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Fusco è stato un precursore. Ha anticipato i tempi, aveva un’intelligenza rugbistica fuori del comune. La Partenope doveva tutto alle sue intuizioni. Un carattere forte, non ci sfuggivano certo le sue asprezze, neppure a noi amici. Ma un grande, diamine, un grande.” (Raffaele D' Orazio)

In campo i ruoli sociali non contavano nulla. Fusco era il capo indiscusso. Prima della partita di allenamento si facevano alcuni giri di campo e poi gli esercizi di ginnastica. Una volta, durante i giri di campo, un po’ per scherzo, un po’ perché erano stanchi, due si nascosero dietro le siepi della pista d’atletica, aspettando di rientrare in gruppo al giro successivo. Fusco si voltò e se ne accorse: fece fare loro due giri di campo in più inseguendoli, insultandoli e prendendoli per tutto il tempo a calci nel sedere.” (Giustino Fabrizio)

Personaggio leggendario del rugby italiano e, più in generale, di quello napoletano, Elio Fusco ha condotto la Partenope nel ruolo di giocatore-allenatore alla conquista degli unici due scudetti della sua storia, con un terzo mancato per un soffio.

Mediano di mischia eclettico, Fusco ha disputato anche 11 partite con la maglia della nazionale ed era in campo nella leggendaria sfida di Grenoble, quella del 1962, quando gli uomini del coach Invernici hanno sfiorato l’incredibile impresa di battere i francese sul loro territorio.

Nato il 17 giugno 1933 a Napoli, Emilio "Elio" Fusco ha esordito in serie A nella stagione 1949-50 tra le fila del Rugby Napoli. I bianco-azzurri hanno conquistato un onorevole sesto posto di un campionato dominato dal Parma di Sergio Lanfranchi.  

Nel 1952 Elio ha svolto il servizio militare a Roma e per questo motivo ha disputato una stagione con la Lazio. Terminata la leva e tornato nella sua città natale, il mediano di mischia si è unito alla Partenope, squadra nata l’anno addietro con l’inglobamento della Rugby Napoli.

Dopo un primo campionato di serie A terminato, con la retrocessione, la squadra napoletana ha militato nella serie inferiore sino alla stagione 1956-57, quando ha preso parte ad un campionato maggiore ristrutturato, con 29 squadre distribuite su quattro gironi da 7 ciascuno (quello del centro-sud da 8). Le prime due classificate sono state convogliate in due gironi da 4 squadre e i vincitori di questi hanno disputato la finale. A cucirsi lo scudetto sulla maglia è stato ancora il Parma, che ha sconfitto il Rugby Torino, mentre la Partenope di Fusco si è posizionata al sesto posto del proprio girone e ha mantenuto la propria presenza nella massima serie.

La stagione successiva i ragazzi del cavallino rampante si sono classificati al terzo posto del girone C, mentre nel campionato 1958-59, ridotto a 24 squadre suddivise in tre gironi, è riuscita a raggiungere i quarti di finale, nei quali è stata sconfitta dall’ASR Milano.

Come il campionato precedente, anche nel 1959-60 la Partenope ha vinto il proprio girone. Questa volta, però, non c’erano più i quarti di finale, ma le prime due squadre di ogni girone si sono ritrovate in una pool scudetto dove i napoletani si sono classificati terzi, alle spalle delle Fiamme Oro, allora con sede a Padova, e del Rovigo di Romano Bettarello.

Proprio il 1960 ha salutato l’esordio di Elio con la nazionale. Il 10 aprile, a Hannover, il XV allenato da Sergio Barilari e Romano Bonifazi, con il milanese Andrea Taveggia nel ruolo di capitano, ha sconfitto la Germania Ovest con il punteggio di 11 a 5, grazie ad una meta di Fusco e ai punti al piede di Giancarlo Busson, ala del Rovigo, e dell’apertura Roberto Martini.

Il secondo cap del mediano di mischia napoletano è arrivato una settimana più tardi a Treviso contro la Francia di François Moncla nell’ambito della Coppa FIRA. I nostri “cugini” hanno vinto l’incontro con un perentorio 26 a 0.

La stagione italiana 1960-61 ha visto Fusco diventare il capitano della Partenope. La squadra, ancora una volta, è risultata la migliore del girone meridionale, per poi classificarsi al quarto posto della pool scudetto, vinto per la quarta volta consecutiva dalle Fiamme Oro di Padova.

La stagione successiva il mediano di mischia si è assunto il ruolo di giocatore-allenatore del XV napoletano. Il campionato ha subìto allora un’altra evoluzione: eliminati i gironi, si è svolto con la formula del girone unico. I napoletani si sono posizionati tranquillamente a metà classifica.

A livello internazionale, nel 1961 Fusco ha disputato una sola partita con la nazionale, il 2 aprile a Chambery contro la Francia, formando la coppia di mediani ancora con Roberto Martini. Il XV capitanato da Sergio Lanfranchi ha perso con il punteggio di 0 a 17.

