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La prima meta italiana nella storia del Sei Nazioni. A Roma, nel mio stadio. Un momento così non potrà viverlo più nessuno.” (Giampiero De Carli) 

Il rugby è questo: segna il compagno ed è come se l’avessi fatto tu.” (Giampiero De Carli)

Il 5 febbraio del 2000 la nazionale italiana di rugby ha esordito a Roma nel Sei Nazioni battendo la Scozia per 34 a 20. L'unica meta azzurra è stata realizzata da Giampiero De Carli, il quale è diventato così il primo azzurro ad oltrepassare la linea di meta nel nuovo torneo. Un piccolo passo per un uomo (era a pochi metri dalla linea bianca) ma un grande passo per l’umanità dell’Italia ovale. Esattamente tre anni dopo, il 15 febbraio 2003, dopo quattordici sconfitte di fila, è arrivato il secondo successo italiano, che ha coinciso con la prima vittoria sul Galles. Pochi minuti dopo il fischio d’inizio, ad aprire le danze alla storica impresa è stata ancora una meta di Giampiero, il quale ha così legato il suo nome a due leggendari momenti per il rugby del Bel Paese. E dire che De Carli non era un trequarti, ma un pilone, di quelli potenti e molto tecnici.

Romano de Roma, Ciccio ha guadagnato 32 caps in maglia azzurra, ha vinto lo scudetto con il Calvisano ed il Bouclier de Brennus nella stagione in cui ha giocato allo Stade Français. Diventato allenatore, da qualche anno guida la mischia dell’Italia, prima agli ordini di Jacque Brunel e ora di Conor O’Shea.

Giampiero De Carli è nato a Roma il 17 marzo 1970, ultimo dei quattro figli di Nicola e Enza; una femmina e tre maschi. Uno di essi, Gaetano, ha fatto parte dell'Italia Under 19 che ha conquistato il torneo FIRA nel 1984. Compiuti i 12 anni, anche Giampiero ha iniziato a praticare il rugby con la Rugby Roma, esordendo in prima squadra nella stagione 1989-90, quando i bianco-neri militavano in A2.

L’annata successiva la Roma sponsorizzata Sparta Informatica si è classificata al primo posto ed è salita nella massima serie. Il pilone è rimasto con il club della sua città natale sino al 1997, raggiungendo come miglior risultato il terzo posto in classifica nella stagione 1994-95, alle spalle del Milan di Silvio Berlusconi e della Benetton Treviso. Nella semifinale dei play-off i romani hanno incontrato proprio il XV della Marca, vincendo al Tre Fontane per 19 a 17 ma uscendo sconfitti da Monigo 6 a 59. La differenza punti ha portato loro l’eliminazione.

Intanto, nel 1996 De Carli ha giocato la sua prima partita con la maglia azzurra della nazionale, agli ordini di George Coste. L’Italia era stata invitata per la prima volta dalle Union britanniche. Galles, Inghilterra e Scozia fino a quel momento erano state affrontate solo in occasione dei mondiali e mai avevano pensato di schierare un loro XV contro di noi. Martedì 16 gennaio si è scesi sull’erba del National Stadium di Cardiff con il Galles e gli azzurri, che solo due giorni prima avevano giocato in campionato, hanno mostrato tutta la loro stanchezza. Dopo un'ora stavano perdendo 6 a 31, ma, con una rimonta tutta grinta e orgoglio, si sono portati sotto grazie alle mete di Franco Properzi e Julian Gardner, oltre ai calci di Diego Dominguez, sino a chiudere l’incontro sul 31 a 26, ad un soffio dall'impresa.  La prima linea era quella del Milan, con il tallonatore Carlo Orlandi e e i piloni Chino Properzi e Massimo Cuttitta, che di quel XV era capitano. Giampiero è entrato a gara iniziata proprio per sostituire quest’ultimo, ma poi non è stato schierato nelle successive sfide con Inghilterra e Scozia.

Il romano è tornato in nazionale il 26 ottobre del 1997 a Tarbes, dove gli uomini di Coste hanno affrontato la Romania nell’ambito della Coppa FIRA. L’Italia ha vinto il match 52 a 32 e Ciccio ha realizzato la sua prima meta internazionale. Con lui ha spingere in prima linea quel giorno c’erano Carlo Orlandi e l’aquilano, all’epoca in forza al Treviso, Andrea Castellani.

