21 a 0 ed il Galles a Cardiff per 13 a 9. Anche il XV della Rosa era ancora imbattuto, ma aveva dimostrato di giocare meglio e di sapere portare attacchi più incisivi. Per questo motivo, secondo i giornali inglesi, il 17 marzo 1990 a Edimburgo sarebbe stata una passeggiata.

Già dal modo in cui sono entrati in campo, però, si è capito che gli scozzesi erano più determinati di quello che si pensava. Un ingresso lento, come ad un funerale, che è diventato un’icona del rugby mondiale. A capo della fila il capitano David Sole: l’ovale sotto il braccio e lo sguardo fiero. Poi, la squadra si è schierata al centro del campo per cantare Flower Of Scotland, l’inno nuovo di zecca adottato quell'anno per sostituire l'opprimente God Save The Queen. Al suono delle cornamuse dagli spalti si è alzato un coro di migliaia di voci da far venire la pelle d’oca; uno sfogo contro gli odiati inglesi ed una condanna alla Community Charge, la tassa sulla persona imposta da Margaret Thatcher proprio in Scozia (poco più di due settimane dopo la partita le rivolte contro le tasse sarebbero esplose a Londra, mentre in Scozia il mancato pagamento come forma di protesta era diffuso e una punta di feroce sentimento anti-inglese faceva da sfondo al gioco). Gli scozzesi sono usciti dagli spogliatoi per giocare una partita di rugby, ma anche per combattere e per preservare l'orgoglio scozzese di fronte all'oppressione politica e sociale.

Dopo il fischio d'inizio la nazionale scozzese ha iniziato subito ad imporre il proprio gioco. Nella prima azione si è visto un carrettino blu notte che travolgeva i giocatori con la Rosa; una valanga che è avanzata per oltre quindici metri senza possibilità di arresto. Da qui è nato il penalty, da ragguardevole distanza, con cui l’apertura Craig Chalmers ha aperto le danze. Poco dopo un altro calcio di punizione dello stesso Chalmers, questa volta di fronte ai pali, ha mosso lo score sul 6 a 0.

A quel punto gli inglesi sono entrati in gara e il vantaggio è stato ridotto grazie ad una splendida meta di Jeremy Guscott. Il Principe dei centri ha ricevuto l’ovale in velocità dal suo capitano Will Carling, ha finto un passaggio all’esterno, ha raddrizzato la corsa e s’è infilato nel buco lasciato libero dal difensore scozzese, resistendo al placcaggio tentato in extremis dal mediano di mischia Gary Armstrong. Gli scozzesi, però, sono rimasti avanti nel punteggio in quanto la marcatura non è stata trasformata. Anzi, un terzo calcio di punizione di Chalmers, calciato da lontano e con tanto di Gavin Hastings a tenere il pallone fermo con la mano a causa del vento, ha permesso ai padroni di casa di chiudere il primo tempo sul 9 a 4.

La ripresa si è aperta con gli Highlanders che hanno vinto una mischia a metà campo. La palla è stata raccolta da John Jeffrey, che l’ha passata a Armstrong, il quale, a sua volta l’ha ceduta a Hastings. L’estremo ha corso qualche metro ed è riuscito a calciare in avanti giusto un attimo prima di essere spinto fuori dal campo. Con i suoi rimbalzi bislunghi la palla è finita in area di meta, inseguita da Tony Stanger e dal numero 11 inglese Rory Underwood. Il primo è stato più veloce, si avvicinato alla linea bianca e poi, con le mani protese verso il cielo, ha raccolto la palla che rimbalzava e l’ha schiacciata nell'erba accogliente, marcando così la sua meta più importante.

Da quel momento la partita si è trasformata solo in una battaglia di trincea, con gli inglesi che si sono buttati in avanti a testa bassa e i padroni di casa a difendere la frontiera con i denti. A sfondare ci hanno provato Will Carling, Rory Underwood e Richard Hill, ma si sono immancabilmente schiantati contro il muro eretto dai vari John JeffreyFinlay Calder e Scott Hastings. Da questo avanzamento i bianchi hanno guadagnato solo 3 punti con il piede di Simon Hodgkinson, che hanno fissato il punteggio sul 13 a 7, rimasto tale fino a quando l’arbitro neozelandese David Bishop ha fischiato la fine. Allora è successo il finimondo. Il pubblico ha invaso il campo come un fiume in piena, circondando i propri eroi per portarli in trionfo. La Scozia quel giorno ha vinto il Cinque Nazioni, il Grande Slam, la Triple Crown, la Calcutta Cup, ma soprattutto ha sconfitto gli odiati rivali che abitano a sud del Vallo di Adriano.

