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"A quattro anni ho visto per la prima volta la maglia nera degli All Blacks e me ne sono innamorato." (Tana Umaga)

Capelli a metà tra il liscio e il rasta, evidente etnìa maori, placcaggio feroce e uno stile di corsa fatto di potenza e dribbling ad alto rischio d'infiammabilità, Tana Umaga è ancora oggi acclamato come uno dei migliori trequarti All Blacks, ala o centro che sia, di tutti i tempi.

In 74 partite con la maglia della nazionale, Umaga ha marcato 37 mete, per un totale di 185 punti. Il ragazzo è stato capitano degli All Blacks 21 volte, di cui 18 sono state vittorie, una percentuale di successi che lo ha posto davanti a capitani leggendari quali Brian Lochore, Wilson Whineray, Graham Mourie e Sean Fitzpatrick e lo ha elevato allo status di eroe nazionale.


Nato da genitori samoani il 27 maggio 1973 a Lower Hutt, un sobborgo della capitale neozelandese, Jonathan Falefasa “Tana” Umaga, è stato “rubato” ancora ragazzo dal rugby XV alla concorrenza del Rugby League, codice nel quale aveva giocato per i Junior Kiwi. Il “furto” a dire il vero non è stato poi così difficile, perché, nonostante fosse cresciuto nella roccaforte della League di Wainuiomata, il ragazzo ha sempre avuto come sfondo una famiglia legata al rugby più tradizionale. Suo fratello maggiore Mike, ad esempio, giocava a livello internazionale per Manu Samoa, tant’è che nel 1999 i due si sono ritrovati avversari in un test al North Harbour Stadium di Albany, dove, per la cronaca, hanno vinto i neri 71 a 13, con 2 mete dello stesso Tana.

Alla fine del 1994 Umaga ha avuto una breve esperienza in Italia, dove ha indossato la maglia nera (guarda caso) del Viadana, che allora veleggiava in A2. sotto la guida di Gabriele Oselini. Poco dopo, il ragazzo è stato convinto a tornare in patria per giocare con Mike nel team di Petone, dove si è rapidamente guadagnato l’onore di rappresentare sia Wellington sia i New Zealand Colts.

L’anno seguente Tana ha disputato con gli Hurricanes la prima edizione del Super 12, rivelandosi un attaccante letale, dotato di grande forza fisica e ritmo eccellente. Era il periodo in cui il suo contemporaneo Jonah Lomu stava cambiando alcune prospettive sulla fisicità dei giocatori e, dal canto suo, Umaga non era certo un piccoletto, essendo alto 1,87 per 100 chili di peso. Così, grazie alle sue serpentine ubriacanti, il samoano si volgeva al futuro come un atleta da non sottovalutare.

La stagione 1997 è stata a dir poco eccezionale per il trequarti maori, che prima ha segnato 12 mete in Super 12 per gli Hurricanes e poi si visto promosso negli All Blacks. Grazie al fatto che le due ali titolari del momento, Lomu e Glen Osborne, erano entrambe venute a mancare per infortunio, il coach John Hart ha fatto debuttare il ragazzo di Lower Hutt il 14 giugno 1997 ad Albany, in una partita contro Fiji vinta 71 a 5. Tana ha ringraziato marcando una meta.

In quella stagione il giocatore del Wellington ha disputato anche due gare contro l’Argentina, per poi scendere in campo ad affrontare Australia e Sudafrica nel Tri Nations, uscendone sempre vincitore.

Quando Osborne e Lomu sono tornati Umaga ha naturalmente perso il posto, anche se alla fine dell’anno ha partecipato al tour in Gran Bretagna e Irlanda, giocando però solo le partite infrasettimanali.

Il ragazzo è rimasto quindi fermo ai box per tutto il 1998, il che può essere considerata una fortuna, in quanto non è stato costretto a partecipare ai cinque test persi consecutivi; una debacle che ha portato a numerosi avvicendamenti nel team.

Per tale motivo, e grazie alla sua splendida forma nel Super 12 del 1999, Tana è diventato automaticamente fra le prime scelte degli All Blacks. Quell’anno, infatti, l’atleta di Lower Hutt ha giocato cinque delle sei partite disputate dai neri, pur dovendo competere per un posto nella backline con campioni del calibro di Jeff Wilson, Jonah Lomu e Christian Cullen. Per accogliere tutti John Hart ha fatto giocare Wilson a estremo, Lomu e Umaga sulle ali e Cullen come centro. Col senno di poi, magari, la soluzione migliore sarebbe stata lasciare Cullen a estremo, Wilson e Lomu sulle ali e Umaga al centro dove, pochi anni dopo, sarebbe definitivamente maturato. Purtroppo, com’era accaduto prima di lui a due miti quali Joe Stanley e Frank Bunce, anche per Tana c'è stato un ritardo nello scoprire la sua vera natura. Il motivo è che, come per i due illustri predecessori, egli era sempre stato considerato più come un rifinitore piuttosto che un creatore di gioco o un organizzatore della difesa.

