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"Se non desiderate essere vittime di bullismo, non chiamatemi.” (Andy Haden)

Haden non può essere visto come un bullo, perché i bulli se la prendono con le persone deboli. Lui, invece, se la prendeva con chiunque. Il bullo non incrocia le spade con qualcuno in grado di combattere. A Andy semplicemente non importava chi avesse di fronte". (Un compagno di squadra di Andy Haden)

Andy Haden era un enorme seconda linea che ha giocato 41 test match con gli All Blacks e altre 76 gare non ufficiali. Estremamente furbo sul terreno di gioco, sempre pronto a raggirare gli arbitri, Andy è stato l'avanti dominante dalla fine degli anni ’70 alla prima metà della decade seguente. In quel periodo, chiunque intendeva battere gli All Blacks si doveva misurare con questo gigante: molto più facile a dirsi che a farsi. La sua tecnica in rimessa laterale era il risultato di ottima tecnica e tanta pratica. Haden era una fonte sicura di possesso per la propria squadra.

Il ragazzo, che ha avuto un passaggio anche in Italia tra le fila della Rugby Roma Olimpic 1930, è diventato famoso anche intrapreso battaglie nei confronti degli amministratori che gestivano il rugby. Il ragazzo ha sconvolto parecchia gente a causa della sua parlata schietta e dei modi di fare rudi, ma ha lasciato un'eredità enorme guidando la carica quando si è trattato di dare l’assalto al bastione del rugby amatoriale e diventando il responsabile del traino del rugby verso il professionismo. La sua influenza ha avuto un profondo effetto sulle carriere dei giocatori di oggi, i quali hanno molto di cui ringraziarlo per i soldi che guadagnano.


 

Andrew Maxwell Haden è nato il 26 settembre 1950 a Wanganui e ha studiato presso il Wanganui Boys' College. Inizialmente il ragazzo aveva deciso di diventare un veterinario, ma quando ha lasciato la sua città natale per la rurale Auckland ha cambiato con gli studi di geologia.

Atleta dal fisico imponente (2 metri per 112 chili) Haden ha iniziato l'attività rugbistica nel 1971 con il Ponsonby, dove ha trascorso tutta la sua carriera provinciale. A Western Springs il seconda linea ha trovato terreno fertile per la sua battaglia contro l’amatorialità del rugby. Fin dai tempi della sua creazione, infatti, il club ha avuto tra le proprie fila personaggi che si sono ribellati contro l'amministrazione e hanno spinto la loro richiesta di ottenere un qualche tipo di ricompensa. L'antenato spirituale di tutti era stato Bob Whiteside, la stella del 1880, ma nel corso degli anni ce ne sono stati molti altri. Tutti quei pionieri, però, alla fine erano stati esclusi dalla squadra, perché la società era così; a chi non si comportava correttamente veniva mostrata la porta. Per Haden è andata in maniera diversa. Quando è stato messo alla porta, lui l’ha presa a calci e aperta di nuovo. Era semplicemente troppo imponente per essere ignorato.

La prima volta che è arrivato a Auckland per la selezione pre-campionato, Haden si è ritrovato con l’auto aperta dai ladri e smantellata in diversi elementi. Così è accaduto anche al training run successivo, quando la sua vettura ha subito un altro furto. Gli oggetti, poi, gli sono stati restituiti tranquillamente, ma il ragazzo, che non era un tipo pragmatico, non si è mai preoccupato di chiudere la sua auto.

Nell’autunno del 1972 l’allenatore degli All Blacks, Bob Duff, ha inserito Andy nell’elenco dei partecipanti al tour di quasi quattro mesi che ha toccato Nord America, Regno Unito e Francia. La sua prima maglia nera è arrivata il 21 ottobre 1972 al Downing Stadium di New York, dove è stato affrontato il XV del New York Metropolitan. Durante il tour il ragazzo di Wanganui non ha disputato i test match (le seconde linee titolari erano Peter Whiting e Hamish MacDonald) ma è sceso in campo in 16 sfide non ufficiali, realizzando una meta al Gwent e una alle Southern Counties.