E pensare che c’è mancato poco affinché Tony non fosse in campo per questa partita. Infatti, tra la vittoria sul Galles a Cardiff e lo scontro di Murrayfield, il ragazzo aveva giocato per il suo club, finendo per schiacciarsi la spalla in un placcaggio. La maggior parte dei suoi compagni di squadra che erano nel giro della nazionale aveva deciso di riposare quel fine settimana, ma l’Hawick stava lottando per il campionato e lui voleva aiutarli. Ad un certo punto, però, la sua clavicola è come esplosa in una collisione. Il giorno dopo Stanger era in agonia e riusciva a malapena a sollevare le braccia oltre le spalle. Aveva comunque voglia di giocare e l'adrenalina di una partita importante gli ha fatto passare tutto. È piuttosto ironico, tuttavia, che nel match con l’Inghilterra Tony abbia dovuto alzare le braccia nella posizione più dolorosa per prendere la palla calciata da Gavin Hastings. A modo suo, il ragazzo dei Borders ha dato il primo colpo all'egemonia inglese e ha stabilito il precedente sportivo e politico per ciò che sarebbe accaduto in seguito, anche se di tutto questo lui era ignaro.

Il 22 aprile Tony ha fatto parte di una selezione delle quattro Union Britanniche che ha sfidato un XV del Resto del Mondo, nel quale militavano anche gli Azzurri Guido Rossi e Fabio Gaetaniello. L’incontro, disputato a Twickenham, si è svolto per raccogliere fondi a favore del popolo rumeno in gravi condizioni economiche dopo la caduta del regime di Nicolae Ceausescu. L’Home Union XV ha vinto con il punteggio di 41 a 18.

A giugno Stanger ha preso parte con la propria nazionale al tour in Nuova Zelanda. Nonostante la sconfitta per 2 a 0 nella serie, gli scozzesi hanno giocato con il loro abituale coraggio e la solita grinta, uscendo sempre a testa alta. Soprattutto nel secondo test all’Eden Park di Auckland, disturbato da vento e pioggia, gli uomini di Ian McGeechan sono giunti ad un niente dal battere per la prima volta gli All Blacks. Solo la precisione al piede del cecchino neozelandese Grant Fox ha salvato i padroni di casa. Stanger ha marcato una meta, mentre un’altra è stata opera di Alex Moore, contro una del pilone Richard Loe per gli avversari, e hanno chiuso il la prima frazione di gioco in vantaggio 18 a 12. Il primo tempo, però, era stato giocato con il vento a favore e questo aveva favorito due punizioni centrate da oltre metà campo da Gavin Hastings. Nella ripresa, invece, il vento era contro e gli scozzesi non sono più riusciti a fare punti, mentre l’apertura All Black ha centrato l’acca con tre punizioni che hanno regalato la vittoria alla sua squadra.

A dare soddisfazione agli Highlanders sono state anche le cinque vittorie ed il pareggio nei match non ufficiali, un traguardo che il XV del Cardo non era mai riuscito a raggiungere nella sua lunga storia.

Il favoloso 1990 della Scozia è terminato contro la vittoria del 10 novembre sull’Argentina di Hugo Porta per 49 a 3, con Tony che ha realizzato una doppietta.

Nella stagione 1991 gli scozzesi si sono piazzati terzi nel Cinque Nazioni e Stanger ha marcato una meta all’Irlanda a Edimburgo. Poi, a ottobre, il trequarti ala ha preso parte alla seconda edizione della Coppa del Mondo di rugby, dove ha disputato tutte e sei le sfide nelle quali è stata impegnata la nazionale scozzese.

Il cammino della di Scozia nella prima parte di quel mondiale non è stato troppo difficile, con tutta la fase a gironi giocata davanti alla folla appassionata di Murrayfield. Gli uomini di McGeechan hanno sconfitto il Giappone 47 a 9 e lo Zimbabwe 51 a 12, due gare in cui Tony ha valicato la linea di meta. L'Irlanda doveva essere l’avversario più difficile, ma in quei giorni raramente gli Highlanders avevano problemi contro gli irlandesi, sia in casa che a Dublino, e si sono imposti con il punteggio di 24 a 15.

Ai quarti la Scozia si è sbarazzata agilmente anche della squadra samoana, che aveva passato il turno a discapito del Galles, battendola 28 a 6, con Stanger a marcare ancora la sua terza meta iridata.

Fin qui tutto facile, ma quando gli Auld Enemy dell’Inghilterra sono arrivati a Edimburgo per la semifinale, esattamente un anno dopo avere perso il Grande Slam, gli scozzesi sapevano che non sarebbe stato un pomeriggio facile. I bianchi avevano battuto la Francia a Parigi ed erano intenzionati a giocare la finale nel loro stadio di Twickenham. L’Inghilterra non avrebbe commesso gli errori dell’anno precedente e gli uomini di David Sole sapevano che i loro trequarti avrebbero cercato di aggredirli sulle fasce, dove i signori Wade Dooley e Paul Ackford potevano controllare il possesso inglese e gestire le rolling maul così difficili da difendere. Gli scozzesi sapevamo anche che l'Inghilterra avrebbe cercato di essere superiore in mischia, non essendo riuscita a capitalizzare il loro vantaggio con il pack la volta precedente.