Comunque sia, il 2002 ha visto la Nuova Zelanda vincere il Tri Nations, con Umaga che poi è partito per la tournée novembrina in Europa, dove ha fatto il pieno sconfiggendo Inghilterra e Galles e pareggiando 20 a 20 contro i francesi.

tanaDopo avere vinto ancora il Tri Nations nel 2003, gli All Blacks si sono presentati ai nastri di partenza della Coppa del Mondo in Australia tra i favoriti per arrivare fino in fondo. Umaga, dal canto suo, era uno dei giocatori più attesi, ma non si erano fatti i conti con la sfortuna. Tana si è infortunato proprio durante la partita inaugurale contro l'Italia, quando uno scontro con Matteo Barbini gli ha fatto saltare i legamenti del ginocchio, e non ha più giocato in quel torneo. La Nuova Zelanda, sconfitta in semifinale dall'Australia, ha faticato non poco a colmare il vuoto che Tana aveva lasciato e in molti si sono chiesti come sarebbe andata ai neri se lui fosse stato in campo.

Umaga ha raggiunto il suo apice nel momento in cui Graham Henry è diventato il nuovo coach della nazionale, nel 2004. Il trequarti ha ricevuto la fascia di capitano nella sfida di Dunedin contro l'Inghilterra, vinta 36 a 3, e l'ha tenuta al braccio per i successivi 21 test.

Nel 2005 Tana è stato il leader ispiratore della vittoriosa serie contro i British & Irish Lions, nonostante le polemiche causate dal tackle che in coppia con Keven Mealamu ha infortunato gravemente Brian O'Driscoll all'inizio del tour. Umaga, che ha giocato col numero 13 nelle prime due prove e con il 12 nella terza, è stato una vera spina nel fianco per la squadra allenata da Clive Woodward ed è riuscito a superare la fatidica linea bianca in tre occasioni. Alla fine, la serie è stata vinta con un netto 3 a 0.


Nella medesima stagione Tana ha guidato gli All Blacks ad un’altra vittoria nel Tri Nations e, alla fine dell’anno, alla conquista di un Grande Slam in terra europea che mancava ormai dal 1978. Quattro vittorie con le Home Nation, quattro battaglie campali al limite del regolamento, quattro partite che hanno visto in campo per l'ultima volta Tana Umaga. Improvvisamente, infatti, a seguito della gara disputata a Edimburgo il 26 novembre, il capitano ha deciso di ritirarsi dalle scene internazionali.

Il trequarti ha giocato altre due stagioni con gli Hurricanes, quindi ne ha disputata una con Wellington nella Air New Zealand Cup, raggiungendo quota 100 gare per l'Unione.

A quel punto, il ragazzo ha deciso di trasferirsi al Tolone, dove ha disputato una stagione da giocatore e due da allenatore. Nel 2009, per tentare di risollevare le sorti non proprio rosee della squadra francese, Tana ha deciso di lasciare la panchina per tornare nuovamente in campo.

Al termine dell'esperienza francese Umaga è rientrato in patria per prendere le redini di Counties Manukau Steelers.

Nel 2011, a 38 anni, Tana ha firmato con i Chiefs per giocare nuovamente in Super Rugby. La sua prima sfida è stata con i Blues e "il vecchietto" ha mostrato sprazzi della sua classe passata, marcando anche una meta. Purtroppo, la frattura del tendine di Achille una settimana più tardi lo ha costretto a chiudere la stagione e la carriera.

Tana_Umaga_1981357cA quel punto il leggendario trequarti è stato nominato head coach dei Counties Manukau, squadra che ha condotto alla vittoria nel campionato provinciale di seconda divisione e alla promozione nell'élite della ITM Cup (l'ex campionato NPC).

Nel marzo del 2014, con l'allenatore degli Hurricanes Mark Hammett sempre più sotto pressione dopo che la squadra è crollata con la terza sconfitta nel Super Rugby in altrettante partite, gli esperti hanno fatto girare la voce che sulla panchina della franchigia di Wellington si sarebbe seduto proprio l'eroe All Black Tana Umaga.


Nella stagione 2015/16, Umaga ha rilevato John Kirwan alla guida degli Auckland Blues.


Umaga è un esempio di quello che nel suo periodo è stata una notevole influenza dei Pacific Islander negli All Blacks. Nel momento in cui lui è entrato nella nazionale con la felce, altri atleti di origine Samoana e Tongana erano stati acclamati come campioni: Bryan Williams, Joe Stanley, Michael Jones, Jonah Lomu e Olo Brown, per citarne qualcuno. Tana, però, è riuscito a superare anche queste icone, perché lui è stato il primo maori ha diventare capitano della nazionale in maglia nera, e lo ha fatto con stile e dignità. Un esempio? Umaga è stato il primo neozelandese a vincere il premio De Coubertin per il fair play in quanto, durante un test match contro il Galles, il centro si è totalmente disinteressato del gioco per soccorrere la terza linea dei Dragoni Colin Charvis rimasto infortunato. Un grande atleta e un grande personaggio.