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Rocco Caligiuri era il rugby del Novecento. In tutto. E per tutto.” (Marco Pastonesi)

Dotato di un gran fisico, di un calcio potente e di una simpatia contagiosa, Rocco Caligiuri è stato il primo estremo italiano a sganciarsi dal ruolo di ultimo baluardo difensivo per contrattaccare, così come facevano JPR Williams per il Galles e Alex Penciu per la Romania. Atleta fedele ai colori della Rugby Roma, Rocco è assurto agli onori della cronaca grazie ai tre drop calciati in mezzo ai pali durante la partita contro Transvaal all’Ellis Park di Johannesburg, nel 1973. Nessun azzurro prima di allora era riuscito a fare altrettanto a livello internazionale.

Rocco Aquilino Caligiuri è nato il 18 gennaio 1950 a Oppido Mamertina, piccola cittadina in provincia di Reggio Calabria, quarto dei nove figli di Adolfo Guglielmo Caligiuri, di professione magistrato, e di mamma Paola.

Quando Rocco era ancora piccolo la famiglia Caligiuri si è trasferita in cerca di fortuna a Roma, dove il ragazzo si impegnava poco nello studio e tanto nello sport. All’inizio è stato il calcio, dove ha messo a punto il suo potente calcio col piede sinistro, e poi l’atletica, naturalmente dedito alle gare di velocità. Quindi, nel 1965, Rocco ha conosciuto quella strana palla bislunga; presentatosi all’Acqua Acetosa, è entrato a far parte della Rugby Roma, club con il quale avrebbe trascorso tutta la sua carriera.

Nel marzo del 1969 Caligiuri ha giocato con la nazionale giovanile un match a Llanelli, perdendo 0 a 27 con i pari età gallesi. Il 9 novembre seguente, a 19 anni, è arrivato per lui anche l’esordio con la nazionale maggiore, quando l’allenatore degli Azzurri Aldo Invernici lo ha fatto entrare dalla panchina per sostituire l’infortunato estremo de L’Aquila Angelo Autore, nella partita contro la Francia B a Catania, nell’ambito di quella che era denominata Coppa delle Nazioni. Quel giorno Marco Bollesan è stato per la prima volta capitano e, oltre a Caligiuri, ha indossato la sua prima maglia azzurra anche il tallonatore Giancarlo Delli Ficorilli. Per la cronaca, i nostri “cugini” ci hanno battuto con il risultato di 22 a 8. I punti italiani sono arrivati grazie ad una meta del mediano di mischia Umberto Conforto, detto Nano, trasformata da Pierluigi Pacifici, e da una punizione calciata tra i pali dal petrarchino Elio Michelon.

Nei successivi quattro anni Rocco non è più stato convocato per giocare con la nazionale finché, il 25 febbraio 1973, il nuovo allenatore Gianni Villa lo ha schierato estremo nel XV che ha perso contro il Portogallo a Coimbra per 6 a 9.

Nella primavera dello stesso anno il ragazzo è partito con la squadra in direzione Sudafrica, per il primo vero tour degli Azzurri al di fuori dell’Europa, se si esclude il mini-tour in Madagascar del 1970. Pensare di recarsi a giocare in Sudafrica in quel periodo era pura utopia, vuoi perché l’Italia in ambito internazionale contava meno di niente e vuoi perché iniziava a farsi strada l’idea di un boicottaggio sportivo nei confronti di un paese in cui vigeva il regime di apartheid. In effetti il CONI ha chiesto ai ragazzi allenati da Gianni Villa di rinunciare al tour, ma l’occasione era troppo allettante e così a giugno gli Azzurri sono partiti.

Era una squadra piuttosto giovane quella italiana, dove i più anziani, che vuol dire sulla trentina, erano il capitano Bollesan e il rovigotto Doro Quaglio. Gli altri, oltre a Caligiuri, erano Salvatore Bonetti, soprannominato Nembo Kid, Arturo Bergamasco, padre di Mauro e Mirco, Nello Francescato, Umberto Cossara, Adriano Fedrigo, Lelio Lazzarini, Paolo Paoletti, Agostino Puppo e Ambrogio Bona, tanto per citarne alcuni.

