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Se un giocatore naturalizzato ha migliori qualità rispetto il locale, è normale che prenda il suo posto; è una delle leggi dello sport.” (Cristian Stoica)

Prova - modifica - Soprannominato il Lomu dei Carpazi, in quanto nativo di Bucarest, Cristian Stoica ha fatto parte della migliore generazione del rugby italiano, quella che ha aperto le porte del Sei Nazioni agli Azzurri. Stoica era un atleta veloce, potente, con una buona propensione ad andare oltre la linea di meta e dotato di un ottimo placcaggio. Inoltre, il ragazzo era abile in qualsiasi ruolo della trequarti e grazie a questo talento ha sviluppato un'ampia gamma di competenze. Quando correva con la palla tra le mani riusciva a causare parecchi danni tra le maglie avversarie, mentre come difensore creava un muro che raramente lasciava passare indenni quei giocatori che hanno provato a sfondarlo.

In dieci anni Stoica ha ottenuto 71 caps per la nazionale azzurra, marcando 11 mete, e ha preso parte a sei partite in Coppa del Mondo, tre in ciascuna delle fasi finali del torneo nel 1999 e nel 2003.


Cristian Alexandru Stoica è nato il 19 agosto 1976 a Bucarest, dove all’età di 8 anni ha iniziato a praticare rugby tra le fila dello Steaua. Tuttavia, a causa della situazione d'instabilità nel paese balcanico in quel periodo, nel 1989 i genitori hanno fatto le valige e sono partiti con lui verso l'Italia. La famiglia Stoica si è stabilita nei pressi di Milano, dove il piccolo rugbista ha dovuto ricominciare da capo.

Nel 1995 Cristian è entrato a far parte del CUS Pavia, ma lui sapeva che poteva ottenere molto di più e l'anno seguente, non ancora ventenne, ha preso il coraggio a due mani, è salito sul bus che porta al capoluogo lombardo e ha bussato alla porta dei campioni d’Italia in carica dell’Amatori Milano, che all’epoca si chiamava Milan Rugby e viaggiava sotto il controllo di Silvio Berlusconi.
I selezionatori meneghini sono rimasti subito colpiti dal ragazzo, in particolare dal suo fisico, in quanto era alto 1,88 metri e pesava 98 chilogrammi. Nonostante questo, però, c’era un grosso problema. Stoica allora giocava apertura e il Milan aveva il ruolo coperto dal mitico Diego Dominguez. Un aiuto per sbrogliare la matassa è arrivato da Georges Coste, l’ingegnere di Perpignan che stava tenendo Stoica sotto sorveglianza, così come altri ventenni da far crescere sino a diventare idonei per la nazionale. Il francese, che si era seduto sulla panchina azzurra nel 1993, quando ha saputo che questo ragazzo rumeno stava tentando la fortuna al Milan, ha deciso che non doveva perdere un tale giocatore. Con il supporto di Coste, l’atleta nato a Bucarest ha ricevuto la maglia numero 12 e ha iniziato a superare record su record.