Nell’agosto del 1973 Haden ha disputato due incontri celebrativi per il centenario della federazione neozelandese contro il New Zealand RFU Presidents XV. Poi, all'improvviso, ha deciso di lasciare perdere tutto e si è trasferito in Europa per le successive due stagioni assieme a sua moglie Trish. Ad Andy piaceva lo stile di vita europeo: ha imparato nuove lingue e visto come il rugby poteva lavorare a favore del giocatore. Il primo anno il seconda linea è stato in Inghilterra, dove ha giocato con gli Harlequins. Quello successivo si è spostato in Italia e ha disputato il campionato di serie A con la Rugby Roma Olimpic 1930 griffata Algida, assieme a campioni nostrani quali Rocco Caligiuri e Ambrogio Bona e all’inglese Dick Greenwood.

Quando è tornato in patria, nei primi mesi del 1976, Haden era ormai diventato un giocatore maturo e indurito. Avrebbe dovuto essere scelto per il tour in Sudafrica, ma alla fine John Stewart ha deciso di lasciarlo a casa; una mossa vista da parte di alcuni come una punizione. Se questo è il motivo, allora è stato un errore, perché gli All Blacks hanno sofferto parecchio con gli Springboks e Peter Whiting avrebbe dato sicuramente di più se avesse avuto il suo compagno di club accanto.

Dal canto suo Haden, tanto per smentire chi lo aveva escluso dal tour, ha avuto una stagione eccezionale. Il seconda linea ha condotto Ponsonby alla conquista del Gallaher Shield con una serie di partite superbe e ha giocato altrettanto bene per Auckland. A ottobre Andy ha intrapreso un tour di successo in Argentina con la nazionale dove ha disputato otto partite, tra cui quella con i Pumas, anche se questa non ha ottenuto l’ufficialità, e ha marcato una meta nella sfida con il Rosario.
A fine anno il ragazzo ha vinto il premio quale New Zealand Player of the Year. È iniziati allora il suo dominio nel mondo ovale, diventando da quel punto in avanti una chiamata certa per tutte le squadre in nero, quando era disponibile.

Andy Haden ha finalmente fatto il suo debutto con gli All Blacks in un match ufficiale il 18 giugno 1977, cinque anni dopo avere indossato la prima maglia con la felce. L’esordio è arrivato nientemeno che contro i British & Irish Lions allenati da John Dawes. I test match sono stati quattro ed il seconda linea di Wanganui li ha giocati tutti quanti.
I neozelandesi hanno vinto il primo test all’Athletic Park per 16 a 12, con tre mete realizzate. I Leoni si sono rifatti una ventina di giorni più tardi a Christchurch, imponendosi per 13 a 9 grazie alla marcatura di J.J Williams e a tre penalties del capitano Phil Bennett. Tutti i 9 punti degli All Blacks sono stati realizzati da Bryan Williams, compagno di Haden al Ponsonby.
A quel punto, però, i padroni di casa hanno conquistato gli ultimi due test. Piuttosto bene il terzo, condotto in porto con un perentorio 19 a 7, con Andy che ha realizzato la sua prima meta internazionale. Sul filo del rasoio il quarto, vinto con il minimo scarto di 10 a 9. Avanti 9 a 6 nei minuti di recupero, gli uomini di John Dawes hanno concesso la meta della vittoria a Lawrie Knight.

