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Il mio stile di gioco è come la mia musica preferita: Chet Baker che incontra Johnny Cash che incontra Bon Iver che incontra Stan Getz che incontra The Black Keys! Eclettico!” (Richard Harry)

Pilone sinistro estremamente mobile, Richard Harry è stato un elemento fondamentale durante l’epoca d'oro del team australiano, quello in cui i giallo-oro sI sono assicurati la Bledisloe Cup nel 1998 e l’hanno mantenuta in bacheca per i seguenti tre anni, hanno vinto la loro seconda Coppa del Mondo nel 1999 ed il primo Tri Nations nel 2000.

Figlio di Philip Harry, che è stato presidente dell'Australian Rugby Union alla fine degli anni '90, Richard Lewis Lloyd Harry è nato a Sydney il 30 novembre 1967. Il suo primo assaggio di rugby è arrivato mentre frequentava lo Scotch College di Melbourne ed è stato selezionato come mediano d’apertura per Victoria nei campionati nazionali di categoria. Quando la famiglia Harry si è trasferita a Sydney nel 1980, il ragazzo si è iscritto presso il Barker College di Wairara, dove la sua dimensione e la sua velocità gli hanno procurato il ruolo di flanker.

Richard ha proseguito la sua avventura ovale anche con il XV della Macquarie University, dove avrebbe conseguito la laurea in economia. Quindi, è entrato a far parte dell’Estwood RFC, club con sede al T G Millner Field che milita nella Sydney Premier Rugby Competition, debuttando in prima squadra nel 1988.

L’anno successivo Harry lo ha trascorso a Londra, dove ha giocato per gli Harlequins. Una volta tornato in patria, nel 1990, è entrato a far parte anche della squadra del New South Wales, sempre come flanker.

Nel 1993 Harry ha ascoltato un suggerimento dell'allenatore dei Wallabies Bob Dwyer di schierarsi in prima linea e l'anno seguente si è trasferito al Sydney University Football Club, unendosi ad un pack che comprendeva Mark L'Hullier, John Langford e Jim Fenwicke, sotto il coaching di Brian Burnett.

Una stagione comprensiva di 20 gare in First Grade ha levigato la sua tecnica ne ruolo di pilone e, nel 1995, Harry ha guadagnato la selezione del XV del New South Wales per recarsi a giocare a Otago.

A quel punto il ragazzo aveva attirato l'attenzione dei selezionatori della nazionale e si è conquistato così un posto nel tour degli Emerging Wallabies di fine stagione 1994 in Sudafrica.

Dopo avere messo su una massa corporea di 120kg, pur mantenendo la sua mobilità, Harry è stato selezionato come pilone sinistro per un team australiano che ha affrontato England XV nel 1995 e poi come riserva per il secondo Test contro la Nuova Zelanda dello stesso anno.

Sempre nel 1995, Richard è stato inserito da Bob Dwyer nell’elenco dei partecipanti alla Coppa del Mondo in Sudafrica, dove, però, non è mai stato impiegato sul campo.

Con l’avvento del professionismo e la conseguente nascita del Super Rugby, nel 1996 Harry si aggregato alla franchigia dei Warathas e nel primo campionato, allora Super 12, ha guadagnato un settimo posto senza infamia e senza lode.

Lo stesso anno il nuovo coach Greg Smith ha fatto finalmente esordire il pilone con la maglia dei Wallabies, schierato in prima linea assieme al pilone veterano Ewen McKenzie e al tallonatore Marco Caputo, nativo di Modena, anch’egli al suo primo cap. Era il 9 giugno 1996 e lo stadio quello di Brisbane, nel quale si è disputato il primo test match con il Galles. È risultata essere una facile vittoria per i padroni di casa, capaci di realizzare sette mete e asfaltare gli avversari per 56 a 25.

Il 22 giugno successivo è andato in scena il secondo incontro e anche in questo caso non c’è stata storia. L’Australia ha vinto 42 a 3 con altre sei mete e i Dragoni sono tornati in patria con le pive nel sacco.

A luglio, sempre del 1996, Harry ha preso parte alla prima edizione del Tri Nations, giocando tre partite su quattro: da titolare le due con gli All Blacks e entrando dalla panchina contro gli Springboks a Sydney per sostituire Andrew Heath. È stata questa l’unica partita della sua carriera in cui il pilone sinistro non è stato schierato nel XV di partenza.

