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Sono consapevole della responsabilità di indossare la maglia dell'Inghilterra. La maglia non è mia, è prestata fin quanto dura la carriera e quando la indosso divento il rappresentante delle speranze, dei sogni e delle aspirazioni di milioni di persone.” (Lawrence Dallaglio)

Lawrence Dallaglio, l’uomo dalla mascella di granito che lo fa somigliare a Mr. Incredible del cartoon Gli Incredibili, è uno dei giocatori inglesi più decorati e di successo di tutti i tempi. Emerso come un talento grezzo durante la vittoria dell'Inghilterra nel World Cup Sevens del 1993 a Murrayfield, Dallaglio si è guadagnato 85 caps con la nazionale dell’Inghilterra, cementando gara dopo gara il suo status di eroe del rugby inglese.

Flanker abrasivo attorno al pack, notevole ball-carrier e ottimo placcatore, Mr.Incredible vanta cinque titoli di Premiership e due Heineken Cup con i Wasps, squadra con la quale ha trascorso tutta la sua carriera. Con la nazionale Lawrence ha vinto una volta il Cinque Nazioni e tre volte il Sei Nazioni, raggiungendo l'apice con la conquista della Coppa del Mondo del 2003.


Lorenzo Bruno Nero Dallaglio, detto Lawrence, è nato il 19 agosto 1972 nel quartiere londinese di Shepherd’s Bush, da mamma Eileen, di origine irlandese, e papà Vincenzo, giunto in Inghilterra da Torino per occuparsi di catering. Da bambino Lawrence ha studiato alla King’s House School a Richmond e, quando ha compiuto i tredici anni, è stato mandato dai genitori presso il prestigioso college benedettino di Ampleforth, nello Yorkshire, prima di continuare i suoi studi alla Kingston University.

Nel 1989, quando aveva diciassette anni, Lawrence ha perso sua sorella Francesca, maggiore di due anni, deceduta il 20 agosto nel Tamigi assieme ad altre 50 persone durante una festa su un battello, in quello che è conosciuto come il Marchioness Disaster. In quel periodo il rugby non era la priorità per il ragazzo, che non giocava neppure nel primo XV di Ampleforth. Dopo quel tragico evento, però, è stato proprio lo sport con la palla ovale a far si che potesse andare avanti. Un anno dopo Dallaglio ha iniziato la carriera con i London Wasps.

Grazie alle origini famigliari, Lawrence poteva scegliere se giocare per l’Inghilterra, l’Irlanda oppure l’Italia. Interessamenti sia dal Bel Paese che dall’Isola di Smeraldo, in effetti, sono arrivati. Quando faceva parte dell’Under 19 inglese, ad esempio, Lawrence è stato contattato dall’Amatori Milano. Il ragazzo, però, ha declinato, optando per affiliarsi alla federazione inglese.

Nel 1993 Dallaglio ha preso parte alla prima edizione della Coppa del Mondo Seven, disputata a Murrayfield nel mese di aprile. Gli inglesi hanno vinto il torneo sconfiggendo in finale l’Australia per 21 a 17, con Lawrence che ha marcato una meta, così come aveva fatto nella semifinale con le Fiji.

Il 18 novembre del 1995 Dallaglio ha esordito nel ruolo di flanker con la nazionale di Jack Rowell, perdendo contro i freschi campioni del mondo degli Springboks a Twickenham, partita in cui ha debuttato anche il tallonatore Mark Regan.
Un mese più tardi, sempre nello stadio londinese, è stata ospitata la squadra di Samoa. Per l’occasione Lawrence ha realizzato la sua prima meta internazionale.

Nel 1996 Dallaglio ha disputato il suo primo Cinque Nazioni. Gli uomini di Rowell hanno conquistato il titolo, comprensivo di Triple Crown, ma non sono riusciti a concludere il Grande Slam a causa della sconfitta per 12 a 15 patita la prima giornata per mano della Francia a Parigi. Dallaglio non ha segnato mete durante il torneo, ma è andato oltre la linea il 23 novembre contro l’Italia, nel giorno in cui gli azzurri hanno ricevuto per la prima volta nella loro storia un invito per giocare un test match a Twikenham.

Nel 1997 l’Inghilterra non è riuscita a bissare il titolo del Cinque Nazioni, finito nella bacheca della Francia, ma ha intascato un’altra Triple Crown, vincendo le tre sfide con le Union britanniche con larghi margini. Lawrence, che giocava in terza linea con Tim Rodber e Richard Hill, ha segnato la sua terza meta internazionale proprio contro Les Blues, dove, però, la squadra capitana da Phil De Glanville ha perso 20 a 23.