A ottobre gli All Blacks hanno svolto una tournée in Francia. Prima, però, gli uomini della Grande Nuvola Bianca hanno chiesto di poter giocare contro l’Italia, per quello che per loro doveva essere una sorta di allenamento in vista della sfida con i Bleus.
Purtroppo gli azzurri in quel periodo erano in Polonia, impegnati nel primo incontro di Coppa FIRA (Elio De Anna, invece, era a Parigi a giocare contro la Francia schierato nel Resto del Mondo, nell'ambito della sfida per il settantacinquesimo compleanno della Federazione francese). Così, il 22 ottobre all’Appiani di Padova, la FIR ha mandato in campo una selezione dei migliori giocatori del campionato (nazionali a parte): c’erano i fratelli Nello e Rino Francescato, il pilone del Padova Pasquale Presutti e tre stranieri, come il sudafricano del Rovigo Dirk Naudè.
Quasi contro ogni aspettativa, il XV del Presidente, questo il nome della selezione, che indossava la maglia bianca con banda blu, ha dato parecchio filo da torcere ai neri di Oceania, con il risultato rimasto in bilico sino alle ultime fasi del match. Alla fine hanno vinto gli All Blacks 17 a 9, con due mete segnate da Graham Mourie entrato dalla panchina al posto di Kevin Eveleigh: la prima viziata da un in avanti del mediano di mischia Kevin Greene, la seconda da una spinta degli avanti dopo una touche a cinque metri dalla linea di meta italiana.

In Francia i test match sono stati divisi equamente tra le due compagini con una vittoria a testa, mentre i sei incontri non ufficiali sono stati tutti conquistati da Haden e compagni.



Nell’estate 1978 la nazionale neozelandese ha conquistato la Bledisloe Cup vincendo due delle tre sfide con i Wallabies. Quindi, nel mese di ottobre, ha svolto il tour in Gran Bretagna con il leggendario allenatore Jack Gleeson ed il capitano Graham Mourie. I due hanno orchestrato le vittorie su tutte e quattro le nazioni ospitanti conquistando così il Grande Slam.

l tour si è aperto con un 10 a 6 nei confronti dell'Irlanda al Lansdowne Road, grazie alla meta del tallonatore Andy Dalton. Quindi, è proseguito con il controverso successo di misura sul Galles a Cardiff, un risultato per il quale ancora oggi i gallesi invocano vendetta. Sebbene l'ala dei kiwi Stu Wilson avesse segnato l'unica meta della partita, il Galles ha dominato il possesso per tutti gli 80 minuti. Quando mancavano ormai pochi giri di lancette al cronometro, con i padroni di casa avanti 12 a 7, gli uomini in maglia nera hanno piazzato tra i pali e si sono portati a distanza di due punti. È stato subito dopo, durante una touche, che le seconde linee Andy Haden e Franck Oliver si sono gettate drammaticamente a terra fingendo di essere state spinte dagli avversari. L'arbitro inglese Roger Quittenton ci è cascato e ha assegnato un penalty che Brian McKechnie ha realizzato. Era il penalty del 13 a 12 con il quale si è chiuso il match. Haden ha affermato successivamente che l'idea era stata sviluppata come un rimedio contro le ripetute ostruzioni dei gallesi ai danni dei saltatori All Black e quando si è tuffato l’arbitro gli ha detto di avere penalizzato per il fallo il suo marcatore, Alan Martin. Le polemiche che sono scaturite sui media i giorni successivi sono state tra le più veementi che il mondo del rugby ricordi. Haden non ha mai negato che i tentativi di imbrogliare l'arbitro erano stati precedentemente programmati, cosa confermata anche dal suo capitano Graham Mourie.

Il terzo incontro è stato il 16 a 6 conseguito nel tempio di Twickenham contro l'Inghilterra, mentre il quarto ed ultimo, quello che ha sancito il Grande Slam, si è giocato a Murrayfield e ha visto una vittoria per 18 a 9, grazie alle mete del centro Bruce Robertson e del Numero 8 Gary Seear, con 10 punti al piede dell'estremo Brian McKechnie.

L'unico risultato negativo per gli uomini di Mourie durante quel tour è stato il famoso 0 a 12 subito ad opera del Munster al Thomond Park di Limerick. All'epoca gli irlandesi erano allenati dal grande Tom Kiernan ed erano una squadra feroce in difesa, con un Shay Dennison famoso per i suoi placcaggi devastanti. Christy Cantillon ha marcato una meta per gli uomini in rosso, con Tony Ward che l'ha trasformata e ha centrato i pali con due drop. Ancora una volta, come accaduto nel 1972 con il Llanelli, gli All Blacks hanno trovato la sconfitta contro una squadra di club.

