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E’ uno dei temi obbligati quando si parla di far sviluppare il rugby: portarlo nelle scuole e presentarlo ai bambini già in tenera età. Abbiamo intervistato Cristina Pezzi, pedagogista dello sport e ideatrice del progetto “Insieme per la meta”, che sta già svolgendo con ottimi risultati questa attività nelle scuole del bresciano.

 

Chi è Cristina Pezzi?

Mi sono laureata in pedagogia presso l’Università Cattolica  di Brescia e ho conseguito un Master in pedagogia dello sport. Dal 1989 al 2010 sono stata docente  di scuola secondaria superiore, nel frattempo  ho sempre avuto interesse per l’attività motoria, approfondendo nella mia formazione tutte le tematiche relative  alla psicomotricità e al movimento  in funzione educativa.  Ho sempre pensato che il corpo e il movimento declinato in tutte le sue forme, dal gioco del bambino all’attività fisica e sportiva sono modalità attraverso le quali l’uomo manifesta se stesso ed esprime il suo vissuto , ed esse hanno una forte valenza  formativa  legata alla crescita globale  della persona.”

“Attualmente esercito la professione di pedagogista dello sport, figura poco nota ma che sta assumendo una certa centralità nell’ambito sportivo poiché ci si sta rendendo conto che lo sport deve recuperare la dimensione pedagogica  che lo caratterizza fin dalle origini.  Lo sport è metafora della vita e sua rappresentazione, anche se di questo ci siamo dimenticati per dare spazio agli aspetti performanti, economici e di spettacolarizzazione.”

 

Come lavori nelle scuole?

Sto portando avanti nella scuola primaria un mio progetto che si fonda sulla convinzione che lo sport adeguatamente proposto e sorretto da un chiaro progetto pedagogico può essere un valido  ed efficace strumento educativo a disposizione della scuola delle famiglie e del territorio per  promuovere nelle nuove generazioni valori, educazione, cultura sportiva e sano stile di vita. Il progetto poggia sull idea che solo attraverso la costruzione di una rete  territoriale e un lavoro in sinergia e cooperazione fra le varie realtà responsabili della crescita dei nostri bambini, si possono raggiungere traguardi significativi.”

 

Perché il rugby?

Del rugby sapevo già che fosse uno sport dalle grandi potenzialità educative e che fosse più di uno sport, quasi una filosofia di vita fondata su valori che ne costituiscono il dna.”

“Ho avuto modo di conoscerlo meglio quando nel 2017 stavo organizzando un convegno con gli arbitri calcio di Brescia sul tema: “lo sport per lo sviluppo e la crescita globale della persona”. Lì ho conosciuto Claudio Zanchigiani consigliere per il settore femminile del comitato regionale lombardo, persona molto attenta agli aspetti educativi del suo sport che ha capito il senso di ciò che andavo promuovendo. Ho incontrato poi il grande Mike Gosling che non ha esitato a  darmi una mano nelle fasi iniziali e ora è un riferimento indispensabile nel progetto, persona umanamente  splendida esempio tangibile di quei valori che il rugby  ha in sé. Professionalmente è un educatore sportivo d’eccellenza e con i bambini è  bravissimo.”

“Ultimamente mi sono rapportata anche con atleti e società importanti come le Zebre e Calvisano e devo dire che ho trovato grande disponibilità e condivisione sui temi che sto portando avanti.”

 

Hai avuto difficoltà nel proporre il progetto alle scuole?

Non ho avuto grandi difficoltà come pedagogista perché il rugby non è il fine, ma lo strumento attraverso il quale promuovere la crescita dei bambini. Noi non siamo nella scuola per promuovere il rugby o per insegnare ai bambini a giocare a rugby, siamo nella scuola per educare attraverso il rugby, per sviluppare cultura sportiva  e valori che il rugby rappresenta al meglio. E chiaro che facendo questo facciamo conoscere uno sport e il suo mondo a chi non lo conosceva e devo dire che sono stati sfatati molti luoghi comuni e si è creato molto interesse da parte dei genitori intorno ad uno sport che in questo contesto fa vedere secondo me la sua parte più nobile.”

“Ci sono difficoltà di tipo gestionale e organizzativo per la scuola essendo un progetto annuale continuativo con obiettivi a medio lungo termine, ma a tutto si trova soluzione se si vuole. Il progetto poggia su un sistema di rete e sostegno per una meta comune che sono i nostri bambini, della cui crescita come persone e cittadini siamo tutti chiamati come comunità ad essere responsabili. Dietro al progetto c’è tutto un lavoro di coordinazione e relazione fra le varie parti: scuola, famiglie, società sportive, enti, comunità oltre a un lavoro di relazione e formazione con i docenti e i genitori che è compito mio gestire.”

 

Quali sono le più maggiori soddisfazioni che ti sta dando il progetto?

Le migliori soddisfazioni sono vedere che siamo sulla strada giusta, che i bambini, i genitori e le maestre mostrano interesse partecipazione e gratitudine per ciò che insieme tutti stiamo facendo per i bambini  e per la scuola e le famiglie, vedere che alcuni bambini con difficoltà sono migliorati, che i bambini con grande entusiasmo recepiscono i messaggi educativi che i nostri bravi educatori sanno veicolare  facendoli  giocare con la palla ovale. Negli open day  bambini e genitori giocano insieme con gioia ed entusiasmo e ci ringraziano per aver regalato loro questa occasione di giocare con una palla che fino a ieri non conoscevano e che racchiude in se’ molto più di un semplice gioco.”

 

 

 

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