In estate Dallaglio è stato convocato da Ian McGeechan per viaggiare con i British & Irish Lions in direzione Sudafrica, dove ha giocato tutte e tre le prove della serie. I Leoni tornavano nel Paese Arcobaleno a diciassette anni di distanza dal precedente tour, grazie al fatto che ormai l’apartheid era stata abolita. Anche questa volta, come nel 1980, il capitano era un seconda linea inglese: all’epoca era toccato a Bill Beaumont, nel 1997 a Martin Johnson. Ma se diciassette anni prima tutti i test match erano stati archiviati in favore degli Springboks, questa volta i britannici sono riusciti a conquistare la serie.
Dopo quattro settimane di incontri con squadre locali, il 21 giugno è andato in scena il primo test match, disputato al Newlands Stadium di Cape Town. I campioni del mondo in carica sono partiti alla grande, andando per primi in vantaggio con un piazzato di Edrich Lubbe. Quindi, dopo il pareggio di Neil Jenkins, i padroni di casa hanno varcato la linea di meta due volte, con Os du Randt e Russell Bennett. I Lions rimanevano attaccati al punteggio solo grazie alla precisione del cecchino gallese e le due squadre sono andate al riposo sul 13 a 9 per i sudafricani. Nella ripresa di nuovo Jenkins ha portato subito i suoi sotto di uno, ma gli Springboks sono riusciti ad allungare a 16 con un calcio di Henry Honiball dopo 10 minuti. Sono stati questi gli ultimi punti messi sul tabellone dagli africani. Ancora Ginger Monster ha ridotto le distanze poi, a 7 minuti dal termine, Matt Dawson ha schiacciato l’ovale in meta regalando il sorpasso ai britannici. Infine, allo scadere, lo scozzese Alan Tait ha messo definitamente la parola fine all’incontro marcando la meta che ha chiuso sul 25 a 16.
Il 28 giugno a Durban gli uomini di McGeechan si sono assicurati la vittoria nella serie battendo i padroni di casa nel secondo test match. Gli Springboks, che hanno adottato un gioco alla mano, sono andati in meta tre volte, con Joost van der Westhuizen, Percy Montgomery e André Joubert, nessuna delle quali trasformata. Gli ospiti, invece, hanno optato per un gioco tattico al piede, grazie alla precisione di Neil Jenkins, autore di 15 punti. Sul 15 a 15, a 3 minuti dalla fine, ci ha pensato Jeremy Guscott a risolvere l'incontro. Ben protetto dalla sua prima linea, il Principe dei Centri ha fatto partire un drop micidiale che ha consegnato l’incontro ai suoi.
Dallaglio aveva giocato i primi due test con la maglia numero 6, in una terza linea tutta inglese con i fidi compagni Richard Hill e Tim Rodber. Nell’ultimo test match di Johannesburg, invece, il giocatore dei Waps è sceso in campo nel ruolo di terza centro, con Rob Wainwright e Neil Back schierati flankers. Affaticati e privi di tensione agonistica i Lions hanno concesso la sfida ai loro avversari: 35 a 16 il risultato, maturato soprattutto negli ultimi dieci minuti grazie alle mete di André Snyman e Henry Honiball, dopo che i rossi avevano mancato l’occasione di pareggiare quando lo score era fissato sul 23 a 16.

Tornato in patria, Dallaglio ha avuto la sorpresa di ricevere i gradi di capitano dei London Wasps, quando Rob Andrew e Dean Ryan sono partiti per Newcastle. Nonostante si dicesse che la squadra giallo-nera si fosse impoverita, il terza linea ha guidato i suoi ragazzi alla conquista del secondo titolo di Premiership nella storia della società, dopo quello del 1990. Le Vespe hanno chiuso il campionato al primo posto, con sei punti di vantaggio sul Bath.

Nell'autunno dello stesso anno il nuovo coach Clive Woodward ha assegnato a Dallaglio il ruolo di capitano anche della nazionale, al posto di Phil de Glanville.
Proprio allora sono arrivate nel Regno Unito le superpotenze rugbistiche dell’Emisfero Sud. Gli inglesi hanno affrontato una volta gli Springboks e due gli All Blacks, a Manchester e a Twickenham, perdendo due gare e pareggiando 26 a 26 l’ultima con i neozelandesi, grazie anche alla marcatura di un Dallaglio schierato terza centro.

