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Il gioco del rugby è un gioco strutturato, che segue binari ben definiti e trame che tutti gli addetti a lavori conoscono. Ogni squadra è chiamata ad applicare precisi piani di gioco che hanno declinazioni differenziate a seconda che si giochi in attacco, in difesa, in uscita da una mischia o da una rimessa laterale... Se è vero che al giocatore viene chiesta l’adesione completa alle strategie decise a tavolino, si potrebbe essere tentati di limitare la sua creatività individuale, riportandola a una disciplina tattica assoluta.

Il giocatore, garibaldino per eccellenza, dovrebbe solo dire “Obbedisco” e abbassare la testa.

Ci sono due ragioni per cui un atteggiamento del genere, ostile alla creatività e all’improvvisazione, diventa un boomerang.

La prima ha a che fare con le aspettative degli avversari. In un rugby in cui non si lascia niente al caso diventa difficile risultare imprevedibili con un piano di gioco lineare e blindato. C’è riuscita l’Italia di O’Shea in Inghilterra due anni fa con la “fox”, ben sapendo però che sarebbe stato un tentativo difficilmente ripetibile, proprio perché le altre squadre del 6 Nazioni si sarebbero subito preparate a una contromossa.

La seconda ragione ha a che fare con la motivazione delle persone. Per motivarci, giocatori o meno, è fondamentale che ci sia lasciato un minimo margine di autonomia decisionale, la responsabilità definitiva dei nostri gesti. Nessun mero esecutore potrà mai essere motivato a dare il massimo.

C’è allora un modo per allenarsi a improvvisare bene, uscendo dai binari al momento giusto e nel modo giusto? Supponiamo di dover provare una fase di gioco. Proviamolo esattamente come dovrebbe essere sulla carta, curando maniacalmente i dettagli. Poi, riproviamola lasciando più libertà alla squadra, lasciando tutti liberi di percorrere una strada alternativa se ne vedono un vantaggio.

Il messaggio risulterà chiaro: il piano di gioco è una base, ma è responsabilità dei giocatori non applicarlo momentaneamente se si intuiscono possibilità migliori. Sarà un lavoro lungo e faticoso, ma chi avrà la possibilità di lavorare con la stessa squadra per un periodo di tempo consistente la vedrà senz’altro crescere in intelligenza e in maturità.