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"Penso che, quando siamo scesi negli spogliatoi, abbiamo tutti sentito la soddisfazione, la sensazione di soddisfazione, che proviene dall’aver fatto un lavoro al meglio delle proprie capacità." (Davd Loveridge, dopo la vittoria sui British Lions nel 1983)

"Il rugby mi ha aperto le porte ad amicizie in tutto il mondo: cosa si puoi chiedere di più?" (David Loveridge)

Raramente la fama di un giocatore si basa su un'unica prestazione come nel caso del mediano di mischia degli All Blacks David Loveridge. Nel corso di un lungo periodo, tra il 1978 e il 1985, Trapper, questo il suo soprannome, ha regalato un servizio eccezionale alla propria nazionale, ma il culmine della sua carriera è arrivato senza ombra di dubbio nel secondo test contro i British Lions all’Athletic Park di Wellington nel 1983. Quel giorno è stato detto che Loveridge ha prodotto uno dei più grandi spettacoli di tutti i tempi, ma anche senza questa eccezionale performance, il ragazzo con i baffi aveva già fatto abbastanza per essere classificato tra i grandi mediani di mischia mai prodotti dalla Nuova Zelanda, assieme a Chris Laidlaw e Sid Going. Molti pensano addirittura che lui sia stato ancora meglio di questi due campioni per il fatto di avere combinato i punti di forza di entrambi. Il suo passaggio ed il calcio erano di poco inferiori a quelli di Laidlaw e la sua capacità di correre aveva gran parte della spinta di Going.

David Steven Loveridge è nato il 22 aprile 1952 all’Avon Maternity Hospital di Stratford, Isola del Nord della Nuova Zelanda, ottavo dei nove figli di Horace e Margaret Loveridge. Nel 1960 la famiglia ha cambiato casa e si è trasferita in Rugby Road, un nome che ben si adattava alle future inclinazioni di Dave.

Il ragazzo è cresciuto durante l'età d'oro del rugby di Taranaki, con la squadra provinciale che ha mantenuto il Ranfurly Shield per due mandati, nel 1957-1959 e nel 1963-1965. I suoi idoli erano Kevin Briscoe e Roger Urbahn, due giocatori del luogo che avevano raggiunto la maglia degli All Blacks. Nel 1964, all'età di 12 anni, Loveridge ha esordito proprio con gli Amber and Blacks in un torneo scolastico al Rugby Park. Due anni più tardi suo padre lo ha portato a vedere per la prima volta gli All Blacks. Era un test match contro i Lions, all’Eden Park e i suoi idoli in maglia nera hanno vinto con il punteggio di 24 a 11.

L'inizio di Loveridge nel rugby di prima classe, tuttavia, aveva dato pochi segni della sua grandezza. Nel 1973, mentre si trovava a Auckland, dove la banca presso la quale era impiegato lo aveva trasferito, il ragazzo è stato prelevato dal club universitario per comparire nel XV di Auckland. Dopo sole due partite, però, tra cui la dolorosa sconfitta per 3 a 34 contro North Auckland, dove spadroneggiava un certo Sid Going, il ragazzo è stato rapidamente scartato per essere sostituito da John Hart, futuro allenatore della nazionale.

L’anno successivo David ha sposato Janine (con la quale avrebbe avuto tre figli: Matthew, Jonelle e Andrew) ed è tornato a Taranaki per seguire la fattoria di famiglia, con relativo allevamento di suini, nei pressi di Inglewood. A quel punto la sua carriera ha iniziato a spiccare il volo e ben presto è riuscito ad usurpare il posto al veterano numero 9 Dennis Wards. Nello stesso periodo un giovane flanker di nome Graham Mourie è tornato anch’egli a Taranaki da Wellington e questi due campioni avrebbero svolto molte partite assieme, sia a livello provinciale che internazionale. Con Mourie, David ha giocato per i New Zealand Junior nel 1975 contro la nazionale rumena, ma, nonostante la sua ottima prestazione, non è stato scelto per la seconda squadra All Black che nel 1976 ha intrapreso un tour in Argentina.