Il Cinque Nazioni 1998 è terminato allo stesso modo di quello precedente, con la Francia a conquistare il Grande Slam e gli inglese a vincere la loro terza Triple Crown consecutiva. Durante il torneo il capitano ha varcato ancora la linea bianca, nella sfida con il Galles, per quella che è stata la sua quinta marcatura personale con la maglia della nazionale.

Nel 1999 l’Inghilterra ha perso soltanto ai punti l’ultima edizione del torneo prima dell’ingresso dell’Italia. Arrivata a pari merito con la Scozia, alla quale, tra l’altro, aveva strappato la Calcutta Cup, la squadra ha pagato a caro prezzo la sconfitta per 31 a 32 con cui è caduta a Wembley con il Galles l’ultima giornata.

Intanto, i London Wasps hanno vinto la Tetley’s BItter Cup, l’ex Coppa Anglo-Gallese, sconfiggendo in finale il Newcastle per 29 a 19.

Poco tempo dopo Lawrence è stato costretto a cedere il ruolo di capitano, sia della nazionale sia dei Wasps, a seguito di uno scandalo in cui è stato coinvolto. Il 24 maggio Dallaglio era stato invitato in una camera d’albergo da un’avvenente ragazza che si è presentata come agente pubblicitario. Lei lo ha irretito e lui ha raccontato, vantandosi, di quando a 19 anni spacciava cocaina. Dallaglio ha spiegato anche di averla presa la droga, in Olanda, quando si era recato nel Quartiere a Luci Rosse, e pure in Sudafrica, nel momento in cui vi era stato con i British Lions. Il ragazzone non sapeva che lei, in realtà, era Louise Oswald, cronista del settimanale scandalistico News of the World, e che nella stanza accanto qualcuno stava registrando la loro conversazione. Se n'è reso conto troppo tardi, quando ha visto tutto pubblicato.
La sera stessa Lawrence si è dimesso. Ha saltato la tournee in Australia e perso i contratti miliardari con la Bmw e la Nike, che hanno invocato la clausola antidroga. Le accuse sono state estremamente dannose per lo status del ragazzo, cosiderato un eroe dai tifosi inglesi e, ancora peggio, ha dovuto dare spiegazioni alla compagna Alice, che solo pochi giorni prima aveva aiutato a partorire Josie Mae, secondogenita dopo Ella Francesca.
Davanti alla commissione giudicante il giocatore ha negato tutto, spiegando che le dichiarazioni erano solo frutto di una spacconata dovuta all’eccesso di alcool. Alla fine Dallaglio è stato scagionato dalle accuse, ma multato di £ 25.000 dalla RFU.

Lawrence è stato richiamato in rosa per la sfida contro gli Stati Uniti il 21 agosto 1999, anche se ha perso definitivamente l'onore di essere capitano, finito a Martin Johnson.

A ottobre, sempre del ’99, Dallaglio ha preso parte alla Coppa del Mondo di rugby, dove ha giocato tutti i cinque incontri in cui è stata impegnata la nazionale inglese, sempre schierato terza linea centro.
Il XV della Rosa ha aperto il suo torneo il 2 ottobre asfaltando l’Italia 67 a 7, con otto mete realizzate e cinque piazzati di Jonny Wilkinson. Una settimana più tardi non è andata così bene per gli uomini allenati da Clive Woodward, usciti da Twickenham battuti dagli All Blacks 16 a 30. L’ultima sfida del girone ha visto i bianchi propinare una grande prova di forza contro Tonga: 101 a 3 il risultato, grazie a tredici mete e ai punti al piede di Paul Grayson.
Gli inglesi hanno poi sconfitto 45 a 24 le Fiji nello spareggio tra le seconde classificate per accedere ai quarti, ma sono crollati sotto i drop, ben cinque, calciati da Jannie De Beer, che ha regalato agli Springboks il passaggio in semifinale e costretto Dallaglio e compagni a dire addio al mondiale.

L’Inghilterra si è consolata l’anno successivo conquistando il primo titolo del neonato Sei Nazioni, mancando di un soffio il Grande Slam a causa della sconfitta patita l’ultima giornata a Murrayfield. Dal canto suo Lawrence è tornato alla meta dopo due anni d’astinenza. Il flanker ne ha marcate due in quel torneo, una al Galles e una alla Scozia.