Il 4 gennaio 1997, dopo solo sei partite nel campionato italiano, George Coste ha fatto esordire il ventenne Stoica in maglia azzurra, inserendolo nel XV che ha affrontato l'Irlanda al Lansdowne Road, on coppia al centro della backline con Stefano Bordon.
Sotto la tipica pioggia irlandese la partita si è aperta con un piazzato dell’apertura di casa Paul Bourke. Il nostro numero 10, Diego Dominguez, ha prima fallito un calcio da oltre 50 metri, per poi rifarsi lanciando il debuttante Stoica nello spazio con un passaggio lungo al largo. L’ovale è arrivato a Paolo Vaccari, il quale ha bucato la difesa andando a marcare in mezzo ai pali. Poco dopo il solito Bourke ha ridotto lo svantaggio irlandese con un altro calcio di punizione. L’Italia era comunque in partita. Giambattista Croci ha conquistato una touche nei 22 avversari, dando avvio all’azione che ha spinto Massimo Cuttitta (che quel giorno era capitano al posto dell'infortunato Massimo Giovanelli) a schiacciare l’ovale oltre la linea. La nostra apertura ha trasformato e poco dopo ha piazzato tra i pali anche il pallone del 17 a 9. Il XV del Trifoglio ha reagito con il tipico orgoglio celtico e, grazie a tre calci di Bourke, ha chiuso il primo tempo in vantaggio 18 a 17.
Chi pensava che nella ripresa l’Italia avrebbe ceduto è rimasto deluso, o sorpreso, a seconda della latitudine cui si guardava la partita. Gli Azzurri, infatti, hanno continuato a macinare gioco e a conquistare terreno, vincendo tutte le battaglie in ruck con gli avanti irlandesi, e sono tornati in vantaggio con un altro penalty del numero 10 italo-argentino, al quale ha subito risposto il suo omologo irlandese.
Dopo qualche minuto per gli uomini di Coste sembrava essere arrivato il momento dell’arrivederci e grazie. Calcio di Paul Bourke in profondità. Sull’ovale si sono avventati Paolino Vaccari e Javier Pertile, ma i due non si sono capiti e hanno lasciato spazio all’ala Dominique Crotty, il quale l’ha portato avanti a calci fin nell’area di meta azzurra, lasciando l’onore di schiacciarlo al trequarti centro Jonathan Bell. L’incubo della solita sconfitta onorevole è cominciato a serpeggiare tra i tifosi italiani. Invece, Alessandro Troncon si è caricato sulle spalle il pack azzurro e ha spinto i propri compagni nei 22 metri avversari. Il mediano di mischia ha fatto uscire la palla da una ruck a 5 metri dalla loro linea bianca e ha lanciato a Dominguez, saltando il primo uomo in sostegno. Diego si è infilato nella spazio e, poco prima di essere placcato, ha ceduto l’ovale a Vaccari che lo seguiva da vicino. Il numero 14 non ha fatto altro che portarla all'interno dell'area di meta per la sua doppietta personale. Dominguez l’ha trasformata e, quando mancavano solo 10 minuti al termine l’Italia era in vantaggio di un punto: 30 a 29.
Gli irlandesi si sono buttati avanti a testa bassa, ma la frenesia non ha permesso loro di andare a punti. Anzi, sotto pressione hanno perso l’ovale a 10 metri dalla loro area proibita, a tempo ormai scaduto. Stefano Bordon l’ha recuperato e gettato indietro. Se si fosse calciato in touche la partita sarebbe finita, ma gli azzurri quella sera volevano fare di più. La palla recuperata da Nicola Mazzuccato è stata ceduta a Carlo Orlandi, il quale, con un funambolico passaggio dietro la schiena, uno di quelli che da un tallonatore proprio non ti aspetti, ha servito Diego Dominguez. L’apertura non ha dovuto fare altro che schiacciare nei pressi della bandierina. La trasformazione della marcatura ha fissato il risultato sul 37 a 29.

A livello di club, in quella stagione il Milan è giunto in vetta alla classifica del campionato italiano. Quindi, ha sconfitto L’Aquila ai quarti ed il Calvisano in semifinale, trovandosi così a disputare la finale il 7 giugno 1997 al Bentegodi di Verona. Di fronte c’era il Benetton Treviso, squadra con la quale i rosso-neri, durante la regular season, avevano vinto sia a Milano che a Monigo.
Quel giorno, però, i veneti hanno avuto la meglio. Una sola meta, quella di Leandro Manteri, contro due dei meneghini (del neozelandese Richard Turner e una tecnica concessa dall’arbitro) ma Lance Sherrell si è dimostrato un cecchino micidiale. Sono stati ben nove i penalties calciati tra i pali dal sudafricano, oltre alla trasformazione, mentre Diego Dominguez, alla sua ultima partita in Italia, si è fermato a quota cinque. Alla fine il risultato è stato di 34 a 29 a favore del Treviso, che si è così fregiato del sesto titolo.

A fine stagione, con l’Amatori abbandonato da Berlusconi, Stoica ha lasciato Milano e ha trovato casa al Racing di Narbonne, in Francia.

