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Il vantaggio di giocare “in casa” ha sollevato la curiosità degli studiosi sin dagli albori della cultura sportiva moderna. Chi gioca in casa vince più spesso. Perché? E su quali leve si può agire per migliorare la prestazione sportiva delle squadre che giocano in trasferta?

Prima di tutto chiediamo alla statistica una conferma di quanto ho appena scritto. Il fattore campo è significativo per tutti gli sport? Decisamente sì, anche se in alcune specialità incide meno che in altre. Ci sono invece distinzioni che possiamo fare tra sport professionistico e sport dilettantistico? No: vincere in trasferta è più difficile sia per i bambini che per i professionisti molto ben pagati.

Questa ultima evidenza ci porta già a una riflessione. Che ruolo hanno i tifosi nell'aiutare la prestazione della propria squadra? Ragioniamo: se il tifo è di aiuto, una squadra amatoriale che gioca davanti ad amici e parenti dovrebbe avere prestazioni casalinghe peggiori di una squadra professionistica che gioca davanti a centinaia o migliaia di propri tifosi. Non è così. Gli studi indicano che la presenza di incoraggiamento da parte degli spettatori non è un fattore determinante per la prestazione della squadra. Capisco perfettamente: per molti risulterà un'affermazione difficile da digerire. La convinzione che il tifo sia una variabile fondamentale è molto radicata, ma nasce purtroppo dalla falsa impressione che una maggiore “carica nervosa” (cioé un più alto livello di tensione e di autosuggestione degli atleti) sia l'unica chiave della prestazione ottimale. 

Uno studio del Prof. Richard Pollard di un'università californiana ci indirizza invece verso un'altra direzione, più coerente. In questa ricerca che si è svolta nell'arco di 14 anni, Pollard sostiene che una squadra che cambia Stadio ottiene mediamente una prestazione casalinga peggiore, almeno nei primi due-tre anni dal trasferimento. Introduciamo allora il concetto fondamentale per spiegare il “fattore campo”: quello della familiarità. Gli atleti forniscono una prestazione ottimale giocando in casa perché l'ambiente in cui si muovono è loro familiare e la loro concentrazione non subisce distrazioni. Come ho già sostenuto in articoli precedenti, la prestazione ottimale si compie quando l'atleta riesce ad accettare la propria fisiologica tensione e può concentrarsi completamente sui singoli gesti. Questo equilibrio per molti è talmente fragile da potersi rompere anche di fronte a piccoli cambiamenti della vita quotidiana. Come poter minimizzare questo rischio? Come vincere di più in trasferta? Se all'interno di una squadra ci sono ascolto, comprensione e solidarietà, un atleta si sentirà a casa, in famiglia, ovunque si trovi. Lo spirito di squadra sarà in grado di sopperire a tutti le piccole distrazioni legate all'adattamento a un ambiente diverso.

C'è poi un altro fattore accertato che incide nel peggiorare le prestazioni in trasferta: lo stress del viaggio. Su questo punto non serve citare qualche ricerca scientifica. E' abbastanza ovvio che il trovarsi in una buona compagnia, quella dei propri compagni, può aiutare moltissimo a minimizzare questo tipo di stress.

 

Foto Elena Barbini