È stato in quel periodo che Ash Gardiner, un pilone che ha giocato 102 partite per Taranaki, ha affibbiato a David il soprannome Trapper. Il ragazzo aveva capelli lunghi e folti baffi e una sera, durante un piovoso allenamento a New Plymouth, Ash ha esclamato: "Dave, sembri un ratto affogato...anzi, una trappola per ratto.”. Da allora, tolto il topo, è rimasta la trappola.

Nel 1977, finalmente, Trapper ha ottenuto il suo primo trial con gli All Blacks a Wanganui. Nel maggio dello stesso anno il mediano baffuto si è infortunato ad un ginocchio mentre giocava per Taranaki contro i Lions di Phil Bennett.

Nel 1978 Dave è stato incluso dal coach Jack Gleeson nella squadra che ha preso parte al tour della Gran Bretagna come vice di Mark Donaldson.

Il 21 ottobre il ragazzo ha indossato la sua prima maglia con la felce contro il Cardiff all’Arms Park, partita vinta dai neri per 17 a 7. Donaldson era il titolare per quanto riguarda i test match, ma quando questi ha subito una lesione alla caviglia, Loveridge ha guadagnato il suo primo cap internazionale nella sfida con il Galles. Questa è stata la partita che sarà sempre ricordata per la vittoria conseguita solo negli ultimi minuti grazie ad un penalty calciato da Brian McKechnie dopo che il seconda linea Andy Haden si era tuffato a terra durante una touche, fingendo di essere stato spinto. Nonostante questo, David ha giocato con competenza. Nell’arco del tour il mediano ha disputato nove incontri, compreso quello vinto 18 a 16 sui Barbarians, e ha realizzato la sua prima meta al Monmouthshire, sull’erba di Newport.

Durante quel viaggio la squadra neozelandese si è dimostrata molto compatta. Sono nate amicizie e fiorite le personalità dei singoli atleti. Dave era uno dei comici del gruppo, insieme al duo Bernie Fraser e Stu Wilson, soprannominato Ebony and Ivory.

Il nuovo allenatore Eric Watson ha mantenuto Donaldson come prima scelta per gran parte del 1979, anche se per i due incontri casalinghi contro la nazionale argentina Loveridge non solo è stato schierato nel primo XV, ma ha guadagnato pure i gradi da capitano. Il ragazzo ha condotto i suoi uomini a due vittorie e ha schiacciato l’ovale oltre la linea bianca nella seconda gara.

Alla fine della stagione, durante il mini tour in Inghilterra e Scozia, il coach ha inserito in squadra otto nomi nuovi e lo stesso Loveridge ha ottenuto il vantaggio su Donaldson, appropriandosi definitivamente della maglia numero 9. Nel test con la nazionale del Cardo, Trapper, entrato dalla panchina, ha marcato una meta e sul risultato di 10 a 3 ne ha salvata una già fatta con un placcaggio su Andy Irvine. Nello scontro David si è procurato una lesione al tendine di Achille, ma lui, comunque, è riuscito a proseguire il gioco e più tardi ha calciato da 40 metri un ovale che ha mandato Stu Wilson oltre la linea proibita.

Dopo avere mancato le successive sfide non ufficiali, Loveridge è tornato in campo per il test con la nazionale inglese e ha costruito una meta per il seconda linea del Wellington John Fleming, grazie alla quale gli All Blacks hanno trionfato 10 a 9.

Con Graham Mourie e Andy Dalton indisponibili, David ha ricevuto ancora l’onore di guidare gli All Blacks per il tour in Australia del 1980. Purtroppo, nonostante le sue ottime prestazioni, condite da due mete contro altrettante selezioni locali, la squadra ha perso due test match su tre e di conseguenza la Bledisloe Cup. C’è da dire che, prima del terzo, decisivo incontro al Sydney Cricket Ground, i neri hanno subito un grave attacco d‘intossicazione alimentare. Anche se convinto del privilegio che gli era stato concesso nel guidare il suo paese, Loveridge ha dichiarato di avere trovato il ruolo di capitano "molto duro".