Il 18 ottobre, sempre del 1997, il Lomu dei Carpazi ha disputato la sua seconda partita in maglia azzurra, ad Auch contro la Francia, nell’ambito della Coppa FIRA, con i ragazzi di Coste che sono usciti sconfitti 19 a 30.
Nel giorno dell’Immacolata di quel magico 1997, a Bologna sono arrivati di nuovo gli Springboks. Per i nostri colori hanno marcato Vaccari, Francescato e Gardner e gli italiani sono andati al riposo in vantaggio 22 a 20. Poi, nel secondo tempo, hanno subito il ritorno dei campioni del mondo in carica e la gara è terminata 62 a 31 in loro favore

Il 20 dicembre, ancora all'Arcoveggio di Bologna, gli Azzurri hanno battuto nuovamente l’Irlanda. Questa volta è stato un secco 37 a 22, con tre mete realizzate per gentile concessione dei signori Diego Dominguez, Corrado Pilat e Cristian Stoica, contro una subita, quella di Darragh O'Mahoney. È stata questa la terza vittoria sul XV del Trifoglio dei nostri ragazzi, ormai sicuri di essere ammessi al Cinque Nazioni.



L'annuncio è stato dato il 16 gennaio 1998, quando il comitato del torneo più antico del rugby, riunito a Parigi, ha deciso che dal 2000 la nostra nazionale sarebbe entrata a farne parte. A capo della Federazione Italiana era stato da poco eletto Giancarlo Dondi.
Una settimana dopo la storica decisione è arrivata anche la prima vittoria sulla Scozia. A Treviso è finita 25 a 21, un risultato nato da una rimonta dopo che si era sotto 12 a 21 a un quarto d’ora dalla fine, a causa di qualche svista arbitrale. Diego Dominguez ha siglato venti punti con il suo magico piede. Gli altri cinque sono merito di Paolo Vaccari, autore di una meta a due minuti dal fischio finale.
Il 7 febbraio seguente, nel mitico Stradey Park di Llanelli, gli Azzurri hanno sfiorato l’impresa anche con il Galles. Ad un paio di minuti dal termine il risultato era 16 a 13 per i padroni di casa, con Stoica che ha realizzato la sua seconda meta internazionale. Poi ha marcato Gareth Thomas, al quale ha risposto subito Andrea Sgorlon per il 23 a 20 finale.

Il nativo di Bucarest ha superato la linea proibita anche il 18 aprile 1998 a Krasnoyarsk, contro la Russia in Coppa FIRA. Quindi, il 7 novembre, era in campo a Piacenza dove il nostro XV ha sconfitto l’Argentina per 23 a 19, grazie alle mete di Alessandro Moscardi e Carlo Checchinato, al solito piede del nostro numero 10 e ad un pack dominante.

Il 22 novembre successivo a Huddersfield, in una sfida valida per la qualificazione ai mondiali del 1999, per poco gli Azzurri non sono riusciti a fare lo sgambetto agli inglesi. Le due squadre erano già qualificate. In un girone a tre passavano le prime due e la terza contendente, l’Olanda, era stata disintegrata da entrambe (l’Italia ha vinto 67 a 7, con Cristian che ha aperto le danze segnando una meta al 2° minuto). Quando mancavano 7 minuti al termine dell’incontro i nostri ragazzi erano sotto di un solo punto con l'Inghilterra (15 a 16) e sarebbero stati in vantaggio se l’arbitro francese Didier Mené non avesse dichiarato “No Try” su una meta sacrosanta di Alessandro Troncon (il TMO era ancora lontano dall’essere introdotto). A quel punto alla beffa se n’è aggiunta un’altra. Gli inglesi sono scesi nella metà campo azzurra e Rory Greenwood ha schiacciato l’ovale oltre la linea di meta, fissando sul tabellone un falso 23 a 15.