In estate gli uomini di Woodward sono partiti alla volta del Sudafrica, dove hanno affrontato gli Springboks in un paio di sfide, perdendo a Pretoria per poi pareggiare i conti a Bloemfontein, una gara terminata 27 a 22 in cui tutti i punti per i bianchi sono stati realizzati da Jonny Wilkinson, grazie a otto penalties e ad un drop.
Nei test autunnali, invece, a piegarsi al potere degli inglesi sono state l’Australia e l’Argentina, entrambe ospitate a Twickenham. Con i Pumas la partita è terminata con un netto 19 a 0, dopo che la squadra albi-celeste aveva minacciato di non scendere in campo per protesta contro i premi non pagati dalla loro federazione.

A livello di club, nel 2000 Lawrence ha portato le Vespe alla seconda vittoria consecutiva della Tetley’s BItter Cup. Questa volta i giallo-neri hanno superato in finale il Northampton, chiudendo la gara sul 31 a 23.

Il nuovo millennio ha portato al flanker londinese anche tre inviti da parte dei Barbarians. Il 31 maggio 2000, Dallaglio ha affrontato la Scozia, una gara vinta dai bianco-neri 45 a 42. Quattro giorni dopo è sceso in campo conreo Leicester Tigers, dove ha realizzato due mete. Infine, il 10 dicembre, è stato capitano dei Baa-baas nella sfida con gli Springboks, perdendo 31 a 41.

Il 2001 ha visto nuovamente l’Inghilterra vincere il Sei Nazioni, anche se, ancora una volta, è stata costretta a rinunciare al Grande Slam, e anche alla Triple Crown, per colpa della sconfitta subita a Dublino. È stata questa l’unica sfida del torneo in cui Dallaglio non era presente. Il terza centro ha realizzato una meta contro l’Italia e una doppietta alla Scozia, a Twickenham.

In estate Dallaglio è stato convocato da Graham Henry per partecipare al tour dei British & Irish Lions in Australia. Un infortunio al ginocchio, patito nell'ultima partita di Premiership contro il Bath, aveva messo in dubbio la sua partecipazione, ma l’atleta è riuscito a recuperare in tempo per partire con il resto della squadra. Purtroppo, causa il riacutizzarsi del dolore, il flanker è stato costretto a lasciare a metà del tour senza avere disputato alcun test match. Sostituito dall’irlandese David Wallace, Lawrence è tornato in patria dove ha affrontato un intervento chirurgico per la ricostruzione dell’articolazione.

Dallaglio è rientrato in campo con la nazionale il 7 aprile del 2002, quando ha affrontato l’Italia a Roma nell’ambito del Sei Nazioni. Per l’occasione il flanker, entrato dalla panchina, ha realizzato la sua meta internazionale numero undici. Il torneo è stato vinto dalla Francia, con tanto di Grande Slam. l’Inghilterra, invece, si è consolata con la conquista della Triple Crown.

Il loro Grande Slam gli uomini di Clive Woodward lo hanno ottenuto a novembre, durante i tour down-under, quando sono riusciti nell’impresa di sconfiggere a Twickenham tutte e tre le superpotenze arrivate dall’Emisfero Sud. I primi a cadere sono stati gli All Blacks. Nonostante avessero segnato quattro mete, tra cui le ultime due in carriera di Jonah Lomu, i neri si sono schiantati contro un impressionante Jonny Wilkinson, autore di una gara strepitosa condita da una meta, due trasformazioni, tre penalties e un drop. Il risultati finale è stato di 31 a 28.
Una settimana più tardi è stata l’Australia ad uscire sconfitta dal tempio del rugby londinese. A fine gara un solo punto ha diviso le due squadre, 32 a 31, con due mete di Ben Cohen.
Infine, è arrivata anche la vittoria sugli Springboks, sconfitti con un pesante 53 a 3: una sfida, questa, in cui si è registrata la dodicesima meta in carriera di Lawrence Dallaglio.

La forma strepitosa dei sudditi dei Windsor è proseguita anche nel 2003: l’Anno Domini di Dallaglio e del rugby inglese.

La stagione è cominciata con un favoloso Grande Slam, il primo dell’Inghilterra al Sei Nazioni. Lo strapotere dei bianchi non è mai stato messo in discussione; le gare sono state vinte tutte con risultati ragguardevoli, tant’è che alla fine il tabellino parlava di 173 punti fatti e 46 concessi. Lawrence ha contribuito realizzando una meta all’Irlanda, all’ultima giornata, dov’è stato celebrato lo Slam con la vittoria per 42 a 6.

Il 25 maggio, al Madejiski Stadium di Reading, i Wasps hanno conquistato la Europan Challenge Cup, battendo nella finale tutta inglese il Bath per 48 a 30, con sei mete marcate e quattro subite.