Il primo match è andato in scena il 16 giugno ad Harare, che allora si chiamava ancora Salisbury, capitale della Rhodesia, dal 1980 indicata sulle mappe come Zimbabwe. I locali hanno vinto 42 a 4 e i quattro punti italiani sono stati il frutto della meta di Marco Bollesan (dal 1971 la meta era passata a valere quattro punti). Quel giorno Caligiuri era schierato nel ruolo di apertura, con la maglia numero 15 affidata a Luigi Mattarolo.

A quel punto Villa e i suoi ragazzi si sono trasferiti in Sudafrica, dove hanno disputato otto gare contro squadre locali, alle quali la federazione italiana ha assegnato il cap. Le sfide sono state tutte perse, anche se alcune con minimo scarto, ma a Porth Elisabeth, contro una selezione di giocatori di etnia bantù chiamata Leopards, è stato conseguito l’unico successo del tour, merito di un’altra meta di Bollesan, di una marcatura di Salvatore Bonetti e dei punti al piede del petrarchino Lelio Lazzarini. Rocco è entrato dalla panchina per schierarsi estremo al posto di Mattarolo. Contro il XV del Northern Free State, invece, il ragazzo ha giocato all’ala, realizzando una meta, dimostrando la sua versatilità nel ricoprire tutti i ruoli del reparto arretrato. L’11 luglio a Johannesburg, con sulle spalle la maglia numero 15 durante l’ultima partita del tour contro Transvaal, l’atleta della Rugby Roma ha centrato l’acca con tre drop con il suo piede sinistro. Era la prima volta che succedeva in una sfida internazionale in Sudafrica, tant'è che l’evento si dice fosse ricordato da una targa all'esterno dell’Ellis Park, anche se, a dire il vero, nessuno l'ha mai vista, neppure quando lo stadio è stato rinnovato in vista della Coppa del Mondo del 1995. Ma noi, per amore di un grande campione, vogliamo crederci.

Il primo uomo in assoluto a realizzare tre drop in una partita internazionale è stato Pierre Albaladejo, una performance accaduta il 9 aprile 1960 durante il match del Cinque Nazioni tra Francia e Irlanda. Il record è stato eguagliato in seguito da campioni quali Hugo Porta, Didier Camberabero, Neil Jenkins e Naas Botha. Per quanto riguarda un azzurro, invece, si è dovuto attendere 27 anni per vedere altri tre calci di rimbalzo infilarsi in mezzo ai pali nella stessa partita, quando Diego Dominguez ha aiutato l’Italia a battere la Scozia nel match inaugurale del primi Sei Nazioni. Nel 1999, invece, il sudafricano Jannie De Beer ne ha realizzati cinque a Twickenham durante il quarto di finale della Coppa del Mondo.

Nel settembre del 1975 Rocco ha viaggiato con la nazionale nel Regno Unito. Dopo avere incontrato e perso contro gli scozzesi del Gala e dell’Heriot, gli uomini ora allenati dal gallese Roy Bish e capitanati dal triestino Umberto Cossara hanno affrontato a Gosforth l’under-23 inglese. È stato questo il primo match ufficiale contro una nazionale britannica, anche se di livello giovanile. Gli Azzurri sono usciti sconfitti 16 a 29, subendo quattro mete e i punti al piede della futura stella del XV della Rosa Dusty Hare.

Un mese più tardi il trequarti calabrese ha preso parte alla Coppa FIRA 1975-76.

Il ragazzo ha assaggiato tre vittorie consecutive con le nazionali di Polonia, Olanda e Spagna, realizzando un totale di 11 punti grazie a quattro trasformazioni e ad un penalty. Quindi, il 6 febbraio 1976, gli Azzurri hanno perso 11 a 23 contro la Francia all’Arena Civica di Milano, per poi sconfiggere la Romania 13 a 12 in quel di Parma, conquistando così un onorevole secondo posto alle spalle dei transalpini.

Il 21 ottobre 1976 l'Italia ha battuto all'Appiani di Padova la nazionale giapponese per 25 a 3. Due settimane più tardi a Milano sono arrivati i Wallabies, reduci da due sconfitte in terra francese. Quel giorno, all’Arena Civica, gli azzurri hanno mancato davvero per un soffio una clamorosa vittoria. Sotto il diluvio, infatti, è finita 16 a 15 per i giallo-oro, con gli uomini del capitano Salvatore Bonetti che hanno messo punti sul tabellino grazie al mediano di mischia Ercole Manni, autore di una meta, e ai calci dell’aquilano Ennio Ponzi.