Nel marzo del 1999 Stoica ha giocato una sfida con la Scozia a Murrayfield e una con il Galles a Treviso, entrambe perse dalla nostra nazionale. Poi, il 23 maggio, ha indossato la prestigiosa maglia dei Barbarians, unico italiano invitato assieme a Massimo Giovanelli per sfidare i Leicester Tigers. Per la cronaca, i Baa-baas hanno vinto con il punteggio di 55 a 33.
A giugno Cristian è partito per un tour in Sudafrica con la nazionale.

Nel Paese Arcobaleno gli uomini di George Coste hanno disputato quattro partite, due con gli Springboks, una con South West District e un'altra contro il XV di Boland, ma, privi della mediana titolare Dominguez-Troncon, e del metaman Vaccari, le ha perse tutte con risultati pesanti. Il primo test match con la nazionale sudafricana, a Port Elisabeth, è terminato 74 a 3. Il secondo, che si è giocato al King’s Park di Durban, addirittura 101 a 0. C’è da dire che la squadra sudafricana allenata da Nick Mallett era in un particolare momento di forma e avrebbe stabilito il record di 17 vittorie consecutive, mentre la nostra stava iniziando la parabola discendente.

Alla vigilia della Coppa del Mondo la squadra è stata scossa da un terremoto interno. La Federazione ha preso la discutibile decisione di esonerare George Coste, senza tenere conto di quanto il francese aveva fatto per traghettare gli Azzurri nel Sei Nazioni. Il suo posto è stato momentaneamente affidato a Massimo Mascioletti, vice del CT di Perpignan e allenatore dei trequarti, il quale ha nell’agosto del 1999 ha guidato la squadra ad un torneo quadrangolare di preparazione alla Coppa del Mondo che si è tenuto a L’Aquila. Stoica ha marcato una meta all’Uruguay e un’altra alla Spagna. Poi, ad ottobre, è volato nel Regno Unito per disputare il suo primo torneo iridato.

Durante il mondiale l’atmosfera in seno alla nazionale era piuttosto tesa. Il manager Franco Cimino parlava con Mascioletti solo tramite il Liaison Officer Antonio Zibana. I giocatori, già in lotta con la FIR per gli ingaggi dovuti all’avvento del professionismo, inevitabilmente hanno risentito della situazione ed il torneo è stato un disastro. Le sfide impossibili con Inghilterra e Nuova Zelanda si sono risolte in due asfaltate. Clamoroso il 103 a 3 di Huddesfield per mano degli All Blacks di Jonah Lomu. Qualche cosa di più ci si sarebbe aspettato dalla sfida con Tonga, ma anche in questo caso gli uomini di capitan Giovanelli sono usciti da Welford Road sconfitti 25 a 28, subendo una meta di Isileli Fatani a tempo quasi scaduto.

Il povero Massimo Mascioletti è rimasto in carica sino all’inizio dell’anno seguente, subendo un’onta che non si meritava. A quel punto, in vista dell'esordio al Sei Nazioni, sulla panchina degli Azzurri si è seduto l’ex pilone neozelandese Brad Johnston, che nell’ultimo mondiale aveva portato ai quarti di finale la nazionale delle Fiji, coadiuvato dal samoano Matt Vaea.



Il 5 febbraio del 2000 è il giorno in cui l'Italia ha disputato la prima partita del Sei Nazioni. Il vecchio stadio Flaminio di Roma era trasformato, con le porte del calcio sostituite dagli alti pali del rugby. Di fronte c'era la Scozia, ultima vincitrice dell’ormai defunto Cinque Nazioni. I 15 ragazzi in maglia azzurra sono entrati in campo determinati e si sono sistemati là, al centro del campo, a cantare insieme al pubblico l’Inno di Mameli. Stoica era schierato trequarti ala, perché la maglia numero 13 era affidata a Manuel Dallan.
La partita è iniziata con l’arrembaggio dei pirati scozzesi e hanno mandato oltre la linea proibita Gordon Bulloch, con un probabile passaggio in avanti, ma gli Azzurri si sono visti capaci di ribaltare qualsiasi situazione. La meta subita non era la fine ma il punto di partenza. 38 minuti contro 32 di dominio territoriale, 17 touche contro 12, a dimostrare che la massa di gioco sviluppata dai nostri ragazzi è stata superiore. Diego Dominguez ha calciato tra i pali sei punizioni e tre drop. E poi la meta di forza all’ultimo minuto di Ciccio de Carli, pilone romano entrato dalla panchina. L’Italia ha esordito tra i grandi vincendo 34 a 20.