Sei giorni più tardi è andata in scena la finale della Zurich Premiership tra Wasps e Gloucester. Nella regular season i londinesi erano arrivati secondi, proprio dietro i bianco-rosso-blu, distanziati di ben quindici lunghezze. Quel giorno, però, non c’è stata storia. Lawrence ha guidato i suoi ad una netta vittoria per 39 a 3, che gli ha regalato per la seconda volta il titolo di campione d’Inghilterra.

In estate la nazionale in bianco si è recata in visita in Nuova Zelanda e Australia. Il primo incontro della serie è stato disputato contro i New Zealand Maori, squadra che schierava cinque All Blacks. Gli uomini di Woodward hanno vinto 23 a 9, grazie alle marcature di Simon Shaw e Dan Luger e tredici punti al piede di Paul Grayson.
Il 14 giugno a Wellington è andato in scena il primo test match, contro la Nuova Zelanda, pronta a vendicare la débâcle dell’autunno precedente. Nel primo tempo le due squadre hanno pareggiato i conti con due piazzati a testa, di Jonny Wilkinson da una parte e Carlos Spencer dall’altra. Nella ripresa ancora Wilko, con due penalties e un drop, ha spinto avanti i suoi sul 15 a 6, prima che la meta di Doug Howlett, trasformata da Spencer, riportasse gli All Blacks a distanza di due lunghezze. La fisicità degli inglesi, però, ha avuto la meglio sugli avversari e il risultato è rimasto di 15 a 13 sino al fischio finale.
Una settimana più tardi a Melbourne gli scatenati ragazzi capitanati da Martin Johnson hanno ripetuto l’impresa anche con i Wallabies. Due mete, di Will Greenwood e Mike Tindall, contro un solo piazzato di Joe Roff, ha fatto sì che le compagini andassero a riposare sul 12 a 3 per gli ospiti. Nella ripresa l’Inghilterra ha superato di nuovo la linea bianca con Ben Cohen, una marcatura che ha tagliato le gambe agli avversari. L’Australia è andata oltre soltanto a due minuti dal termine grazie a Wendell Sailor: una meta inutile. I bianchi arrivati dal nord hanno vinto 25 a 14, conquistando in quel modo la loro prima vittoria in assoluto nella terra dei canguri.

A ottobre, tanto per terminare il magico 2003 in bellezza, proprio in Australia si è disputata la Coppa del Mondo.
Il XV della Rosa ha esordito a Perth con un eclatante 84 a 6 ai danni della Georgia, squadra alla sua prima partecipazione ad un mondiale. Alla scorpacciata di mete, ben dodici, ha partecipato anche Dallaglio, con quella che si sarebbe rivelata la sua unica marcatura del torneo. L’incontro seguente è stato di maggiore impegno, perché di fronte c’era il Sudafrica. Martin Johnson e compagni, però, sono riusciti a vincere 25 a 6, grazie a 20 punti messi sul tabellone da Jonny Wilkinson e alla meta di Will Greenwood. Con la qualificazione in tasca, gli inglesi hanno sconfitto senza patemi Samoa, 35 a 21, e l’Uruguay, asfaltato 111 a 13, una gara in cui Josh Lewsey ha realizzato un record di cinque mete.
Ai quarti di finale i sudditi dei Windsor sono stati messi di fronte al Galles. I Dragoni hanno marcato tre mete, contro una sola degli inglesi, di Greenwood, ma ci ha pensato ancora una volta Jonny Wilkinson a toglierli dall’impaccio realizzando ben 23 punti, per un 28 a 17 che ha spinto i suoi in semifinale.
Ad attenderli c’era la Francia, capace di battere l’Irlanda ai quarti. Sotto il diluvio Wilko ha realizzato ancora una volta l’intero score, con cinque piazzati e tre drop, per un totale di 24 punti, contro i 15 dei galletti. A questo punto, per la seconda volta nella sua gloriosa storia, l’Inghilterra si è giocata la finale di una Coppa del Mondo.