In autunno il ragazzo ha preso parte al tour che ha portato i Wallabies a conquistare il Grande Slam in Europa. Il 23 ottobre il XV di Greg Smith ha disputato un match al Plebiscito di Padova contro l’Italia, terminato con il punteggio di 40 a 18 in loro favore. Il match, che ha visto David Campese guadagnare il suo cap numero 100, è stato più duro del previsto per gli oceanici, che si sono imposti solo grazie a due mete negli ultimi minuti, dopo che gli Azzurri erano andati al riposo in vantaggio per 18 a 13.

Il pilone ha giocato anche un paio di settimane più tardi a Murrayfield, vincendo 29 a 18 per merito di una prestazione magistrale del pack, ma la frattura ad un pollice nella partita contro l’Ulster ha chiuso lì il suo tour.

Harry è tornato tra i ranghi della nazionale nel giugno del 1997, quando Smith lo ha convocato per affrontare la Francia di Abdelatif Benazzi in due test match casalinghi. I Wallabies hanno vinto entrambi gli incontri e nel secondo, disputato a Brisbane il 28 giugno e finito con il risultato di 26 a 19, il pilone dei Warathas ha realizzato la sua prima e unica meta internazionale.

In agosto Richard ha preso parte al Tri Nations, con i Wallabies che hanno vinto soltanto la sfida al Lang Park di Brisbane contro gli Springboks.

A quel punto, sulla panchina dei giallo-oro si è seduto Rod MacQueen, il quale, a novembre, a condotto la squadra in un tour iniziato in Argentina e concluso nel Regno Unito. In Sudamerica gli Aussies hanno vinto il primo test match 23 a 15, mentre nel secondo i Pumas si sono presi la rivincita superando gli avversari 18 a 16 grazie alla trasformazione decisiva di Diego Giannatonio su meta di Agustin Pichot.

Volati in Europa, il 15 novembre gli uomini capitanati da John Eales sono stati bloccati sul pari dall’Inghilterra (15 a 15) nonostante due mete marcate contro nessuna. Decisivo per i padroni di casa Mike Catt, autore di cinque piazzati. Una settimana più tardi a Murrayfield è stata asfaltata la Scozia con il punteggio di 37 a 8. 

Nel 1998 Inghilterra e Scozia hanno ricambiato la visita e si sono presentate nella terra dei canguri. La partita con i bianchi è terminata con un eclatante 76 a 0, che ad oggi rimane la peggior sconfitta patita dalla nazionale inglese. Quella del Cardo, invece, è stata affrontata in due test match, entrambi vinti dagli Aussies con ampi margini. È nata in quel periodo la famosa front row australiana che comprendeva Harry, il tallonatore Phil Kearns ed il pilone destro Andrew Blades.

Quell’anno Richard ha giocato solo una partita del Tri Nations, la bella vittoria contro gli All Blacks a Melbourne. A causa di un infortunio, infatti, il pilone è stato costretto a rinunciare al resto delle sfide di un torneo finito nella bacheca del Sudafrica.

Durante la stagione, il flanker sudafricano Wickus van Heerden è stato bandito per 18 mesi per avere morso l'orecchio di Harry durante una partita di Super-12 a Sydney. La squalifica è stata poi ridotta a 12 mesi in appello.

Harry è tornato a giocare nella prima linea della nazionale il 18 settembre, nella vittoriosa sfida di Sydney con le Fiji, ma poi non è partito per il classico tour autunnale in Europa e ha saltato anche le sfide casalinghe del giugno 1999 con Irlanda e Inghilterra, sfociate per i Wallabies in due splendidi trionfi.

Il pilone dei Warathas si è ripresentato in campo in tempo per il Tri Nations 1999, dove ha giocato due partite sempre assieme a Blades e Kearns, tra le quali la vittoriosa sfida di Sydney sugli All Blacks con un netto 28 a 7.

A ottobre, Richard ha preso parte alla quarta edizione della Coppa del Mondo di rugby.