Anziché tornare immediatamente in Nuova Zelanda la squadra ha deciso di fare scalo nelle Isole Fiji e questo si è rivelato un errore. Il pittoresco Churchill Park di Nadroga si è trasformato in una scena da film horror. A cinque minuti dal termine, infatti, con gli All Blacks avanti 14 a 6, la folla ha invaso il campo circondando minacciosa l'arbitro Rod Jepsen, reo, secondo loro, di avere penalizzato la squadra di casa. Nel marasma ci è andato di mezzo il pilone del Manawatu Gary Knight, colpito alle costole da un bastone di legno.

Nell’autunno del 1980 David ha preso parte al tour che ha visto gli uomini della Lunga Nuvola Bianca approdare prima in Nord America e poi arrivare in Galles per le celebrazioni del centenario della federazione gallese, con i neri che hanno sconfitto i Dragoni con il punteggio di 23 a 3. Il mediano di mischia ha marcato una meta nel match infrasettimanale contro lo Swansea. Da questo momento, per il resto dei suoi giorni da All Black. Loveridge è diventato una scelta automatica nel mezzo del campo anche se Mark Donaldson era disponibile.

Nel giugno del 1981 gli All Blacks hanno sconfitto la nazionale scozzese in due occasioni: 11 a 4 a Dunedin, dove David ha varcato nuovamente la linea bianca, e poi ad Auckland con il risultato di 40 a 15. Neanche due mesi più tardi in Nuova Zelanda sono arrivati gli Springboks.

Il tour è stato uno dei più controversi nella storia del rugby. A causa della politica di apartheid vigente nel paese, i sudafricani erano stati messi al bando dal Comitato Olimpico Internazionale sin dal 1960. Alcuni sport, però, mantenevano ancora contatti con loro e tra questi il rugby. La rivalità ovale tra le due nazionali era altissima e malgrado l’ostracismo la Nuova Zelanda ha accettato l’arrivo sul proprio suolo dei verdi. Le contestazioni per le strade, durate per l’intero tour, sono sfociate spesso in cariche della polizia con manganellate e arresti. Alcuni campi di gioco, per far sì che la partita potesse andare in scena, erano stati circondati con il filo spinato.

Loveridge ha disputato tutti e tre i test match in programma, con gli All Blacks, ora allenati da Peter Burke, che hanno vinto il primo 14 a 9 e perso il secondo 12 a 24. Quello decisivo per la conquista della serie è andato in scena ad Auckland, dove la protesta contro i sudafricani è sfociata in un lancio da un aereo di bombe di farina e altri detriti sul terreno di gioco. Ad essere colpito è stato ancora lo sfortunato Gary Knight. Stu Wilson ha scherzato dicendo che il pilone era diventato la più grande ciambella al mondo. L’arbitro ha chiamato a se i due capitani, Andy Dalton (che aveva ricevuto l’incarico dopo il rifiuto di giocare da parte di Graham Mourie) e Wynand Claasen, offrendo loro la possibilità di interrompere la partita. La leggenda vuole che i due uomini si siano fissati l’un l’altro con una combinazione di paura e rispetto reciproci e che nessuno dei due avesse intenzione di lasciare il campo. Il match è così ripreso e alla fine i padroni di casa hanno vinto 25 a 22.

A ottobre i Tuttineri sono partiti per un tour che li ha portati a toccare la Romania e la Francia. David ha disputato un totale di sei partite, compresi i due test match con Les Bleus, i quali sono stati entrambi vinti dagli uomini di Peter Burke.