Il 22 novembre, al Telstra Stadium di Sydney, gli uomini di Woodward hanno incontrato i Wallabies padroni di casa, che in semifinale si erano sbarazzati degli All Blacks. Si è trattato di un incontro combattuto e durissimo, che si è trascinato sino ai tempi supplementari in perfetta parità. Gli 80 minuti regolamentari sono terminati 14 a 14, grazie alle mete di Lote Tuqiri e Jason Robinson e a due calci a testa di Elton Flatley e Jonny Wilkinson. Lawrence ha avuto un grosso impatto sulla meta inglese. La palla, uscita da una ruck, è finita tra le mani del mediano di mischia Matt Dawson, che l’ha passata a Dallaglio. Il terza centro, che arrivava come un treno dalle retrovie, è avanzato di qualche metro resistendo ad un placcaggio, quindi ha ceduto l’ovale all'interno all’accorrente Wilkinson. Il numero 10 ha visto con la coda dell’occhio Robinson che correva velocissimo sulla fascia alla sua sinistra e lo ha servito. Questi, fatto qualche passo, si è tuffato in meta. Nell'extra time i cecchini hanno realizzato ancora due piazzati, uno ciascuno, con il tabellone a segnalare 17 a 17. Mentre il cronometro registrava 99' e 34” di gioco, a poco meno di 30 secondi dalla lotteria dei calci, dopo un imponente lavoro degli avanti inglesi, Wilkinson ha raccolto la palla a circa 30 metri dai pali avversari e ha sparato un drop perfetto con il piede destro: la palla ha centrato l’acca e l’Inghilterra, con quel 20 a 17, ha conquistato il Webb Ellis Trophy, prima e finora unica squadra dell’Emisfero Nord ad arrivare a tanto.

Dallaglio è stato l'unico membro della squadra inglese a giocare ogni minuto di quel mondiale. Assieme ai suoi compagni di reparto, Richard Hill e Neil Back, ha fatto parte di una terza linea formidabile, chiamata affettuosamente "la Santa Trinità”. Lawrence è stato un giocatore aggressivo e passionale, abrasivo attorno al pack, notevole ball-carrier e ottimo placcatore in difesa. Durante il mondiale è diventato il simbolo della squadra e ha personificato, assieme al capitano Martin Johnson, la voglia di vincere di un’intera nazione. Il trionfo lo ha reso uno degli unici due giocatori di tutto il mondo, l'altro è Matt Dawson, ad aver vinto sia il mondiale Sevens che la Coppa del Mondo a XV.

Tornata in patria in patria, la squadra inglese ha sfilato per le vie di Londra tra ali di una folla entusiasta. È stato un tripudio di bandiere, sciarpe, magliette, con l’ininterrotto sottofondo di Sweet Low, Sweet Chariot, l’inno della nazionale inglese di rugby. I giocatori, sistemati su tre autobus a due piani, hanno attraversato la città partendo da Marble Arch per arrivare lentamente a Trafalgar Square. Non molto tempo dopo la regina Elisabetta li ha insigniti dell’Ordine dell’Impero Britannico.

Con il ritiro di Martin Johnson, nel 2004 Dallaglio ha ritrovato la fascia da capitano. La squadra, ormai alla fine di un ciclo, ha disputato un brutto Sei Nazioni, subendo due sconfitte per mano di Irlanda e Francia.

A giugno l’Inghilterra ha intrapreso un tour nell’Emisfero Sud, dove è scesa in campo due volte con la Nuova Zelanda e una con l’Australia. Tutti e tre i test match, però, sono sfociati in sconfitte, con sole due mete marcate, entrambe nella sfida con i Wallabies. Come unica scusante c‘è da dire che al XV della Rosa mancavano tre eroi del mondiale quali Jonny Wilkinson, Phil Vickery e Jason Robinson. A quel punto, il 31 agosto, Lawrence Dallaglio ha annunciato il suo ritiro dal rugby internazionale.

Le disavventure di Lawrence con la nazionale sono state superate grazie ai successi a livello di club. I Wasps hanno prima bissato il trionfo in Premiership dell’anno precedente, vincendo 10 a 6 la finale contro il Bath. Quindi, hanno conquistato la loro prima Heineken Cup.
I giallo-neri sono arrivati primi nel girone 6, lo stesso del Calvisano. Quindi, dopo avere superato agilmente il Gloucester nei quarti e vinto una semifinale al cardiopalma con il Munster per 37 a 32, si sono ritrovati il 23 maggio 2004 a Twickenham a giocarsi la finale con i campioni in carica del Tolosa. La partita è terminata 27 a 20: tre mete realizzate a una, tra cui quella di Rob Howley ad un minuto dal termine, quando le squadre, ferme sul 20 a 20, stavano già pensando ai tempi supplementari.

Nel 2005 il club londinese è riuscito nell’impresa di uno storico tris in Premiership. Questa volta a finire sotto i pungiglioni delle Vespe sono stati i Leicester Tigers, puniti nella finale di Londra con il risultato di 39 a 14.