Nel 1962 sulla panchina italiana si è seduto il bresciano Aldo Invernici, coadiuvato da Aldo Farinelli. Quell’anno Elio ha vestito la maglia azzurra in tre occasioni, ritrovandosi al fianco con la maglia numero 10 il compagno della Partenope, nonché avvocato di professione, Erasmo “Mimi” Augeri. Prima ha affrontato nuovamente i Bleus a Brescia, perdendo solo 3 a 6 grazie ad un’ottima prova difensiva. Quindi, è arrivata la vittoria sulla Germania Ovest a Berlino con il punteggio di 13 a 11 e si è finito con la sconfitta per 6 a 11 patita a Bucarest dalla Romania di Alex Penciu, squadra che in quel periodo batteva anche la Francia.

Il 14 aprile 1963 Fusco era in campo allo Stade Lesdiguieres di Grenoble, dove gli uomini di Aldo Invernici, dopo tanti patimenti, hanno sfiorato un’incredibile impresa con i padroni di casa. Era la Francia vera, quella appena giunta seconda al Cinque Nazioni, con campioni del calibro dei fratelli André e Guy Boniface, due terribili trequarti centro soprannominati Les Boni, di Monsieur Drop Pierre Albaladejo e del capitano Michel Crauste, detto Le Mongol a causa dei baffi spioventi. Per l’Italia è stato il giorno dell’esordio di Marco Bollesan.

La mischia dei padroni di casa, che quel giorno indossavano la maglia bianca per onore d’ospitalità, conquistava buoni palloni e lanciava i propri fantasiosi trequarti, ai quali Giorgio Troncon e Giancarlo Busson facevano assaggiare i loro duri placcaggi. Al decimo minuto Umberto “Lollo” Levorato è andato in meta, dopo anni in cui gli azzurri non erano più riusciti a valicare la linea proibita degli uomini d’oltralpe. Due minuti dopo Jean-Vincent Dupuy ha raccolto l’ovale al volo, si è fatto beffe della nostra difesa e ha pareggiato i conti. A metà del primo tempo è stato il flanker Maurice Lira a marcare un'altra meta e le due compagini sono andate al riposo sul risultato di 6 a 3 per i Galletti.

Dopo un bicchiere di té bevuto in mezzo al campo è iniziata la ripresa, con Franco Perrini che ha calciato subito tra i pali un piazzato. Al 54° minuto ha schiacciato in meta Erasmo Augeri e poi è andato a punti ancora Perrini con un altro penalty. A 5 minuti dal fischio finale l’Italia stava vincendo 12 a 6, ma proprio in quel momento è arrivata la seconda marcatura di Jean-Vincent Dupuy. Poco male, la meta all’epoca valeva 3 punti, ai quali vanno aggiunti i 2 della trasformazione, e gli italiani, anche se di una sola lunghezza, erano ancora in testa. Purtroppo, ad un minuto dal termine gli avanti francesi hanno conquistato un pallone in rimessa. Il mediano di mischia Jean-Claude Lasserre ha servito Albaladejo, il quale ha prima fissato Augeri, quindi si è spostato di lato e ha servito Guy Boniface. Il più giovane dei Boni ha consegnato l’ovale al proprio capitano Crauste e lui lo ha regalato al trequarti ala dello Stade Montois Christian Darrouy. Con la sua potenza il ragazzo è partito in avanti, ha superato Perrini con un abile cambio di passo e ha schiacciato sull’erba in mezzo ai pali la meta del sorpasso. La sfida è finita 14 a 12 per i padroni di casa, con grande rammarico dei nostri.

Intanto, Fusco ha guidato la Partenope ad un ottimo terzo posto nel campionato nostrano, alle spalle dei campioni d’Italia del Rovigo e delle solite Fiamme Oro, battendo entrambe le squadre tra le mura amiche dell’Albricci.

Il medesimo risultato è stato ottenuto nella stagione 1963-64, ma questa volta i bianco-celeste hanno perso lo scudetto soltanto all’ultima giornata a causa del 3 a 9 patito nello scontro diretto a Parma. Per colpa di questa sconfitta la squadra napoletana è stata superata in volata proprio dai parmensi e dal Rovigo di Giordano Campice, il quale, grazie ad una migliore differenza punti, ha vinto il torneo. E dire che la terza giornata di ritorno Fusco aveva dimostrato tutto il suo eroismo conducendo i propri uomini alla vittoria contro L’Aquila con una spalla lussata.

Nel frattempo, l’ovale di Fusco volava anche con la maglia della nazionale.

Nel 1964 il mediano di mischia ha realizzato la sua seconda meta internazionale, di nuovo alla Germania Ovest, all’Arcoveggio di Bologna (vittoria per 17 a 3) e poi ha perso 3 a 12 con la Francia in quel di Parma.