Centinaia di persone si erano accampate fuori Murrayfield durante la notte per comprare i biglietti e la maggior parte degli scozzesi sembrava convinta che una seconda vittoria consecutiva sugli odiati cugini sarebbe stata certa. In campo, gli Highlanders si sono presi subito un piccolo vantaggio con Gavin Hastings, ma è stato costruito su basi piuttosto traballanti. Quando Hastings ha sbagliato un calcio semplice è iniziato a farsi largo tra i giocatori in maglia blu l’idea che non sarebbe stato il loro giorno. La compostezza degli inglesi era snervante; sembrava che potessero resistere a qualunque cosa gli scozzesi cercassero di fare contro di loro senza farsi prendere dal panico, cosa che non era avvenuta l'anno prima.

Mentre il match volgeva al termine con le squadre ancorate sul pareggio, il drop di Rob Andrew ha gelato gli scozzesi. L’Inghilterra ha vinto 9 a 6 e ha raggiunto la finale di Coppa del Mondo. Stanger e compagni, invece, si sono dovuti accontentare della finale di consolazione a Cardiff, dove sono stati sconfitti dagli All Blacks per 6 a 13.

Il Cinque Nazioni 1992 ha visto la squadra perdere subito la Calcutta Cup sul terreno di Murrayfield. Quindi è arrivata la vittoria al Lansdowne Road, dove Tony ha schiacciato l’ovale oltre la linea bianca, e quella casalinga sulla Francia. Infine, c’è stata la sconfitta per 13 a 15 sul suolo gallese.

In quel periodo la Scozia ha messo in mostra parecchi limiti tecnici, dovuti anche al pensionamento di alcuni personaggi chiave quali i due granitici flanker Finlay Calder e John Jeffrey, limiti che sono stati maggiormente evidenziati durante il tour in Australia nell’estate 1992, dove ha perso pesantemente in entrambi i test match con i Wallabies.

Nell’aprile del 1992 Stanger ha preso parte al classico tour pasquale dei Barbarians in Galles. Il trequarti ha disputato gli incontri con il Cardiff e con lo Swansea, marcando una meta ai primi e rifilando una doppietta ai secondi.

Nel 1993 la meta è passata all’attuale valore di cinque punti (prima ne valeva quattro) e Stanger, con la sua marcatura contro l’Irlanda alla prima giornata del Cinque Nazioni, datata 16 gennaio. È stato il primo giocatore del torneo ad avvalersi del nuovo punteggio. Quella sfida è stata vinta 15 a 3, ma poi la Scozia, che dopo l’addio di David Sole era passata sotto il capitanato di Gavin Hastings, ha avuto successo solamente con il Galles ed è tornata sconfitta da entrambe le trasferte di Parigi e Londra.

Quindi, il 20 novembre, gli uomini in maglia blu hanno preso una scoppola per mano degli All Blacks di Sean Fitzpatrick, capaci di vincere a Murrayfield per 51 a 15. Questa è stata l’ultima partita di Ian McGeechan sulla panchina della nazionale del Cardo. Al suo posto è arrivato Jim Telfer.

Un paio di settimane più tardi Tony ha giocato ancora contro la nazionale neozelandese, stavolta indossando la divisa dei Barbarians. Per la cronaca, i neri hanno vinto la partita 25 a 12.

Il primo Cinque Nazioni del coach di Melrose, quello del 1994, è stato un vero e proprio disastro. La Scozia ha perso tre partite e ha evitato il Whitewash solamente grazie al pareggio conseguito a Lansdowne Road. Stanger non ha mai oltrepassato la linea proibita durante quel torneo, ma lo ha fatto il 19 novembre, quando gli Highlanders hanno affrontato gli Springboks di Francois Pienaar a Murrayfield, perdendo 10 a 34.

A causa di un infortunio Tony non ha preso parte al Cinque Nazioni del 1995 ed è rientrato solamente il 22 aprile per affrontare la Romania, giocando trequarti centro. La maglietta numero 14, infatti, era rimasta sulle spalle di Craig Joiner, che bene aveva fatto durante il torneo. Per celebrare il suo rientro in nazionale Stanger ha realizzato una doppietta.

A maggio il fuoriclasse di Hawick ha preso parte al suo secondo mondiale, andato in scena nel Sudafrica di Nelson Mandela.

