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Il finale di una stagione sportiva è spesso una situazione senza mezze misure: per la maggior parte delle squadre costituirà un momento della verità dal quale ottenere un giudizio finale su tutto il lavoro svolto. Per alcune altre invece, quelle che hanno visto sfuggire tutti gli obiettivi oppure li hanno già raggiunti, puo’ diventare un’inutile passerella di passaggio verso vacanze più o meno meritate.

In entrambi i casi è molto importante che gli atleti e la loro squadra mantengano valide motivazioni all’ingresso in campo.

Per chi ha ancora degli obiettivi da raggiungere risulterà più facile sentirsi motivati, ma non dobbiamo dimenticare che il finale di stagione porta con se’ anche stanchezza, infortuni e una dose da cavallo di pressione e aspettative, tutti fattori che possono giocare contro le motivazioni razionali che vedono la vittoria in se’ come unico bersaglio da colpire a tutti i costi.

Prendiamo ad esempio la Benetton Treviso. Per la prima volta è in lotta per raggiungere i playoff del Pro14 e le ultime partite sono una più importante dell’altra, “tutte finali”, come ha sostenuto Marco Bortolami in una recente intervista. Questi match arrivano dopo una stagione molto dura, ricca di infortuni e caratterizzata da un’esperienza in Nazionale deficitaria dal punto di vista delle soddisfazioni. La squadra è riuscita però non solo a mantenere costante l’intensità con la quale è andata in campo, ma anche a migliorare sempre di più i meccanismi di gioco, riuscendo a gareggiare almeno alla pari con tutte le migliori franchigie del campionato. E’ proprio questo elemento che ha mantenuto la Benetton sulla cresta dell’onda: la capacità di concentrarsi sul proprio essere squadra e sul piacere della propria prestazione. I risultati sono stati una “semplice” conseguenza di questo processo, con il gruppo ancora più cementato dalla voglia e la necessità di aiutare il compagno Nasi Manu nell’affrontare la malattia che lo ha colpito.

Molto diversa la situazione delle Zebre. La prestazione della franchigia di Parma è andata calando dopo le due sconfitte di fine 2018 con la Benetton e la pausa del 6 Nazioni non ha aiutato. La squadra è arrivata a un finale di stagione ultima in classifica, scarica e con molti infortuni. Trovare le motivazioni per riportare la tensione del gruppo a quella ottimale sembra ormai impossibile, ma è solo un’illusione ottica. Gli atleti e la squadra dovrebbero allenarsi a mantenere costante l’intensità della loro prestazione, costruendola proprio intorno al livello di tensione e pressione ottimali, quei livelli che consentono di raggiungere il massimo rendimento. Conoscere quei livelli è fondamentale, per evitare che si vaghi senza meta tra l’assenza di spinta e aspettative troppo pressanti. Una volta raggiunto quell’equilibrio, gli atleti smetteranno di avere come unico punto di riferimento le vittorie e le classifiche, perché saranno impegnati unicamente a rincorrere se stessi.

In questa ricerca, sempre più atleti si affidano ad App motivazionali. Questi software propongono semplici tecniche mentali per migliorare alcuni aspetti delle loro attitudini. Le App, per quanto ben fatte, hanno due enormi difetti se comparate a un intervento umano. Il primo è che non possono ascoltare ne’ osservare, due momenti fondamentali per poter comprendere e accendere lo sviluppo di un’atleta. Il secondo è che le tecniche in se’, come già evidenziato in un altro articolo, sono inutili e controproducenti quando manca una consapevolezza di base nella conoscenza di se stessi.

 

 

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