Nel 1979 i francesi capitanati da Jean-Pierre Rives sono arrivati in Nuova Zelanda e hanno pareggiato la serie 1 a 1. Il 7 luglio i neozelandesi che avevano in Eric Watson il nuovo coach, erano riusciti a vincere facilmente 23 a 9 a Christchurch, ma sabato 14 luglio, anniversario della Presa della Bastiglia, la Francia ha fatto la storia vincendo con il punteggio di 24 a 19 la sua prima sfida in casa dei neri in 73 anni di storia.

Il successivo 28 luglio gli All Blacks hanno perso con l’Australia a Sydney per 6 a 12, concedendo così agli avversari la Bledisloe Cup che detenevano sin dal lontano 1951.

Il tour autunnale del 1979 ha riportato i neri nel Regno Unito. È stato un buon tour, dove spiccano le vittorie contro la Scozia (20 a 6) e di misura sull’Inghilterra (10 a 9). Il 14 novembre, durante la sfida contro gli Anglo-Scots a Dundee, Haden ha ricevuto per la prima volta l’onore di essere il capitano della nazionale.
Alla fine del tour, prima di tornare in patria, gli All Blacks sono passati di nuovo in Italia. Questa volta gli italiani hanno messo in campo tutti i loro effettivi: dal petrarchino Fulvio Lorigiola ai rovigotti Elio De Anna e Stefano Bettarello, dall'aquilano Massimo Mascioletti al pilone della Roma, nonché capitano, Ambrogio Bona, dai fratelli di Treviso Nello e Rino Francescato al livornese Fabio Gaetaniello. La sfida è andata in scena il 28 novembre al Battaglini di Rovigo e gli Azzurri (per l’occasione in maglia bianca) hanno perso con il minor scarto di sempre contro gli All Blacks, 12 a 18, e realizzato la loro prima meta ai neri grazie a Nello Francescato. Gli altri punti italiani sono arrivati dal piede infallibile di Stefano Bettarello, mentre gli oceanici hanno oltrepassato la linea proibita con Murray Mexted e Bernie Fraser.

Nella primavera del 1980 Haden ha preso parte al tour in Australia, dove è stato capitano in due occasioni, contro il XV del South Australia ad Adelaide e quello delle Australian Universities a Brisbane, e ha marcato una meta al Victoria. Il seconda linea è sceso in campo nei tre test match con i Wallabies, i quali ne hanno vinti due e mantenuto nella propria bacheca la famigerata Bledisloe Cup.
Prima di tornare in Nuova Zelanda, la nazionale di Eric Watson si è fermata nelle isole Fiji, dove ha disputato partite contro le squadre di Nadroga e di Suva e una con la nazionale locale. Per queste ultime due sfide Andy è stato di nuovo insignito del ruolo di capitano.

In autunno gli All Blacks hanno viaggiato prima nel Nord America, dove Haden ha valicato la linea proibita del Canada, e poi sono approdati in Galles per le celebrazioni del centenario della federazione gallese.
Nel principato i Kiwi hanno affrontato Llanelli, Swansea e Newport e poi, il 1 novembre, la nazionale gallese al Cardiff Arms Park, vincendo con il punteggio di 23 a 3 grazie alle mete di Graham Mourie, Nicky Allen, Hika Reid e Bernie Fraser.
È successo dopo questo incontro che Haden e Frank Oliver hanno pensato di fare uno scherzo alla torta che doveva essere di primo piano durante la festa del centenario. Il dolce aveva una decorazione verde che rappresentava un campo di rugby, con 15 figure in nero e altre 15 rosse in formazione di rimessa laterale. Nel momento in cui i funzionari hanno visto la torta, due figure in nero giacevano a terra, quelle con i numeri 2 e 4 sulle spalle. È stato un richiamo umoristico ai fatti accaduti durante il test del 1978 a Cardiff, quando le due seconde linee si erano appositamente buttate a terra e avevano guadagnato la punizione della vittoria.

Il 20 giugno 1981 gli All Blacks hanno sconfitto la nazionale scozzese a Auckland con il risultato di 40 a 15. Neanche due mesi più tardi nel Paese della Lunga Nuvola Bianca sono arrivati gli Springboks.