Proprio nella stagione 1997-98, Giampiero è approdato al Milan, dov’è rimasto un solo anno. Nel 1998, infatti, Berlusconi ha deciso che il rugby non era più di suo gradimento e ha lasciato la squadra totalmente sprovvista dei mezzi economici per continuare a disputare il campionato. Il titolo sportivo è stato ceduto al Calvisano ed il pilone è tornato nella sua Roma.

Il 16 gennaio 1998 il comitato del Cinque Nazioni si è riunito a Parigi e ha deciso che dal 2000 la nostra nazionale sarebbe entrata a fare parte del prestigioso torneo. A capo della Federazione Italiana era stato da poco eletto Giancarlo Dondi. Una settimana dopo la storica decisione, De Carli ha trovato il suo terzo cap in maglia azzurra, coinciso con la prima vittoria dell’Italia sulla Scozia. A Treviso è finita 25 a 21, un risultato nato da una rimonta dopo che si era sotto 12 a 21 a quindici minuti dalla fine, a causa di qualche svista arbitrale. Diego Dominguez ha siglato venti punti con il suo magico piede. Gli altri cinque sono merito di Paolo Vaccari, autore di una meta a due minuti dal fischio finale.

Ad aprile il pilone ha intrapreso la difficile, da un punto di vista logistico, trasferta a Krasnoyarsk, città della Russia siberiana, dove gli uomini capitanati da Massimo Giovanelli hanno vinto con il punteggio di 48 a 18. Il 7 novembre, a Piacenza, il nostro XV ha invece sconfitto l’Argentina 23 a 19, grazie alle mete di Alessandro Moscardi e Carlo Checchinato, al solito piede di Dominguez e ad un pack dominante, con la front-row composta da De Carli, Alessandro Moscardi e Chino Properzi.

Lo stesso mese la nazionale italiana è volata a Huddersfield per disputare tre partite valide per la qualificazione ai mondiali del 1999. In un girone a tre formato da Italia, Inghilterra e Olanda passavano le prime due. Come da previsione, il Nederlands Rugbyteam è stato disintegrato da entrambe le altre due. Gli Azzurri hanno vinto 67 a 7, con Ciccio, entrato dalla panchina, che ha realizzato la sua seconda meta internazionale. Quattro giorni più tardi gli uomini di George Coste hanno sfiorato l’impresa con i padroni di casa inglesi. Quando mancavano 7 minuti al termine dell’incontro i nostri erano sotto di un solo punto (15 a 16) e sarebbero stati in vantaggio se l’arbitro francese Didier Mené non avesse dichiarato “No Try” su una meta sacrosanta di Alessandro Troncon (il TMO era ancora lontano dall’essere introdotto). A quel punto alla beffa se n’è aggiunta un’altra, perché i bianchi capitanati da Martin Johnson sono scesi nella metà campo azzurra e Rory Greenwood ha schiacciato l’ovale oltre la linea proibita, fissando sul tabellone un falso 23 a 15.

Ciccio ha giocato la sua successiva partita con la maglia azzurra il 24 gennaio 1999 al Ferraris di Genova, contro un XV francese privo dei giocatori migliori impegnati nelle coppe europee. Dopo un primo tempo giocato alla pari, gli italiani sono crollanti nella ripresa sotto i colpi dei rivali, sino a perdere 24 a 49. In quel momento, però, i ragazzi avevano in testa ben altro, perché pochi giorni prima era scomparso il loro compagno e amico Ivan Francescato.

In primavera l’Italia ha incontrato altre compagini del Cinque Nazioni: Scozia, Galles e Irlanda. Gianpiero non c’era a Murrayfield, dove la scozia ha battuto gli Azzurri 30 a 12, e neppure a Treviso con il Galles, quando i Dragoni hanno asfaltato gli italiani rifilando loro 60 punti, mandandola in banca rotta. George Coste ha scelto la linea dura e ha deciso di escludere numerosi giocatori dalla squadra per i mesi a venire, tra cui Massimo Cuttitta. Questo ha aperto le porte della prima linea a De Carli, il quale, il 10 aprile, è sceso sull’erba del Lansdowne Road per affrontare l’Irlanda. La sfida è finita 39 a 30 a favore dei padroni di casa.