Il giocatore del Narbonne ha disputato anche le altre sfide di quel torneo, tutte da ala tranne quella con l’Irlanda, quando è tornato a formare la coppia di centri con Luca Martin, ma dopo il successo sugli scozzesi non ci sono più state soddisfazioni per i ragazzi allenati da Brad Johnston. Ce n’è stata però una per Cristian, capace di marcare una meta all’Inghilterra sull’erba del Flaminio: l’unica del trequarti nell'ambito del Sei Nazioni.

In estate Stoica ha oltrepassato anche la linea bianca della nazionale samoana ad Apia, durante il tour che l'Italia ha intrapreso nelle isole del Pacifico. È stata una spedizione disastrosa, con gli Azzurri che hanno perso tutte e quattro le partite da loro svolte: due non ufficiali e due con le nazionali di Fiji e Samoa. A loro discolpa gli italiani possono dire che il tour era stato funestato già prima di iniziare da alcuni episodi spiacevoli. Su tutti, il litigio tra il capitano Alessandro Troncon e Brad Johnstone. Troncky, che all'epoca era tesserato con il Clermont-Montferrand, aveva chiesto di essere escluso dal viaggio in quanto impegnato nelle semifinali del Top 14, ma il coach ha ribadito che l'unico modo per rinunciare era quello di ritirarsi dalla Nazionale. Il mediano di mischia è stato allora costretto ad annunciare il suo addio forzato alla maglia azzurra, cedendo il ruolo di capitano proprio a Cristian Stoica. Nella sfida contro i fijani il "nostro rumeno" ha giocato per la prima volta nel ruolo di estremo.

Nel novembre del 2000 Stoica è tornato a schierarsi trequarti centro nel match che l’Italia ha perso per mano del Canada a Rovigo. Quindi ha indossato la maglia numero 15 contro la Romania a Benevento (sfida vinta 37 a 17) e poi con gli All Blacks al Ferraris di Genova, dove gli ospiti ci hanno asfaltato 56 a 19.

Il Sei Nazioni del 2001 ha visto l’Italia andare in whitewash. Il Lomu dei Carpazi ha giocato tutte le sfide da estremo tranne a Twickenham, dove è stato impiegato al centro della backline.

Il 27 maggio 2001 Stoica ha disputato con il Narbonne la finale di Challenge Cup contro gli Harlequins, al Madejski Stadium di Reading, perdendo 33 a 42. Poco dopo il ragazzo ha lasciato il club francese e, dopo essersi rifiutato di firmare per il Tolosa, si è accasato al Gloucester con un contratto biennale. Il 24enne è stato scritturato per sostituire il campione del mondo australiano Jason Little, il quale si era trasferito al Bristol, ed è stato il primo grande nome arrivato in riva al Severn grazie a Philippe Saint-Andre, coach che intendeva ricostruire la squadra dopo una stagione sulle montagne russe. Al Kingsholm Cristian ha trovato Federico Pucciarello, con il quale aveva giocato per il Narbonne contro gli Harlequins.

A novembre Il ragazzo ha marcato una meta alle Fiji in quel di Treviso, unica partita vinta dagli Azzurri nel trittico di test autunnali (le altre sono state le sconfitte con Springboks e Samoa). Da questo momento Cristian è tornato stabilmente a giocare trequarti centro, ruolo che manterrà sino agli ultimi anni di carriera.