Il tour è stato uno dei più controversi nella storia del rugby. A causa della politica razziale vigente nel paese, i sudafricani erano stati messi al bando dal Comitato Olimpico Internazionale dal 1960. Alcuni sport, però, mantenevano ancora contatti con loro; tra questi il rugby. La rivalità ovale tra le due nazionali, poi, era altissima e malgrado l’ostracismo la Nuova Zelanda ha accettato l’arrivo sul proprio suolo dei verde-oro. Le contestazioni sono durate per l’intero tour, sfociate spesso in cariche della polizia con manganellate e arresti. Alcuni campi di gioco, per far sì che la partita potesse andare in scena, erano stati circondati con il filo spinato.
Sul campo gli All Blacks, ora allenati da Peter Burke, hanno vinto il primo test 14 a 9 e perso il secondo 12 a 24. A quel punto si è disputato quello decisivo ad Auckland, dove la protesta contro i sudafricani è sfociata in un lancio di bombe di farina e altri detriti sul terreno di gioco da un aereo. L’arbitro ha chiamato a se i due capitani, Andy Dalton (che aveva ricevuto l’incarico dopo il rifiuto di giocare da parte di Graham Mourie in quanto contrario all’apartheid) e Wynand Claasen, offrendo loro la possibilità di interrompere la partita. La leggenda vuole che i due uomini si siano fissati l’un l’altro con una combinazione di paura e rispetto reciproci e che nessuno dei due avesse intenzione di lasciare il campo. Il match è così ripreso e alla fine i padroni di casa hanno vinto 25 a 22.

Andy Haden e Franck Oliver


In autunno i Tuttineri sono partiti per un tour che li ha portati a toccare la Romania e la Francia. Andy ha capitanato la squadra in occasione del match contro la Romania del Sud a Costanza e poi anche in due incontri infrasettimanali in terra francese, con le selezioni di Rousillon-Languedoc e di Charentes-Poitou. I due test match contro Les Bleus sono stati entrambi vinti dagli uomini di Peter Burke.

Nel primo test, disputato a Tolosa il 14 novembre, il capitano dei Galletti Jacques Fouroux ha deciso di riprodurre gli stessi schemi usati dalla squadra francese del 1977, vale a dire un gioco basato su un pack forte. Purtroppo, alla prima mischia gli All Blacks hanno messo sotto i padroni di casa e gli schemi sono saltati. Il trequarti Allan Hewson ha aperto le marcature nel secondo minuto con un calcio di punizione da 45 metri; poi è arrivato il pareggio da parte dell’apertura Guy Laporte, anch’egli con un penalty. Gli ospiti hanno raggiunto la fine del primo tempo sul punteggio di 10 a 6, dopo una meta di Stu Wilson e un calcio di rimbalzo di Hewson, al quale è seguito un altro penalty di Laporte.
La lotta si è fatta ancora più aspra nella ripresa, durante la quale Serge Gabernet ha calciato tra i pali un drop che ha ridotto lo svantaggio sino al 9 a 10. Gli ultimi punti sono stati segnati alla fine dell’incontro con un piazzato da parte di Hewson, che ha chiuso sul punteggio di 13 a 9.

Un Fouroux guidato da uno spirito di vendetta ha deciso di rinnovare la propria squadra in vista della seconda prova, che è andata in scena la settimana seguente a Parigi. Gli All Blacks, invece, hanno inserito solo Paul Koteka e Fred Woodman, che hanno preso il posto rispettivamente del pilone e dell’ala. Nonostante il forte dominio francese nella fase iniziale sono stati i neozelandesi a far registrare i primi punti con un penalty all’ottavo minuto di Allan Hewson. Gli All Blacks hanno quindi portato il punteggio sul 9 a 0 grazie ad una meta tecnica trasformata dall’estremo del Wellington, mentre i padroni di casa hanno piazzato un calcio con Laporte. Le due compagini sono andate al riposo sul 9 a 3.
Nella seconda frazione di gioco Hewson ha aggiunto altri tre punti sul tabellino, poi Serge Blanco ha mantenuto il gap con un piazzato. I neri hanno marcato di nuovo a seguito di un intercetto di Stu Wilson, il quale ha schiacciato l’ovale in mezzo ai pali consentendo al proprio cecchino di portare lo score sul 18 a 9; un punteggio che non è più cambiato sino al fischio finale.