A giugno, sempre del 1999, De Carli è partito con la nazionale in direzione Sudafrica. Nel Paese Arcobaleno gli uomini di George Coste hanno disputato quattro partite, due con gli Springboks, una con South West District e un'altra contro il XV di Boland. Privi della mediana titolare Dominguez-Troncon, e del metaman Paolo Vaccari, le sfide sono state tutte perse con risultati pesanti. Il primo test match con la nazionale sudafricana, a Port Elisabeth, è terminato 74 a 3. Il secondo, che si è giocato al King’s Park di Durban, addirittura 101 a 0. C’è da dire che la squadra sudafricana allenata da Nick Mallett era in un particolare momento di forma e avrebbe stabilito il record di 17 vittorie consecutive, mentre la nostra stava iniziando la parabola discendente. A quel punto, con la Coppa del Mondo alle porte, la Federazione ha preso la discutibile decisione di esonerare George Coste, il quale aveva già annunciato che avrebbe lasciato la panchina dopo il mondiale. Il suo posto è stato momentaneamente affidato a Massimo Mascioletti, vice del CT di Perpignan e allenatore dei trequarti, il quale nell’agosto del 1999 ha guidato la squadra ad un torneo quadrangolare di preparazione alla Coppa del Mondo che si è tenuto a L’Aquila. Il pilone di Roma era in campo contro l’Uruguay e le Fiji, ma non con la Spagna, e non è stato incluso nella rosa che ha preso parte a Cymru ’99 a causa di un infortunio al ginocchio.

In quel periodo De Carli ha firmato un contratto con lo Stade Français di Bernard Laporte, al quale sarebbe subentrato proprio George Coste, dove già militava Diego Dominguez. A Parigi il pilone è rimasto per la stagione 1999-2000, quella in cui la squadra ha vinto il campionato. Ciccio, però, ha saltato la semifinale e la finale con il Colomiers, in quanto si trovava in tour con la nazionale nelle isole del Pacifico.

Intanto, in vista dell'esordio al Sei Nazioni, sulla panchina degli Azzurri si è seduto l’ex pilone neozelandese Brad Johnston, che nell’ultimo mondiale aveva sorprendentemente portato ai quarti di finale la nazionale delle Fiji, coadiuvato dal samoano Matt Vaea.

Il 5 febbraio del 2000 è il giorno in cui l'Italia ha disputato la prima partita del torneo più prestigioso di Ovalia. Al vecchio stadio Flaminio, con le porte del calcio sostituite dagli alti pali del rugby, gli Azzurri si sono trovati ad affrontare la Scozia, ultima vincitrice dell’ormai defunto Cinque Nazioni. I 15 ragazzi di casa sono entrati in campo determinati e si sono sistemati là, al centro del campo, a cantare insieme al pubblico l’Inno di Mameli. Ciccio era destinato alla panchina, con la prima linea composta dal rientrante Massimo Cuttitta, Alessandro Moscardi e Tino Paoletti, quest’ultimo al suo primo cap. Il ruolo di capitano era affidato ad Alessandro Troncon.

La partita è iniziata con l’arrembaggio dei pirati scozzesi, che hanno mandato oltre la linea proibita Gordon Bulloch con un probabile passaggio in avanti, ma gli Azzurri si sono visti capaci di ribaltare qualsiasi situazione. La meta subita non era la fine ma il punto di partenza. 38 minuti contro 32 di dominio territoriale, 17 touche contro 12, a dimostrare che la massa di gioco sviluppata dai nostri ragazzi è stata superiore. Diego Dominguez ha calciato tra i pali sei punizioni e tre drop. E poi la meta di forza di Ciccio de Carli, entrato dalla panchina a una ventina di minuti dalla fine per prendere il posto di Tino Paoletti: pilone destro, mentre la sua posizione abituale era sul versante opposto. Quando mancava un minuto al fischio finale, la palla è uscita da un raggruppamento ed è finita nelle mani di Alessandro Moscardi. Il tallonatore si è improvvisato mediano di mischia e ha passato a De Carli, a pochi metri dalla linea bianca scozzese, e lui ha caricato a testa bassa come un toro, con Massimo Giovanelli a sostegno. Il romano è stato placcato, è riuscito a girarsi e ha schiacciato sull’erba, diventando in quel modo il primo azzurro ad oltrepassare la linea di meta al Sei Nazioni. L’Italia ha esordito tra i grandi vincendo 34 a 20.

Giampiero non ha potuto giocare gli altri incontri di quel Sei Nazioni, in quanto è volato in Ucraina per procedere con l’adozione di suo figlio Alessio. A luglio, però, ha preso parte con la nazionale un tour nelle Isole del Pacifico (quello che gli ha fatto saltare la finale del campionato francese) dove si sono disputati quattro incontri: due test match con Samoa e Fiji e due incontri non ufficiali contro Samoa A e il Fiji President XV. L’Italia li ha persi tutti quanti, con i figiani addirittura è andata sotto 9 a 43. Per il pilone la magra consolazione di una meta a Samoa A.

