x

x

Come si deve comportare il pubblico se vuole che la propria squadra del cuore sia performante al massimo? E’ questa la domanda che ho rivolto a Noa Kageyama, psicologo della performance della prestigiosa Juilliard School di New York dove si formano musicisti, attori e danzatori.

Trovando il tema interessante, Kageyama gli ha dedicato l’ultimo articolo del suo blog (qui il link).

Gli spettatori credono fermamente che un tifo molto caloroso aiuti la propria squadra e il pubblico rugbistico dell’Olimpico non fa certo eccezione. Sapevo che questa convinzione non è sempre giustificata, ma Kageyama è andato oltre, titolando il suo intervento: “Perché un pubblico a favore può paradossalmente condurre a una prestazione peggiore”.

Lo studioso americano cita due studi scientifici molto diversi tra loro che sono giunti alla stessa conclusione, uno sul biathlon (la specialità che unisce sci di fondo e tiro al bersaglio) e uno sull’NBA.

Entrambi le analisi hanno evidenziato che giocare davanti a un pubblico amico fa migliorare la prestazione fisica degli atleti (velocità, forza, resistenza), ma vede peggiorare la prestazione di precisione e accuratezza, soprattutto nei momenti importanti delle partite.

Questo per Kageyama ha a che fare con il controllo dell’attenzione. Più aumenta il numero delle distrazioni esterne alla partita, più un giocatore deve essere preparato mentalmente per raggiungere la sua prestazione ottimale. Deve essere capace quindi di rimanere concentrato sul gesto atletico e tecnico con la maggiore naturalezza possibile, indipendentemente da quello che succede intorno a lui e dalle aspettative del suo pubblico. Perché anche il pubblico di casa può rappresentare una distrazione molto consistente.

In verità, come ho scritto in un altro articolo su come vincere in trasferta, la migliore prestazione che di solito si raggiunge in casa sembra dipendere dalla familiarità dei giocatori con luoghi e situazioni: la calorosità del pubblico non inciderebbe molto secondo gli studiosi.

C’è materia di riflessione. Penso ai match interni della nostra nazionale nel 6 Nazioni, dove si cerca di far di tutto perché il pubblico partecipi alla partita, fino a sentire lo speaker incitare il pubblico dicendo qualcosa tipo: “Facciamoci sentire, i ragazzi hanno bisogno di voi”. Non solo non è esattamente così, ma frasi del genere possono diventare veri e propri boomerang.

 

Foto Alfio Guarise