Nel primo di essi, disputato a Tolosa il 14 novembre, il capitano dei Galletti Jacques Fouroux ha deciso di riprodurre gli stessi schemi usati dalla squadra francese del 1977, vale a dire un gioco basato su un pack forte. Purtroppo, alla prima mischia gli All Blacks hanno messo sotto i padroni di casa e gli schemi sono saltati. Il trequarti Allan Hewson ha aperto le marcature nel secondo minuto con un calcio di punizione da 45 metri e poi è arrivato il pareggio da parte dell’apertura Guy Laporte, anch’egli con un penalty. Gli ospiti hanno raggiunto la fine del primo tempo sul punteggio di 10 a 6, dopo una meta di Stu Wilson e un calcio di rimbalzo di Hewson, al quale è seguito un altro penalty di Laporte.

La lotta si è fatta ancora più aspra nella ripresa, durante la quale Serge Gabernet ha calciato tra i pali un drop che ha ridotto lo svantaggio sino al 9 a 10. Gli ultimi punti sono stati segnati alla fine dell’incontro con un piazzato da parte di Hewson, che ha chiuso l’incontro sul punteggio di 13 a 9.

Un Fouroux guidato da uno spirito di vendetta ha deciso di rinnovare la propria squadra in vista della seconda prova, che è andata in scena la settimana seguente a Parigi. Gli All Blacks, invece, hanno inserito solo Paul Koteka e Fred Woodman. Nonostante il forte dominio dei padroni di casa nella fase iniziale sono stati i neozelandesi a far registrare i primi punti con un penalty all’ottavo minuto di Allan Hewson. Gli uomini con la Felce sul petto hanno quindi portato il punteggio sul 9 a 0 grazie ad una meta tecnica trasformata dall’estremo del Wellington, mentre i francesi hanno piazzato un calcio con Laporte. Le due compagini sono andate al riposo sul 9 a 3.

Nella seconda frazione di gioco Hewson ha aggiunto altri tre punti sul tabellino, poi un giovane Serge Blanco ha mantenuto il gap con un piazzato. I neri hanno marcato di nuovo a seguito di un intercetto di Stu Wilson, il quale ha schiacciato l’ovale in mezzo ai pali consentendo al proprio cecchino di portare lo score sul 18 a 9; un punteggio che non è più cambiato sino al fischio finale.

In Romania i neozelandesi hanno trovato un paese bloccato nel tempo, guidato da Nicolae Ceausescu. Durante il soggiorno il pilone Hika Reid ha deciso di scattato qualche fotografia delle attrazioni turistiche, ma è stato avvicinato da un agente del KGB, il quale, indicando un muro di mattoni, ha detto all’All Black: "puoi scattare una foto di questo."

Nel 1982 la Nuova Zelanda ha ospitato i Wallabies, con i quali gli All Blacks hanno disputato tre test validi per la Bledisloe Cup, vincendone due e riportando così il trofeo nella loro bacheca. L’estate dell’anno successivo, invece, ha salutato il ritorno dei British & Irish Lions di Jim Telfer.

Trapper ha disputato tutti i quattro test match contro i Leoni, in coppia in mediana con Wayne Smith. Si è iniziato il 4 giugno a Christchurch, dove gli uomini del coach Bryce Rope si sono imposti per 16 a 12 grazie ad una meta di Mark Shaw. I padroni di casa hanno festeggiato la vittoria anche il 18 giugno a Wellington, surclassando gli avversari con il punteggio di 9 a 0. Quel giorno Loveridge ha messo in scena la migliore prestazione della sua carriera, tanto che Rope ha descritto quella partita come "Trapper's Test". In condizioni climatiche terribili, tra folate di vento e freddo gelido, David ha mostrato ogni aspetto dell'arte di un numero 9, con passaggi accurati, efficaci calci di spostamento e correndo con giudizio. In una partita dove ha preso tutte le opzioni corrette, il mediano ha anche realizzato l’unica meta, aiutando non poco i suoi a conquistare la vittoria. David, però, è convinto che il merito non sia stato solo suo, ma anche del pack, soprattutto della prima linea formata dal tallonatore Andy Dalton e dai piloni Gary Knight e John Ashworth, soprannominati dai media The Geriatrics.