Nel 2001 De Carli ha giocato le sfide del Sei Nazioni contro Irlanda, Inghilterra e Galles, entrando sempre dalla panchina al posto del padovano Andrea Muraro. Quell’anno l’Italia ha terminato il torneo in Whitewash.

In estate il pilone ha intrapreso con la nazionale il tour che lo ha portato prima in Sudafrica, dove è sceso in campo nel match perso 14 a 60 contro gli Springboks, e poi in Sudamerica, apparendo nella prima linea che ha affrontato l’Uruguay a Montevideo. In questo caso gli uomini allenati da Brad Johnstone e capitanati da Alessandro Moscardi hanno vinto con il punteggio di 14 a 3, ma Giampiero è stato costretto a lasciare il campo in anticipo a causa di un cartellino rosso comminato dall’arbitro argentino De Luca dopo uno scambio di vedute con un avversario. Questo gli ha fatto saltare il successivo incontro con l’Argentina.

Il ragazzo era regolarmente in campo per il trittico di novembre, quando gli Azzurri hanno affrontato le Fiji a Treviso, gli Springboks a Genova e le Samoa a L’Aquila, vincendo solo contro i primi.

A livello di club, nella stagione 2000-01 De Carli è tornato ad indossare nuovamente la maglia della Rugby Roma, raggiungendo la terza piazza della Pool Scudetto di un campionato che avrebbe dovuto stravincere. Con la squadra entrata in crisi, nel 2001 il pilone è approdato al Calvisano.

Anche nel 2002 l’Italia non ha conseguito alcuna vittoria al Sei Nazioni. Per il romano la soddisfazione di avere disputato tutti gli incontri (sempre nel XV di partenza tranne che con la Francia, dove è entrato al 57° minuto della ripresa per sostituire Muraro) e di avere oltrepassato la linea proibita dell’Irlanda a Lansdowne Road.

Giampiero ha disputato anche tre sfide del torneo 2003, agli ordini del nuovo CT John Kirwan. Il 15 febbraio ha formato la prima linea con l’esordiente Carlo Festuccia e Ramiro Martinez-Frugoni nello storico incontro al Flaminio che ha visto l’Italia battere per la prima volta il Galles. I Dragoni sono capitolati sotto i colpi di una squadra azzurra che, dopo due tornei disastrosi, ha finalmente messo in mostra la voglia di giocare e di osare. Che l'Italia volesse stupire lo si è visto subito. Dopo soli 4 minuti c'è stata una valanga azzurra che ha devastato gli argini gallesi. Alessandro Troncon si è inventato un sottomano per Denis Dallan il quale, grazie al sostegno di Carlo Festuccia, è avanzato a testa bassa tra le maglie rosse. Ovale dato a Ciccio de Carli, spalle rasoterra e meta. Ancora lui, il pilone di Roma, come contro la Scozia tre anni prima. È stata questa la sua quinta e ultima meta con la maglia della nazionale. Due marcature in rapida sequenza di Steve Williams e Tom Shanklin hanno messo a nudo la cattiva organizzazione della difesa italiana, ma ci ha pensato comunque Festuccia ha rimettere le cose a posto, con una cavalcata in meta che ha regalato il pareggio: 14 a 1 4. Il piede di Diego Dominguez (un calcio e due drop), una difesa che nel secondo tempo si è sistemata ed è diventa impenetrabile, la marcatura di Matthew Phillips, neozelandese vestito d'azzurro, hanno confezionato il trionfo. Alla fine è arrivata la terza meta gallese con Dwayne Peels, ma al fischio finale sul tabellone campeggiava ITALIA 30 - GALLES 22, per la seconda vittoria nel torneo dopo quella con la Scozia, arrivata a seguito di quattordici sconfitte consecutive. A fine gara, a fare il giro d'onore dello stadio è comparsa anche la bandiera della pace tra le mani di Cristian Stoica e Marco Bortolami.

Il pilone ha giocato anche la successiva sfida con l’Irlanda a Roma, quella dell’addio di Diego Dominguez alla nazionale, persa 13 a 37, e poi il 5 marzo con l’Inghilterra nel tempio di Twickenham. È stata questa l’ultima partita in Azzurro per Giampiero, che in totale ha racimolato 32 caps, 19 dei quali partendo titolare.

La carriera di De Carli è proseguita a livello di club. Il Calvisano era ormai diventata una realtà di tutto rispetto nel campionato italiano, tanto che dal 2001 al 2006 ha raggiunto sei finali scudetto consecutive, cinque con la Benetton Treviso e una con Viadana. Dopo averne perse cinque, la squadra bresciana è finalmente riuscita a laurearsi campione d’Italia nella stagione 2004-05.

