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" Vedere giocare Gordon Brown era uno spettacolo maestoso. Chiunque avrebbe detto di trovarsi al cospetto di un giocatore di classe mondiale." (Bill McLaren)

Conosciuto con il soprannome di Broon from Troon, e anche come Baby-faced assassin, fuori del campo Gordon Brown era il miglior ragazzo si possa desiderare di incontrare, gentile e sempre pronto alla risata. Chi se lo è trovato di fronte sul terreno di gioco, però, soprattutto vestito con la maglia rossa dei British Lions, ha avuto il piacere di conoscere uno degli avversari più spietati del mondo. Gordon, infatti, era un seconda linea dalle grandi qualità, che univa alla sua stazza da bisonte una rara abilità nella gestione dell'ovale e un'incredibile mobilità, che lo hanno portato a marcare ben otto mete nel tour in Sudafrica del 1974 con i Leoni britannici.


Gordon Lamont Brown è nato il 1 novembre 1947 a Troon, in Scozia, da una famiglia di sportivi. Il fratello Peter ha giocato 10 volte per la Nazionale scozzese, mentre il padre era stato portiere della squadra di calcio, nonché un frequentatore dei campi da golf professionistici. Gordon stesso era un atleta eccellente, molto potente in mischia ed altrettanto agile nell’alzarsi in touche, ancora oggi è considerato il miglior seconda linea scozzese di tutti i tempi.

Prodotto del Marr College e della West Scotland, Brown è emerso sulla scena internazionale il 6 dicembre 1969, a 22 anni, debuttando a Murrayfield nella sfida vinta 6 a 3 contro il Sudafrica.

Dopo quella gara, Gordon ha mantenuto il suo posto in seconda linea anche contro la Francia nel successivo Cinque Nazioni, ma è stato costretto alla panchina per la partita con il Galles, sostituito dal fratello Peter, il quale, con grande gioia, gli aveva telefonato per dirgli che avrebbe giocato al suo posto. Tuttavia, Broon from Troon ha riso per ultimo, in quanto Peter si è infortunato durante quella gara ed è stato sostituito alla fine del primo tempo proprio dal fratello minore: il primo esempio di un fratello che sostituisce un fratello in una gara internazionale. Quindi, Gordon ha disputato anche le rimanti sfide con l’Irlanda e l’Inghilterra, perdendo con i primi, ma sconfiggendo i secondi a Murrayfield 14 a 5. Nella gara con il XV della Rosa, Gordon Peter Brown sono scesi in campo contemporaneamente. Era dai tempi di David e John Bedell-Sivright, nel lontano 1902, che una coppia di fratelli non giocava per la nazionale scozzese.

Brown ha continuato a rendere la sua posizione fra gli avanti Highlanders sempre più solida anche nella stagione successiva. Quel pacchetto di mischia ha reso Murrayfield una fortezza inespugnabile. Soprannominato 'Mean Machine', esso era composto da Ian McLauchlan, Frank Laidlaw, Sandy Carmichael, Alastair McHarg e, naturalmente, Gordon Brown. Dal 1971 al 1976, infatti, la Scozia ha perso solo una volta in casa, ed è stata una sconfitta di stretta misura, 14 a 9, subita ad opera degli All Blacks nel 1972.

Nel corso del 1971 spiccano anche le due vittorie consecutive della Scozia contro gli odiati rivali inglesi: una durante il Cinque Nazioni a Twickenham, vinta di un solo punto per 16 a 15, e l’altra nella partita del centenario, a Edimburgo, terminata 26 a 6.

Nonostante Gordon Brown abbia sempre giocato bene per la nazionale del cardo, sono stati i tre tours con i British & irish Lions del 1971, 1974 e 1977 che lo hanno reso una vera celebrità.

Nel primo tour, Broon from Troon ha messo tanta pressione sul seconda linea titolare Delme Thomas, che ha costretto il mitico Carwyn James ad inserirlo in squadra per la terza e quarta prova. Grazie anche al suo apporto cruciale, i Lions hanno vinto la loro prima serie in Nuova Zelanda.

Tre anni più tardi, dopo un frustrante susseguirsi di infortuni, Gordon ha toccato il picco massimo in carriera durante il tour dei Leoni in Sudafrica, il tour degli invincibili, giocando a stretto contatto con il capitano irlandese Willie John McBride. Lo scozzese ha imperversato come una furia durante tutta la tournée, dove ha giocato 12 partite, tra cui i primi tre test match, ottenendo un record di otto mete. Purtroppo, si è rotto il pollice della mano destra nella terza partita, ma a quel punto la serie era già vinta.

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Brown ha quindi giocato due stagioni con la Scozia dove, oltre al Cinque Nazioni del 1974, nel quale è stata conquistata la Calcutta Cup, spicca il netto 10 a 3 del 1975 contro l’Australia, sul terreno di casa.

Alla fine della stagione 1976 però, con un terzo tour dei Lions alle porte, nella sfida di Dublino contro l’Irlanda Gordon è stato vittima di un immotivato placcaggio al collo. Stranamente per lui, il ragazzo si è vendicato in modo molto aggressivo proprio sotto il naso dell’arbitro. Giustamente espulso, ha ricevuto un duro stop di 12 settimane e ha perso l'intero Cinque Nazioni 1977. Quel gesto ha decretato la fine della sua gloriosa carriera con la maglia del Cardo. Il suo ultimo cap per la Scozia è stato appunto la vittoriosa sfida per 15 a 6 contro il XV del Trifoglio, il 20 marzo 1976.

Nonostante questo, i selezionatori dei Lions gli sono rimasti fedeli e Gordon è stato scelto per affrontare il tour in Nuova Zelanda del 1977. Dopo il recupero da un infortunio alla spalla, il seconda linea ha giocato tre partite, ma, pur essendo un membro influente di un pack schiacciasassi, i rossi hanno perso la serie 3 a 1.
Prima di tornare a casa, nel mese di agosto, i Leoni si sono fermati a giocare per la prima volta contro la squadra nazionale delle isole Fiji, dove hanno subito la quinta sconfitta del tour perdendo  21 a 25. È stata questa l’ultima gara internazionale di Gordon Brown.

In totale Gordon ha giocato 30 volte per la nazionale del suo Paese, vincendo in 14 occasioni. Il seconda linea di Troon vanta anche l'impressionante record di 6 vittorie su 8 partite contro gli uomini in bianco a sud del Vallo di Adriano. Con i British & Irish Lions, invece, Brown ha disputato 8 test match, distribuiti in tre tour.

Lasciato il rugby giocato, Gordon Brown è diventato uno speaker molto qualificato.

Gordon è stato un eccellente atleta e un amatissimo personaggio, dotato di grande senso dell'umorismo e di amore per la vita. Purtroppo, il 19 marzo 2001, all'età di 53 anni, ha perso la partita più importante contro il cancro. Il suo funerale è stato seguito da ex compagni di squadra di Scozia e Lions e dagli avversari arrivati da tutto il mondo: "Un grande uomo, che portava la sua croce con enorme coraggio e dignità." Ha detto il famoso commentatore Bill McLaren: "Una vera e propria stella e una perdita enorme."

Nello stesso anno, il seconda linea di Troon è stato introdotto nella International Rugby Hall of Fame.