x

x

"Burgess è il migliore mediano d’apertura che gli All Blacks hanno schierato da diversi anni a questa parte, forse dalla fine della Seconda Guerra Mondiale." (The Times, dopo il secondo test tra All Blacks e British Lions nel 1971)

Mediano d’apertura dotato di grande fantasia e di una corsa straordinaria, Robert Burgess è diventato famoso per le sue lotte all’Apartheid e per essersi rifiutato di recarsi in Sudafrica per giocare contro gli Springboks.

Nato a New Plymouth il 26 marzo 1949, Robert Burgess ha studiato alla Westown School prima di arrivare a Palmerston North dove si è iscritto presso il College Street and Intermediate Normal. Quindi, nel 1962, ha frequentato la Palmerston North Boys'High School, dove ha giocato per il 1° XV dal 1964 al 1966 con altri futuri All Black quali Ian Stevens e John Loveday.

Nel 1967, mentre studiava botanica alla Massey University, il 18enne Burgess è stato incluso nella squadra di Manawatu per l'ultima partita di campionato contro Taranaki ed è entrato in campo negli ultimi venti minuti in sostituzione dell’estremo.

Per tutto l’anno seguente Bob è stato l’apertura ed il calciatore titolare di Manawatu e ha rappresentato anche i Juniors New Zealand e la squadra delle New Zealand Universities in un match contro il Giappone. Il ragazzo ha segnato un totale di 105 punti in quella stagione, 83 soltanto per Manawatu.

All'inizio del 1969 Burgess ha lasciato momentaneamente il rugby per concentrarsi sugli studi. Tornato in campo nel 1970, il ragazzo ha intrapreso una tournée in Giappone con il XV dell’università e ha rappresentato Southland mentre insegnava presso la Southland Boys’High School. Nel maggio del 1970 il ragazzo ha realizzato il suo sogno di essere chiamato a giocare per gli All Blacks, i quali si stavano recando in tour in Sudafrica. Contrario al regime di apartheid vigente nel paese africano, Bob ha declinato l’invito.

Tornato a Massey nel 1971, Burgess ha giocato due partite prima di essere selezionato per la serie di test contro i British Lions di Carwjn James. A dire il vero c'è stata una certa sorpresa quando il 22enne è stato convocato dal ruvido selezionatore Ivan Vodanovich. Il 26 giugno, a Dunedin, la Nuova Zelanda ha perso il primo test contro i britannici per 3 a 9, ma Burgess è riuscito a mettersi in luce come un giocatore di raro talento. Dopo il secondo match, diversi critici hanno dichiarato che l’atleta del Manawatu era il miglior numero 10 All Black da venti anni a quella parte. Il ragazzo è stato eccezionale nella memorabile vittoria per 22 a 12 al Lancaster Park di Christchurch, quando ha realizzato due mete magnifiche e mostrato la sua classe di abile corridore risultando superiore persino al suo rivale Barry John.

Purtroppo, al 65° minuto del terzo incontro, Robert è stato travolto da un pesante placcaggio. Mentre giaceva immobile a terra, attorno a lui si è formato il panico finché J.P.R. Williams, studente di medicina e futuro ortopedico, ha aperto rapidamente la mascella di Burgess per trattenere la lingua che lo stava soffocando. Trasportato privo di sensi fuori dall’Athletic Park, il mediano è stato portato in ospedale, dal quale è stato dimesso due giorni dopo. Il suo rugby, però, per quella stagione era finito.

Nella primavera del 1972 Burgess ha intrapreso un tour all’interno della Nuova Zelanda con All Blacks, allenati da Jack Gleeson, e ha marcato una doppietta al XV delle Counties e un’altra alla sua Manawatu

Nello stesso periodo Bob ha rappresentato North Island prima di essere colpito da una febbre ghiandolare che lo ha escluso dai primi due test contro l'Australia. Il numero 10 si è ripreso in tempo per giocare il terzo incontro a Auckland, terminato con la vittoria dei neri per 38 a 3.