Nel 1982 la nazionale della Nuova Zelanda ha ospitato i Wallabies, con i quali ha disputato tre test validi per la Bledisloe Cup, vincendone due e riportando il trofeo in patria. L’estate dell’anno successivo, invece, ha salutato il ritorno dei British & Irish Lions.

Haden ha disputato tutti i quattro test match contro i Leoni, in coppia in seconda linea con Gary Whetton. Si è iniziato il 4 giugno a Christchurch, dove gli All Blacks del coach Bryce Rope e del capitano Andy Dalton si sono imposti per 16 a 12 con una meta di Mark Shaw. I padroni di casa hanno festeggiato la vittoria anche il 18 giugno a Wellington, surclassando gli avversari con il punteggio di 9 a 0. Stavolta oltre la linea proibita ci è finito il mediano di mischia Dave Loveridge. Il terzo test, quello che ha chiuso definitivamente la serie, ha visto un’altra vittoria dei Tuttineri con il punteggio di 15 a 8. Il nativo di Wanganui ha marcato una meta nell’ultimo incontro, disputato nella sua Auckland, anche questo finito tra le mani dei neozelandesi con un eclatante 38 a 6. Haden si può vantare di avere incontrato i Britannici otto volte e di averli battuti in sette occasioni.

Il 20 agosto, sempre del 1983, Andy era in campo nell’incontro di Bledisloe Cup vinto con l’Australia a Sydney per 18 a 8. A quel punto però, un’indagine da parte della NZRFU sul suo status di dilettante, a causa delle royalties ricevute dal suo libro Boots 'n All, e la conseguente sospensione, gli hanno impedito di partire per il tour autunnale in Europa.
Non molto tempo dopo essere stato assolto dall’accusa di ricevere soldi dal gioco, l’agenzia di promozione di Haden, la Sporting Contacts, è stata nominata consulente di marketing per l'Union. Molto strano! Né Auckland né la NZRFU potevano batterlo e neppure l'IRB. Egli era troppo furbo per loro.

Nel giugno del 1984 Andy è sceso in campo nei due incontri casalinghi che la nazionale neozelandese ha svolto contro la Francia, entrambi vinti. A ottobre, invece, ha fatto parte della spedizione che ha portato gli uomini con la Felce sul petto nelle isole Fiji, dove ha marcato una meta al Western XV a Suva.



A quel punto Andy è stato inserito dal nuovo allenatore Bryan Lochore nella rosa degli All Blacks che dovevano affrontare un tour in Sudafrica. Purtroppo, a causa del regime di apartheid vigente nel paese, il viaggio è stato cancellato e la destinazione sostituita con l’Argentina. Questo ha provocato parecchi malumori tra i giocatori, i quali si sono visti togliere l'unica possibilità di affrontare una nazionale di alto livello.
In Sudamerica il seconda linea ha giocato quattro dei cinque incontri in programma, tra cui le due contro i Pumas di Hugo Porta. La seconda di queste, datata 2 novembre 1985 e terminata con un pareggio 21 a 21, è stata l’ultima di Andy Haden con la maglia nera.

Il 1985 è anche l’anno in cui Auckland ha vinto il campionato e poi ha strappato il Ranfurly Shield al Canterbury, dopo che questi l’aveva difeso per tre anni consecutivi. È stata una gara epica, terminata 29 a 28 dopo che i rosso-neri erano sotto 0 a 24.