Grazie ai risultati ottenuti in campionato, Clive Woodward ha voluto con se Dallaglio nel tour che i British Lions hanno intrapreso in Nuova Zelanda nel 2005. Il flanker ha risposto alla chiamata ma, ancora una volta, è stato costretto ad abbandonare a causa di un infortunio. Al primo incontro del tour, contro Bay Of Planty, si è fratturato la caviglia ed è stato sostituito dall’irlandese Simon Easterby.

Dopo il recupero Dallaglio si è reso disponibile nuovamente per tornare in nazionale alla fine dell'anno. Agli ordini di Andy Robinson, il terza linea è entrato dalla panchina nella gara inaugurale del Sei Nazioni 2006 a Twickenham con il Galles, prima al posto di Joe Worsley per una sostituzione momentanea per sangue, quindi, al 64° minuto, per sostituire il capitano Martin Corry. Dallaglio ha ringraziato della fiducia segnando una meta: l’ultima della sua carriera. Lawrence ha giocato altre tre gare durante il torneo, entrando sempre dalla panchina, ma non ha disputato l'ultima sfida, persa dai bianchi 24 a 28 in Irlanda.

La rinascita di Dallaglio è stata completata quando ha condotto i Wasps alla vittoria della seconda Heineken Cup, nel 2007, vincendo la finale contro i vecchi rivali Leicester Tigers a Twickenham.
Il club capitanato da Lawrence ha chiuso in testa il proprio girone, del quale faceva parte anche la Benetton Treviso, asfaltata all’High Wycombe 55 a 0 e a Monigo 71 a 5. Nei quarti le Vespe hanno superato il Leinster, mentre in semifinale si sono sbarazzati dei connazionali Northampton Saints.
La finale si è svolta a Twickenham di fronte a 81000 tifosi. A contendere il trofeo ai giallo-neri c’erano i soliti nemici del Leicester Tigers, i quali nulla hanno potuto contro la corazzata di Londra. I Wasps sono andati in meta due volte nel primo tempo, con Eoin Reddan prima e poi con Raphaël Ibañez. Entrambe le marcature sono nate da una furba del tallonatore basco, la touche battuta in maniera veloce sul giocatore di fronte a lui. Alla fine il risultato è stato di 25 a 9, grazie anche al piede di Alex King, capace di capitalizzare l’indisciplina delle Tigri centrando i pali con quattro penalties e un drop. Il risultato è stato tanto più notevole considerando la povera forma dei londinesi di quel periodo, incapaci di centrare l’obiettivo dei play-off in Guinness Premiership per la prima volta da quando la formula era stata introdotta. Meno di un mese prima, poi, i Tigers avevano sconfitto i Wasps a Welford Road 40 a 26.

A quel punto il flanker è stato selezionato per la nazionale che ha affrontato i Mondiali del 2007.

L’Inghilterra ha iniziato male il torneo, con un 28 a 10 poco convincente sugli Stati Uniti e una pesante sconfitta per 0 a 36 con il Sudafrica. Dallaglio ha disputato il primo match da titolare con la maglia numero otto, meritandosi pure un cartellino giallo, ma è stato lasciato in panchina per la partita con gli Springboks a favore di Nick Easter, diventato la prima scelta per il resto del torneo.
Come un vecchio diesel il XV della Rosa ha cominciato a migliorare aumentando costantemente il numero di giri. Nei quarti ha trovato l’Australia, in quella che doveva essere la rivincita di quattro anni prima. Ancora una volta, però, gli inglesi hanno avuto la meglio, con un Wilkinson che ha segnato tutti i punti per i suoi (12, contro i 10 dei Wallabies) ed è diventato il marcatore principe della storia dei mondiali. Il miglioramento delle prestazioni della squadra inglese è stato accreditato all'influenza di alcuni giocatori di alto livello, tra cui Dallaglio, il quale ha fatto un certo numero di presenze entrando dalla panchina.

A Saint-Denis, in semifinale, i bianchi capitanati per l'occasione da Jason Robinson hanno battuto la Francia. Decisivo si è rivelato ancora il piede dell'apertura, con un drop a due minuti dal termine che ha condannato all’eliminazione i padroni di casa e promosso gli uomini di Brian Ashton alla finale mondiale.