Come il precedente, anche il Sei Nazioni del 2002 non ha fatto segnalare vittorie della nazionale italiana e questo ha sancito l’addio di Brad Johnstone. Sulla panchina azzurra è arrivato un altro neozelandese, John Kirwan, il quale ha introdotto nuove tecniche di allenamento con l’intento di sviluppare la resistenza e la forza fisica. L’ex ala degli All Blacks ha messo in discussione anche alcune figure storiche della squadra, ritenendole non idonee fisicamente; non è stato il caso di Stoica.
Il trequarti del Gloucester ha realizzato una meta alla Spagna il 22 settembre 2002 a Valladolid, mentre una settimana più tardi era in campo a Parma contro la Romania, una sfida terminata con la sofferta vittoria per 25 a 17, arrivata solo grazie ai punti al piede di Gert Peens. Entrambe queste partite erano nell’ottica delle qualificazioni al mondiale del 2003.

A novembre per gli Azzurri sono arrivate due pesanti sconfitte casalinghe contro l’Argentina a Roma (6 a 36) e l’Australia a Genova (3 a 34).

Intanto, dopo soli otto mesi trascorsi in Inghilterra, con 4 presenze in Zurich Premiership, Stoica ha lasciato il Gloucester ed è tornato in Francia, dove ha vestito la maglia del Castres Olympique.



Il Sei Nazioni 2003 sarà sempre ricordato per la prima vittoria azzurra sul Galles. Il 15 febbraio Stoica era in campo a Roma, dove i Dragoni sono capitolati sotto i colpi di una squadra italiana che, dopo due tornei disastrosi, ha finalmente messo in mostra la voglia di giocare e di osare. Che l'Italia volesse stupire lo si è visto sin dall'inizio. Dopo soli 4 minuti c'è stata una valanga azzurra che ha devastato gli argini eretti dai gallesi. Alessandro Troncon si è inventato un sottomano per Denis Dallan, il quale, grazie al sostegno dell’esordiente Carlo Festuccia, è avanzato a testa bassa tra le maglie rosse. Ovale consegnato a Ciccio de Carli, spalle rasoterra e meta. Due segnature in rapida sequenza di Steve Williams e Tom Shanklin hanno messo a nudo la cattiva organizzazione della difesa nostrana, ma ci ha pensato comunque Festuccia a rimettere le cose a posto con una cavalcata in meta che ha concesso il 14 a 14. Il piede di Diego Dominguez (un calcio e due drop) una difesa che nel secondo tempo si è sistemata ed è diventa impenetrabile, la marcatura di Matthew Phillips, neozelandese vestito d'azzurro, hanno confezionato il trionfo. Alla fine è arrivata la terza meta gallese con Dwayne Peels, ma al fischio finale sul tabellone campeggiava 30 a 22: per i nostri si trattava della seconda vittoria nel torneo dopo quella con la Scozia tre anni addietro.
Cristian ha disputato solo un’altra partita di quel Sei Nazioni, contro l’Irlanda al Flaminio, poi si è fermato a causa di un infortunio.

Il 23 maggio 2003 Stoica ha disputato con il Castres la finale dell’European Shield, un torneo di ripescaggio per le squadre eliminate dalla prima fase della Challenge Cup, sconfiggendo i gallesi del Caerphilly per 40 a 12. Poco dopo il ragazzo ha lasciato i Bleu et Blanc, dopo 20 partite e 4 mete, e ha cambiato di nuovo colori accasandosi al Montpelier.

Cinque giorni dopo la finale di European Shield il trequarti è sceso in campo con i Barbarians per affrontare la Scozia, mentre il 31 maggio, sempre schierato tra i Baa-baas, ha preso parte ad una partita contro il Galles. Entrambi gli incontri hanno visto il club ad inviti uscire vincente.

Il nativo di Bucarest è riapparso in azzurro il 23 agosto contro la Scozia a Murrayfield. Quindi, ha giocato una settimana più tardi a Limerick con l’Irlanda e anche il 6 settembre ad Asti, dov’è stata sfidata la Georgia. Tre partite in preparazione all’imminente Coppa del Mondo australiana, che è andata in scena ad ottobre.