Il fatidico viaggio in Sudafrica alla fine è stato compiuto nel 1986, nonostante il veto imposto dalla New Zealand Rugby Football Union. I neozelandesi non erano autorizzati ad intraprendere il viaggio, così si sono recati nel paese africano a titolo individuale, portandosi appresso anche mogli e fidanzate per il timore di eventuali ritorsioni nei loro confronti. La squadra ha preso il nome di New Zealand Cavaliers. Il ruolo di allenatore, dopo il rifiuto di Brian Lochore, è stato affidato a Colin Meads, che all'epoca lavorava come selezionatore per la federazione neozelandese, mentre il team manager era un'altra leggenda del calibro di Ian Kirkpatrick. Tra i giocatori più famosi che hanno partecipato alla spedizione c’erano, oltre ad Andy Haden, il capitano Andy Dalton, Craig Green, i gemelli Alan e Gary Whetton, Jock Hobbs, Wayne Shelford e Warwick Taylor.

Il tour è durato un mese e mezzo e ha visto i Cavaliers disputare dodici partite, sette contro formazioni provinciali, una con i Junior Springboks e quattro con la nazionale sudafricana. Gli uomini di Meads hanno vinto tutti gli incontri con le franchigie, tranne uno, quello con il XV del Traansval, e hanno perso tre test con gli Springboks, conquistando soltanto il secondo disputato a Durban con un margine di un punto (19 a 18).
Una volta tornati in patria, la federazione ha licenziato Colin Meads e ha inflitto a tutti i giocatori una sospensione di due incontri internazionali.

L’ultima stagione di Haden, quella del 1986, ha visto la squadra di Auckland mantenere il Ranfurly Shield e arrivare seconda nel campionato nazionale, mentre Ponsonby è diventato il vincitore imbattuto di tutto quanto c’era da vincere. Il ragazzone ha appeso le scarpe al chiodo su una nota decisamente alta.

La carriera di Andy ha abbracciato più di 300 partite, tra cui 117 per la Nuova Zelanda, il terzo più alto conteggio di tutti i tempi, e più di 100 partite con Auckland. Ci sono state un centinaio di gare anche con la maglia del Ponsonby e sette trionfi in Gallaher Shield; una cifra pari solo a quella del pilone samoano Peter “Fats” Fatialofa tra i giocatori del dopoguerra.

Dopo il ritiro Haden è diventato un agente di varie celebrità, inclusi gli All Blacks Frano Botica e Frank Bunce e le modelle Rachel Hunter e Kylie Bax.

Nel 2003 Andy ha annunciato che stava combattendo il cancro dopo la diagnosi di leucemia linfocitica cronica.

Nel 2010 all’ex seconda linea è stata concessa la posizione onoraria di Ambasciatore del Rugby in vista della Coppa del Mondo dell’anno successivo e gli era stato affidato anche il compito di aumentare il profilo del torneo con la sua rete di strutture sportive e di business, ma è stato costretto a dare le dimissioni a causa di alcune dichiarazioni controverse.
Prima ha accusato i Crusaders di attuare una politica razzista con le quote di giocatori polinesiani che lui ha definito "negri". Il commento ha scandalizzato gli amministratori di rugby, indignati per essere stati accusati di razzismo, i quali hanno rivoltato l’accusa contro l’ex giocatore per avere usato la parola "negri". In seguito Andy si è scusato ed il ministro della Rugby World Cup, Murray McCully, lo ha perdonato, permettendogli di mantenere il ruolo di ambasciatore.
Non molto tempo dopo, però, durante una diretta su Sky TV, Haden ha parlato in difesa dell’ex All Black Robin Brooke, il quale era finito sotto i riflettori a causa di un sordido incidente di 12 anni prima che lo aveva visto coinvolto in una relazione extra-coniugale, presumibilmente non consensuale, con un adolescente ubriaca. Andy ha sottolineato il fatto che, secondo lui, alcune giovani donne avevano come unico obiettivo quello di guadagnare popolarità andando in cerca di sesso con gli All Blacks. In pratica, ha dichiarato che le donne che affermano di essere state violentate da stelle dello sport sono in parte responsabili del fatto.

Questa volta il perdono non è arrivato e Haden è stato costretto a lasciare la carica. Lui non ha negato nulla, perché è sempre stato così: ogni volta che ha preso una posizione non si è mai ritirato.

 

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