Il terzo test, disputato a Dunedin in condizioni atmosferiche ancora peggiori, ha visto un’altra vittoria dei Tuttineri con il punteggio di 15 a 8 e ha chiuso definitivamente la serie. Loveridge in seguito ha ricordato il clima di quel giorno: “Alan Hewson, Stu Wilson, Bernie Fraser e io abbiamo comprato una muta, abbiamo tagliato le maniche e l’abbiamo indossata sotto i nostri pullover. Era così freddo che dopo il match abbiamo dovuto aiutarci a vicenda per rivestirci."

Non ancora sazi, gli All Blacks hanno negato il punto della bandiera ai britannici disintegrandoli anche nel quarto test con il risultato di 38 a 6.

Il 20 agosto seguente David è sceso sull’erba del Sydney Cricket Ground per disputare l’incontro di Bledisloe Cup vinto 18 a 8. Ormai, soprattutto dopo la serie vinta contro i Lions, non c'era alcun motivo per dubitare che David fosse classificato tra i migliori nella sua posizione in qualsiasi generazione. Alla fine del 1983 il numero 9 con i baffi è stato votato Giocatore Neozelandese dell'Anno da un gruppo di giornalisti e scelto come Taranaki Sportsman of the Year. All'inizio del 1984, Loveridge è stato nominato quale miglior giocatore di rugby al mondo da rappresentanti dei media di tutto il pianeta. Accompagnato da Janine, è volato in Inghilterra per ricevere il prestigioso Jack Marshall Award.

Purtroppo, all'inizio della stagione 1984, durante un incontro tra Taranaki e Queensland, il mediano di mischia si è strappato il legamento del ginocchio e ha messo un'ombra sul resto della sua carriera.

Rientrato in quadra dopo un anno, Loveridge è stato scelto per il tour in Sudafrica del 1985, che poi è stato annullato. Per la maggior parte delle prove di quel anno, però, nel ruolo di mediano di mischia gli è stato preferito l’astro nascente David Kirk, nonostante il ragazzo di Taranaki avesse lottato duramente per riconquistare la forma fisica: i suo sogno era quello di terminare la carriera sul campo.

A ottobre Brian Lochore ha inserito Loveridge nel team che ha intrapreso un tour in Argentina. Il ragazzo ha disputato tre incontri contro squadre di club e anche l’ultimo test contro i Pumas di Hugo Porta a Buenos Aires, il 2 novembre 1985. Il match è sfociato in un pareggio 21 a 21 e Loveridge ha sprecato una meta d'oro. Il 24esimo e ultimo test è risultato essere uno dei meno memorabili della sua carriera.

Nel 1986, a 34 anni, Loveridge è partito assieme ai Cavaliers nel loro tour ribelle in Sudafrica. I neozelandesi hanno giocato quattro sfide, perdendo la serie 3 a 1. Naas Botha è stata la principale differenza tra le due squadre, segnando 73 dei 96 punti degli Springboks.

Subito dopo il ritorno in patria il mediano di mischia ha disputato una manciata di partite per Taranaki prima di lasciare la sua terra per giocare una stagione nel club inglese degli Harlequins. Nei 12 anni trascorsi a Taranaki, Loveridge ha accumulato qualcosa come 136 partite per la provincia.

Una volta appese definitivamente le scarpette al chiodo, Trapper ha allenato la squadra under-23 di Taranaki. Nel 2005, quando si è trasferito a Wellington, si è occupato del XV della Old Boys-Victoria University Club e, in seguito, dell’under 20 degli Hurricanes.

L’ex All Black ha fatto anche parte dello staff della New Zealand Rugby Union e ha partecipato a tre tour con la nazionale giovanile della Nuova Zelanda.

Durante uno di questi, nel 2001, David ha fatto un patto con i propri giocatori: “se vincete le ultime tre partite mi taglio i baffi.” I ragazzi hanno vinto e…. Loveridge è rimasto senza quei baffi che erano stati uno dei suoi segni distintivi.

 

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