Caliguri è rimasto fuori rosa per tutto il 1977, l’anno in cui si è creata una frattura tra la Federazione e l’allenatore Roy Bish, con quest’ultimo che è approdato alla Rugby Roma, per poi ritrovare la maglia azzurra numero 15 il 4 febbraio 1978 a L’Aquila, nella sfida contro la Francia, agli ordini di Gwyn Evans. L’Italia, per la cronaca, ha perso con il punteggio di 9 a 31.

Nell’ottobre dello stesso anno sulla panchina italiana si è seduto Pierre Villepreux. Pochi giorni dopo il suo arrivo in Italia, Pierrot ha dovuto affrontare la forte Argentina di Hugo Porta a Rovigo. Ancora spaesato, il nuovo coach non aveva idea di chi mettere in campo, così ci ha pensato Aldo Invernici, il quale ha eletto il pilone Ambrogio Bona capitano e gli ha chiesto di stilare una lista di giocatori da convocare. Tra questi è stato incluso anche Rocco Caligiuri. Così, il 24 ottobre gli Azzurri sono usciti trionfanti dal Battaglini con il punteggio di 19 a 6. La vittoria è arrivata grazie alle mete di Rino Francescato e Serafino Ghizzoni, oltre ai calci dell’apertura Loredano Zuin.

Neanche un mese dopo, però, gli italiani sono stati capaci di perdere a Roma con L’URSS, un incontro nel quale Rocco ha realizzato la sua seconda meta internazionale.

Il 18 febbraio del 1979 Caligiuri era schierato estremo sull’erba del Plebiscito di Padova per disputare l’incontro di Coppa FIRA contro la nazionale francese, con i Coqs che ci hanno battuto 16 a 9.

Il 14 aprile, sempre del ’79, il calabrese ha giocato e vinto a L’Aquila contro la Polonia, mentre una settimana più tardi gli Azzurri hanno perso malamente con la Romania a Bucarest, subendo un pesante 0 a 44. È stata questa l’ultima partita di Caligiuri con la maglia Azzurra.

Il 1979 è anche l’anno in cui la Roma ha perso la sponsorizzazione Algida ed è finita a navigare in cattive acque economiche. Rocco, a quel punto, ha scritto la parola fine anche alla sua avventura di club.

Con la maglia bianconera dei capitolini Rocco ha disputato qualcosa come 236 partite, militando nella squadra ininterrottamente dal 1965 al 1980 e raggiungendo tre volte il terzo posto nel massimo campionato italiano. Era la Roma dei grandi campioni, da Brian Ashton e Dick Greenwood, entrambi futuri allenatori della nazionale inglese, al capitano azzurro Ambrogio Bona.

Terminata la carriera sul campo Rocco ha intrapreso quella di ristoratore, portando al successo alcuni ristoranti nella Capitale (il Pomodorino, il Fico) che in seguito sono diventati il punto di ritrovo dei rugbisti locali e degli Azzurri durante il periodo del Sei Nazioni. Assieme a Diego Dominguez, poi, Caligiuri ha aperto anche un ristorante a Parigi, il Numero 10.

Nel 2011, a causa di problemi circolatori, Rocco è stato costretto a subire l’amputazione di una gamba. Quella sinistra; quella con la quale calciava. La leggenda narra che lui, nonostante tutto sempre pronto alla battuta, avesse detto: «Dotto', ma quella gamba ha segnato 3 drop ai sudafricani! Non possiamo tagliare l’altra?»

Il 3 febbraio 2013, all’Olimpico di Roma, prima dell’incontro del Sei Nazioni contro la Francia, Caligiuri ha partecipato alla cerimonia di consegna dei caps assieme ad altri 399 campioni che hanno vestito la maglia azzurra. L’Ex trequarti ha ricevuto il cappello e poi, sulla sua sedia a rotelle, ha intonato l’inno di Mameli a bordo campo.

Quattro mesi più tardi, esattamente il 23 giugno 2013, Rocco ha passato l’ovale all’età di 63 anni a causa di complicazioni insorte sui soliti problemi di circolazione.

 

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