Il 18 Aprile 1965 Elio ha sfidato di nuovo i Galletti con la maglia azzurra. Il campo stavolta era quello di Pau, in Aquitania, dove i ragazzi capitananti da Antonio di Zitti hanno visto violare la loro linea di meta cinque volte, compresa una doppietta di Christian Darrouy. Gli italiani sono stati asfaltati 21 a 0.

Quell’anno, però, per il mediano di mischia erano previste maggiori soddisfazioni, perché la Partenope Napoli ha conquistato il primo scudetto della sua storia.

La squadra del presidente Stefano Riccio ha vinto il campionato a mani bassi, finendo davanti la Rugby Roma con sole due sconfitte patite: a Rovigo e in casa con le Fiamme Oro. Il medico Marcello Martone, maglia numero 15 sulle spalle, capitano della squadra, soprannominato 'O duttore, è risultato essere il miglior realizzatore con 107 punti totalizzati, mentre l’ala Vittorio Ambron è stato il principe delle mete grazie alle sue 12 marcature.

Il club napoletano ha bissato il successo nel campionato 1965-’66. Anche questa volta le sconfitte sono state soltanto due (contro le squadre meneghine Amatori Milano e Asr Milano) e Martone, con i suoi 100 punti, ha vinto nuovamente la classifica dei top scorer.

La Partenope, che in questa stagione schierava tra le proprie fila anche Marco Bollesan, ha lottato in vetta alla classifica per tutto il girone di andata con il Petrarca Padova, attuando il sorpasso alla nona giornata, quando ha sconfitto 11 a 6 i rivali all’Albricci nello scontro diretto.

Durante il ritorno è stata la CUS Roma ad inseguire i campani, arrivando a portarsi ad un solo punto di lunghezza. Alla penultima giornata è andato in scena lo scontro scudetto al Flaminio, dove sono arrivati 3000 napoletani a tifare per i loro beniamini. Alla fine i bianco-azzurri hanno vinto 9 a 0, conquistando così il secondo scudetto consecutivo, mentre Fusco ha perso due denti a causa di un pugno; ma questo non gli ha tolto il sorriso.

Il 9 aprile 1966, nella sua Napoli, di nuovo contro la Francia, Fusco ha rappresentato per l’ultima volta la nazionale italiana. Gli Azzurri, ora allenati dalla coppia Sergio Barilari e Mario Martone, con Antonio di Zitti capitano, hanno perso la sfida 0 a 21.

Dopo la conquista dei due scudetti Elio ha disputato altre tre stagioni con la Partenope, che aveva trovato nella Ignis il proprio sponsor, raggiungendo due volte il quarto posto in classifica. Poi, a causa dello scioglimento della Polisportiva, assorbita dal Cus Napoli, nel 1969 il ragazzo è stato costretto a cambiare casacca ed è passato tra le fila dell’Amatori Catania.

I siciliani, neo promossi nel massimo campionato, sono retrocessi in serie B nella stagione 1970/71, per poi risalire subito in A in quella seguente. Fusco vi rimasto sino al 1973, quando a 40 anni ha deciso di appendere le scarpette al chiodo.

Quando nel 1983 è stata rifondata la Partenope, sulla panchina si è seduto Elio Fusco, il quale ha condotto la squadra alla promozione in serie A2 nel 1989 e poi per due volte, nel 1991 e nel 1992, ha perso ai playoff la possibilità di tornare nella massima serie; prima con il Parma, nella partita spareggio, e poi con la Rugby Roma.

L’ex mediano di mischia ha lasciato la direzione tecnica della Partenope nel 1992, per poi riprenderla ancora una volta nella stagione 2002-03, in serie B.

Una volta in pensione, Fusco ha scoperto di avere un cuore “ballerino” e si è sottoposto ad un intervento di bypass aorto-coronarico a Boston. Tornato a casa, l’ex capitano della Partenope ha pensato bene di rinunciare alla dieta e continuare a fumare le sue sigarette.

Purtroppo, a causa di una crisi cardiaca, il 14 ottobre 2009 Elio a passato l’ovale nella sua casa di Napoli all’età di 76 anni. La domenica successiva su tutti i campi da rugby italiani è stato rispettato un minuto di silenzio in suo onore.

Elio e sua moglie Clara hanno avuto tre figli maschi. Il primo, Annibale, ha come secondo nome Rugby. Il minore è Alessandro, anch’egli diventato mediano di mischia della nostra nazionale. Secondo la leggenda, doveva chiamarsi Meta, ma all'ufficio anagrafe non ne hanno voluto sapere. Il figlio di mezzo è Luigi, mentre l’unica femmina è Carolina, diventata campionessa italiana di tuffi per nove volte e medaglia d' oro ai Giochi del Mediterraneo di Spalato nel 1979.

 

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