Alla fine della stagione Burgess è partita in direzione Gran Bretagna, per quello che è stato l'ultimo dei lunghi tour: trentadue partite in quattro mesi. Bob ha giocato i test match con Galles, Irlanda e Francia, ma è rimasto infortunato prima della partita con la nazionale scozzese e la sua posizione è stata presa dal suo vecchio compagno di squadra dell’università Ian Stevens, il quale ha anche giocato contro l'Inghilterra. Burgess ha disputato un totale di 19 incontri in quel tour, realizzando un paio di doppiette a British Columbia e Neath and Aberavon, e una meta ciascuna nelle sfide con Ulster, South-Western Counties e Midland Counties-East. Purtroppo, raramente il ragazzo è stato in grado di interpretare il suo stile naturale e spesso è stato costretto a rinunciare alle sue folli corse palla in mano. Per i match più importanti il ​​suo socio in mediano era Sid Going, ma il gioco di Burgess poco si adattava all’imprevedibile meticcio del Northland.

Il Rugby News, nella sua recensione del tour, ha scritto a proposito di Burgess, "Pensate ad una performance e Burgess l’ha fatta in questo tour a volte brillante, a volte confuso, ma mai male. Meglio se abbinato a Colling per il gioco in esecuzione. Mani magnifiche che non gli sono quasi mai mancate. Corsa elettrizzante in velocità. Si sarebbe potuto sfruttare di più il suo individualismo, meno il suo piede." Bob era in campo anche il 27 gennaio del 1973, nella famosa sfida contro i Barbarians che ha visto Gareth Edwards realizzare la più bella meta del secolo.

La partita del 10 febbraio 1973 con la Francia, persa 6 a 13, è stata l’ultima di Burgess con la felce sul petto.

Durante questo tour, prima della partita con l’Irlanda, gli All Blacks hanno visitato Belfast all'apice dei “troubles” tra comunità cattoliche e protestanti: una cosa che nessun’altra squadra internazionale aveva mai fatto. La tensione era alta e Burgess lo ha scoperto prima che la squadra tornasse a Dublino per giocare il test contro il XV del Trifoglio, quando ha ricevuto una lettera dall'ala politica dell'Esercito Repubblicano Irlandese, lo Sinn Fein. Lui è stato l’unico ad averla ricevuta, probabilmente perché la sua posizione contro il Sudafrica era nota a tutti. L’IRA voleva usare gli All Blacks per i loro scopi politici. Durante l’incontro si è udita chiaramente un'esplosione in città. Ai giocatori è stato spiegato dopo che si era trattato di un attentato. La partita è terminata 10 a 10 perché il mediano d’apertura irlandese Barry McGann non è riuscito a trasformare la meta di Tom Grace proprio a causa di quell’esplosione.

Nel 1973, a Massey, Burgess è stato in grado di svolgere il suo gioco naturale con la giovane e intraprendente backline universitaria, che comprendeva gente del calibro di Francis, Blair, Kidd, Hawkins, Rollerson e Innes. Dopo tre partite, lo studente di botanica è partito per la Francia per continuare gli studi. Lì, si è unito al flanker del Manawatu Ron de Cleene per giocare tra le fila del Lyon Olympique Universitaire. A Lione il mediano vi è rimasto sino al 1975 e ha conseguito un dottorato in Botanica. La sua forma era così eccezionale che una stagione è stato votato miglior apertura del campionato francese.

La famiglia Burgess è tornata a Palmerston North nel gennaio del 1976 e Robert ha continuato il suo coinvolgimento nel rugby come allenatore di club fino al 1981 quando ha ritirato i suoi servizi per trascorrere più tempo con la giovane famiglia (è sposato con la scrittrice neozelandese Linda Burgess) e per combattere attivamente l’arrivo in Nuova Zelanda degli Springboks. È un peccato che Manawatu e gli All Blacks non abbiano visto molto di più di Burgess, peccato anche che molti trequarti della Nuova Zelanda non possedessero l'estro fantasioso per il gioco di corsa che tanto gli piaceva, ma, con l'eccezione delle squadre universitarie, così raramente gli è stato permesso di giocare.

Alle elezioni locali del 1998, Burgess si è candidato alla poltrona di sindaco di Palmerston North, classificandosi al quarto posto su 15 candidati.

 

TORNA ALLA PAGINA INIZIALE