L’anno precedente la Ghial Calvisano aveva conquistato la Coppa Italia battendo la Benetton in semifinale e poi l’Arix Viadana nella finale di Jesolo. Nel 2005, i gialloneri hanno terminato il campionato al terzo posto, dietro proprio le due corazzate, e sono approdati ai play-off.

La prima sfida è stata con il Viadana. Nella gara di andata al San Michele i bresciani si sono imposti 16 a 9, andando a punti con i calci di Gerard Fraser e una meta di Justin Purll, il quale ha sfruttato un intercetto su un calcio sbagliato di Matteo Mazzantini. Il ritorno, di fronte al proprio pubblico, la squadra mantovana è scesa in campo con un piglio più battagliero, ma i ragazzi allenati di Andrea Cavinato sono riusciti a condurre in porto un ottimo 13 a 13 e sono approdati all’atto conclusivo contro i biancoverdi del loro ex allenatore Craig Green.

Le due squadre si sono affrontate il 28 maggio 2005, allo stadio Plebiscito. Treviso è andato in vantaggio dopo soli quattro minuti, grazie ad una marcatura di Gonzalo Canale, ma quel giorno il Calvisano possedeva una marcia in più e un Gerard Fraser in giornata di grazia. L’apertura neozelandese ha prima calciato tra i pali un penalty e, subito dopo, ha attraversato la linea proibita dei trevigiani. Al 16° minuto Marco Wentzel, dopo una corsa di 60 metri, ha siglato un’altra meta per i Leoni. Il risultato era 14 a 10 in favore dei veneti, ma ancora Fraser, con il suo piede, è riuscito a recuperare e a far sì che il primo tempo si chiudesse sul 16 a 14 per i bresciani.

La ripresa ha visto Calvisano allungare maggiormente il vantaggio grazie ad un paio di piazzati del loro mediano d'apertura. A quel punto, la squadra di Cavinato ha alzato il ponte levatoio e si è sistemata a difesa della propria area di meta. Allo scadere, sul 22 a 20, è successo di tutto. L’apertura trevigiana Marius Goosen, autore durante la gara di un piazzato e di un drop, ha sbagliato il piazzato del possibile sorpasso, stampando sul palo un calcio da 40 metri. Nell’azione successiva Fraser è riuscito in quello che il suo omologo in maglia biancoverde ha fallito e ha centrato l’acca. La sfida è finita 25 a 20 e un paese di ottomila anime ha scritto per la prima volta il suo nome nell’Albo d’Oro del Campionato Italiano.

Il Ghial è arrivato in finale anche l'anno successivo, ancora con la Benetton. Questa volta, però, al Brianteo di Monza hanno avuto la meglio gli avversari. A 36 anni Giampiero, così come anche il suo compagno di club e nazionale Paolo Vaccari, si è ritirato dal rugby giocato dopo questa partita. Purtroppo, sarà sempre ricordata per la violenta rissa scatenata dall'argentino del Treviso Hernàn Mazino. Il pilone, che si trovava in tribuna, al fischio finale di Carlo Damasco è sceso in campo per festeggiare lo scudetto con i suoi compagni e ha pensato bene di colpire con un pugno proprio Vaccari, scatenando una scena da Far West. A farne le spese più di tutti è stato Alessandro Troncon, che è uscito dal campo sanguinante a causa di un colpo all'arcata sopraccigliare. In seguito Mazino è stato squalificato per 13 mesi.

Appese le scarpette al chiodo, Giampiero è diventato subito allenatore in seconda di Marc Delpoux al Calvisano, un ruolo che ha mantenuto sino al 2009, l’anno in cui il club bresciano, per ragioni economiche, ha rinunciato ad iscriversi al massimo campionato italiano e ha militato in serie A2. A quel punto l’ex pilone è entrato nel settore tecnico federale e ha lavorato con l’Accademia zonale di Mogliano, con l’Accademia di Tirrenia, con la Nazionale Under 20 e, infine, ha guidato la nazionale A in coppia con Gianluca Guidi.

Nella stagione 2011-12 De Carli si è seduto sulla panchina della squadra dell’Accademia Federale e poi, nel 2012, si è trasferito in Francia per allenare gli avanti del Perpignan, agli ordini nuovamente di Marc Delpoux.

Nel 2014, a seguito della retrocessione del club occitano in seconda divisione, Giampiero è tornato in patria, con l’incarico di allenatore del pack azzurro, sotto il mandato di Jacques Brunel prima e ora con Conor O’Shea.

 

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