La nazionale del Cardo ha iniziato il suo cammino il 26 maggio a Rustenburg, dove ha sconfitto la Costa D’Avorio per 89 a 0, con Stanger, sempre schierato centro, che ha partecipato alla scorpacciata di mete, ben tredici, schiacciando l’ovale oltre la linea bianca al minuto numero 60. È stata questa, però, l’unica partita cui ha preso parte. Gli uomini guidati da Jim Telfer sono approdati ai quarti di finale come secondi classificati nel girone alle spalle dei francesi, ma hanno trovato sulla propria strada gli All Blacks che li hanno costretti a fare le valige.

A quel punto, con l’avvento del professionismo, Tony si è accasato presso i Border Reivers, la neonata franchigia con la quale ha esordito in Heineken Cup nella stagione 1996-97. I bianco-neri, però sono arrivati ultimi nel proprio girone.

Intanto, nel 1996, Stanger ha disputato solamente tre sfide ufficiali con il Cardo sul petto, tutte nel suo vecchio ruolo di ala. Il 22 giugno è sceso sull’erba dell’Eden park di Auckland dove gli scozzesi sono stati battuti 12 a 36. Il 9 novembre il ragazzo ha affrontato i Wallabies a Edimburgo, realizzando una meta, ma uscendo di nuovo sconfitto con il punteggio di 19 a 29. Infine, il 6 dicembre, sempre nella capitale scozzese, ha battuto l’Italia di George Coste con il punteggio di 29 a 22. Il trequarti ha valicato di nuovo la linea proibita, ma la partita è rimasta sempre in equilibrio e solo un passaggio sbagliato di Diego Dominguez, intercettato da Derek Stark che si è involato in meta, ha permesso agli Highlanders di vincere nel finale.

Nel 1997 il ragazzo dei Borders è tornato a disputare il Cinque Nazioni dopo due anni di assenza. Il primo match la Scozia lo ha perso in casa con il Galles, quindi, nel secondo a Twickenham, Stanger è stato schierato centro per dare spazio sull’ala a Derek Stark. Purtroppo gli uomini di Telfer sono usciti sconfitti per 13 a 41 e hanno lasciato la Calcutta Cup a Londra. Tornato nel suo ruolo abituale, Tony ha realizzato la prima meta dell’incontro con l’Irlanda tra le mura amiche di Murrayfield, aiutando i suoi a vincere 38 a 10. È stata questa, però, l’unica partita vinta dal XV del Cardo, perché all’ultima giornata ha subito un pesante 20 a 47 a Parigi.

A giugno Stanger è stato chiamato dai suoi mentori, Ian McGeechan e Jim Telfer, per disputare un incontro con la maglia dei British & irish Lions, dopo gli infortuni accorsi al centro di Leicester Will Greenwood e all'ala gallese Ieuan Evans. Il trequarti è sceso in campo contro Northern Free State, il 1 luglio, esattamente 36 ore dopo essere stato distaccato dalla squadra scozzese, che si trovava anch’essa in tour nel Paese Arcobaleno.

In autunno la Scozia ha perso in casa per mano di Australia e Sudafrica, due sfide nelle quali Stanger è stato usato come trequarti centro.

Nel 1998 Stanger ha giocato prima di tutto il 24 gennaio a Treviso contro l’Italia, nel famoso incontro che ha regalato agli Azzurri la loro prima vittoria sulla Scozia grazie alla marcatura di Paolo Vaccari a due minuti dal fischio finale.

In seguito Tony ha preso parte al suo ultimo Cinque Nazioni, realizzando una meta alla Francia e poi un’altra all’Inghilterra, la numero 24, quella che gli ha permesso di raggiungere Ian Smith in vetta alla classifica dei marcatori scozzesi proprio nel giorno in cui ha detto addio alla maglia della propria nazionale.Il record di Smith resisteva sin dal 1933.

La stagione 1998-99 il trequarti l’ha trascorsa giocando per Edimburgo, mentre in quella successiva è emigrato in Francia dove si è accasato al Grenoble.

Nel 2001 Stanger è stato assoldato dal Leeds e ha fatto parte della squadra che ha guadagnato la promozione alla Premiership nel 2000/01. Il trequarti è rimasto con la squadra inglese sino al termine della stagione 2002, quando ha appeso definitivamente le scarpette al chiodo.

Dopo il ritiro dai campi di gioco, Stanger ha fatto parte dello staff tecnico del Leeds sino al 2004, lavorando con Stuart Lancaster. Quindi è passato a lavorare con i London Irish fino al 2008, quando ha assunto l'incarico di talent-scout presso l'Università di Sterling, allo scopo di seguire la preparazione degli atleti scozzesi in vista dei Giochi del Commonwealth del 2014.

Dal 2015 Tony è direttore della Stanger Pro Limited, azienda di coaching motivazionale per aziende.

 

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