L'Australia ha esordito nel mondiale il 3 ottobre 1999 a Belfast contro la Romania, una gara terminata 57 a 9. Una settimana più tardi, a Lansdowne Road, i Wallabies hanno passeggiato contro i padroni di casa irlandesi vincendo 23 a 3. Il girone si è chiuso a Limerick, dove sono stati affrontati gli Stati Uniti, sfida nella quale Harry non è stato impiegato. I Wallabies hanno asfaltato le Aquile con il punteggio di 55 a 19, anche se gli statunitensi sono riusciti nell’impresa di realizzare quella che sarà l’unica meta subita dagli uomini di Rod Macqueen nell’arco del torneo.

Nei quarti di finale i Wallabies hanno affrontato il Galles a Cardiff. Quel giorno il mediano di mischia George Gregan ha segnato una doppietta, che unita alla meta di Ben Tune e ai calci di Matt Burke ha portato alla vittoria dei suoi per 24 a 9.

A quel punto, giunti in semifinale, gli Aussies si sono trovati di fronte gli Springboks, campioni del mondo in carica. È stata una vera e propria battaglia tra titani, finita ai tempi supplementari. Una sfida di calci tra Burke, che ha buttato tra i pali 8 piazzati, e Jannie de Beer, l’uomo che aveva realizzato cinque drop all’Inghilterra nel turno precedente, il quale ha tenuto il passo grazie a sei penalties e ad un drop. Proprio un calcio di rimbalzo, questa volta calciato da Stephen Larkham dalla distanza di 48 metri, ha risolto l’incontro e consegnato l’Australia alla finale.

Il 6 novembre 1999 gli uomini di McQueen si sono schierati sull'erba del Millenium Stadium per la finale. Di fronte c'era la Francia, che a sorpresa, ma giocando davvero bene, aveva eliminato gli All Blacks dalla corsa al titolo. Capitan John Eales e la sua banda giallo-oro, grazie ad una gara strategicamente perfetta e ad una difesa impenetrabile, hanno vinto 35 a 12 con le mete Ben Tune e Owen Finegan, le trasformazioni di Matt Burke e ben sette penalties dello stesso estremo. Gli oceanici hanno così sollevato per la seconda volta nella loro storia il Webb Ellis Trophy.

Nel nuovo millennio l'Australia s’è confermata la squadra più forte al mondo, prima sconfiggendo l’Argentina in due sfide casalinghe e poi conquistando finalmente il primo titolo del Tri Nations.

L’obiettivo è stato raggiunto grazie a tre vittorie ed un pareggio, con la sfida per la Bledisloe Cup a Wellington che ha salutato una delle migliori prestazioni degli Aussies di quel periodo. La compagine di Rod McQueen, passata in vantaggio con le mete di Stirling Mortlock e Joe Roff, ha subito due marcature in sette minuti da parte dell’estremo neozelandese Christian Cullen. A tempo scaduto i neri erano in vantaggio 23 a 21. Poi, dopo avere rubato una palla in touche, gli australiani hanno subito un fallo per un tenuto in ruck e John Eales ha piazzato tra i pali l’ovale del 24 a 23 per i suoi.

La successiva sfida, andata in scena il 26 agosto 2000 a Durban, ha sancito il successo dell’Australia nel torneo grazie alla vittoria di un solo punto sugli Springboks (19 a 18). È stata questa l’ultima partita di Richard Harry pe la propria nazionale: la numero 37. Il pilone, infatti, ha annunciato proprio allora il suo ritiro dalle scene per potersi dedicare alla carriera lavorativa.

Harry ha giocato la sua partita di addio al rugby il 10 dicembre del 2000, al Millenium Stadium di Cardiff, schierato tra le fila dei Barbarians che hanno affrontato la nazionale sudafricana. Per la cronaca, il risultato è stato di 41 a 31 a favore di questi ultimi.

Durante la sua carriera di Wallaby Harry ha intrapreso un'esperienza di lavoro con la Goodman Hardie e successivamente ha iniziato una carriera di sviluppo immobiliare con la Walker Corporation. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, il pilone è entrato a far parte della società immobiliare Macquarie Goodman. Intanto, prestava la sua competenza quando richiesto presso il Sydney University Football Club.

Richard è sposato con Isabel ed è padre di quattro figli: Luke, Claire ed i gemelli Will e Ed.

 

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