Ad aspettare il XV della Rosa per l'ultimo atto c’era il Sudafrica, che già l'aveva umiliato nella fase a gironi. La partita è stata caratterizzata da un gioco spezzettato e senza mete, se si esclude quella di Mark Cueto in apertura di ripresa, probabilmente regolare, ma annullata dall’addetto al TMO Stuart Dickinson. A farla da padrone sono stati i calci di Jonny Wilkinson da una parte e di Percy Montgomery dall’altra, con il biondo sudafricano che ha avuto la meglio sul biondo inglese. L'entrata dalla panchina di Dallaglio al posto di Easter nella seconda finale da lui disputata è stata il canto del cigno della sua carriera internazionale, anche se non è riuscito a dare il drammatico impatto alla squadra come nel 2003. Alla fine è stato John Smit, capitano degli Springboks, a sollevare la coppa al cielo, grazie al 15 a 6 con il quale i suoi uomini hanno chiuso la sfida.

Subito dopo il torneo Dallaglio e Mike Catt hanno pubblicato un'autobiografia che è stato serializzata in un importante quotidiano. Nel libro entrambi i giocatori sono stati molto critici delle prestazioni del coach Brian Ashton.

Una volta terminata la Coppa del Mondo Lawrence ha annunciato che si sarebbe ritirato dal rugby giocato alla fine della stagione 2007-08. È stato un addio in grande stile, perché nella sua ultima partita il flanker ha guidato i London Wasps alla vittoria della sua quinta Guinness Premiership personale.
Dallaglio si era unito al suo club in ritardo, a causa del mondiale, e quando è arrivato lo ha trovato che veleggiava nelle parti basse della classifica. Poco alla volta, grazie al ritorno del loro capitano, i giallo-neri hanno risalito la china, riuscendo a raggiungere il secondo posto alle spalle di Gloucester e ad approdare ai play-off. Il 31 maggio 2008 a Twickenham, i Wasps si sono confrontati nuovamente con i Leicester Tigers per la finale. La sfida è terminata 26 a 16 ed è stata dominata per tutti gli ottanta minuti dai ragazzi di Ian McGeechan, nonostante nella semifinale con il Bath avessero perso per infortunio pezzi da novanta quali Danny Cipriani e Tom Voyce. Dopo 11 minuti di gioco le Vespe hanno varcato la linea di meta con Tom Rees, dopo che Ibañez aveva trovato un buco nella difesa avversaria. La seconda meta l’ha realizzata Josh Lewsey e con i punti al piede dell’estremo australiano Mark Van Gisbergen i londinesi sono andati al riposo sul 23 a 6. Solo negli ultimi 20 minuti i Tigers si sono svegliati grazie ad Andy Goode, fino a quel momento poco preciso sia nel calciare tra i pali sia nello spostare l’ovale, che con un cross-kick ha lanciato in meta Tom Varndell. Gli uomini di Marcelo Loffreda hanno marcato ancora con Harry Ellis, ma gli errori di Goode sulle trasformazioni hanno spento ogni velleità di rimonta. Lawrence è uscito dal campo quando mancavano tredici minuti al fischio finale, salutato da una standing ovation alla quale hanno partecipato anche i tifosi dei Tigers.

Dopo il ritiro Dallaglio è rimasto nelllo staff dirigenziale del suo club, dove si occupa della polita commerciale.

Nel 2008 Lawrence è stato insignito dell'Ordine dell'Impero Britannico, grazie ai servizi nell'ambito sportivo e nella beneficienza. L'ex capitano, infatti, è presidente dell'Associazione Wooden Spoon, che raccoglie fondi per i bambini disagiati organizzando partite tra vecchie glorie del rugby.

Dopo la morte della madre Eileen, avvenuto nel settembre del 2008 a causa del cancro, Lawrence ha fondato la Dallaglio Foundation, che si occupa della ricerca contro la malattia.

Nell'estate del 2008 Dallaglio ha pedalato 933 chilometri attraverso i Pirenei come parte di un team di ciclisti, la Dallaglio Cycle Slam, per raccogliere fondi per i bambini bisognosi. Il gruppo è partito da Biarritz ed è arrivato a Banyuls.
Nel febbraio del 2010 Lawrence e il suo team hanno intrapreso un tour estenuante in bicicletta da Roma a Edimburgo, toccando tutte le sedi del Sei Nazioni, per raccogliere fondi in favore di Sport Relief e la Dallaglio Foundation.
Due anni più tardi, sempre per beneficenza, il Dallaglio Cycle Slam ha viaggiato da Olympia, in Grecia, sino all'Olympic Stadium di Stratford, coprendo 521 chilometri. Nel 2014, invece, il gruppo di ciclisti ha viaggiato da Treviso a Twickenham, pedalando per 2300 chilometri, dove hanno raccolto 650000 Sterline da devolvere per la ricerca contro il cancro.

 

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