Quello del 2003 è stato il secondo mondiale per Cristian Stoica, il quale ha disputato tre delle quattro sfide cui è stata impegnata la nostra nazionale. Dopo avere visto dalla panchina i compagni subire la solita batosta per mano degli All Blacks, il trequarti ha giocato da titolare la sfida che gli uomini di John Kirwan hanno vinto 36 a 12 con Tonga, grazie alle marcature della famiglia Dallan: una di Manuel e due del fratello minore Denis. Una settimana più tardi è arrivato anche il successo per 19 a 14 sul Canada. A quel punto, l’ultima sfida del girone contro il Galles era decisiva per il passaggio del turno, ma a vincere, purtroppo, sono stati i Dragoni, con un 27 a 15 che ha chiuso ancora una volta la porta dei quarti di finale all'Italia.

Nel 2004 Stoica ha giocato tutte le partite del Sei Nazioni, iniziando con le pesanti sconfitte patite da Inghilterra e Francia. Poi, il 6 febbraio, è arrivata la vittoria sulla Scozia al Flaminio. È stato soprattutto un testa a testa tra i calciatori: Roland de Marigny da una parte e Chris Paterson dall’altra. Quindi, la meta di rapina firmata da Fabio Ongaro. A tempo scaduto è arrivata la marcatura degli ospiti segnata da Simon Webster ad accorciare le distanze, ma gli Azzurri hanno condotto in porto un meritato 20 a 14.
In seguito, però, sono arrivate altre due brutte sconfitte per mano di Irlanda e Galles.

Il 21 maggio successivo Cristian è approdato allo Stadio Sergio Lanfranchi di Parma per disputare con il Montpellier un’altra finale di European Shield. Gli avversari erano gli italiani dell’Arix Viadana e la sfida ha visto prevalere il club occitano con il risultato di 25 a 19. I francesi avevano superato nei quarti il Petrarca Padova e in semifinale la Leonessa Brescia.



Il 27 novembre 2004 il Lomu dei Carpazi ha realizzato la sua meta numero 11 valicando la linea proibita degli Stati Uniti a Biella.

L'anno successivo l’Italia ha perso tutte le gare del Sei Nazioni accaparrandosi così il famigerato Cucchiaio di Legno. Questo ha provocato la rottura tra John Kirwan e la FIR. Il neozelandese ha lasciato la panchina della squadra e al suo posto è arrivato il francese Pierre Berbizier. Di quel torneo Stoica ha disputato solo la partita di Murrayfield e poi ha indossato la maglia azzurra a novembre: prima nell’incontro vinto a Prato contro Tonga e poi nella sconfitta per 22 a 39 subita al Ferraris di Genova da parte dell’Argentina.

Nel 2006 il trequarti ha disputato nuovamente tutte le sfide del Sei Nazioni: quattro da estremo titolare e una, il famoso pareggio conquistato al Millenium Stadium con il Galles, toccando l'erba a inizio della ripresa per sostituire Pablo Canavosio (autore di una delle due mete azzurre) nel ruolo di trequarti ala. È stata questa la prima e unica volta nella sua carriera internazionale che Stoica è entrato in campo dalla panchina.

Nel 2007 Cristian non è stato convocato per disputare il Sei Nazioni, ma Pierre Berbizier lo ha voluto con se per il tour in Sud America in preparazione alla Coppa del Mondo nel mese di giugno. I test match sono stati due: il primo a Montevideo contro l’Uruguay, che ha visto gli Azzurri vincere 29 a 5 (con tre mete di Matteo Pratichetti) e l’altro a Mendoza contro l'Argentina, il 9 giugno, con i padroni di casa che ci hanno sconfitti 24 a 6. È stata questa l’ultima partita in maglia azzurra di Cristian Stoica.

Il trequarti ha lasciato il Montpellier nel 2009, con 75 presenze sulle spalle e 70 punti totalizzati. La sua migliore stagione è stata quella del 2004-05, quando ha realizzato 5 mete in 28 partite, tutte da titolare. A quel punto il ragazzo si è trasferito allo Sporting Club Mazamet, squadra che disputava il campionato di Fédérale 1 (la terza divisione francese) ritirandosi nel 2010.

 

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