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In vacanza ho iniziato ad accusare un mal di denti. Niente di spettacolare: accusavo una fitta a un molare durante la masticazione. Al rientro dalle vacanze il dentista mi ha sistemato l’otturazione responsabile del dolore, che è subito scomparso.

Beh, a distanza di più di un mese, quando mastico da quel lato della bocca mi aspetto ancora di sentir arrivare la stessa fitta. Sono portato a masticare dall’altro lato della bocca senza alcuna ragione plausibile.

Questo episodio mi ha fatto riflettere su come il dolore possa rimanere ben impresso nella nostra memoria anche a distanza di molto tempo da quando si è manifestato in modo acuto.

Lo sportivo che subisce un infortunio si trova così a dover affrontare non solo il lavoro fisico necessario per ristabilirsi completamente, ma anche le ansie e le preoccupazioni legate alla paura che il dolore ritorni, che l’infortunio si ripeta, che il danno sia più grave del previsto.

Siamo fatti così.

Il nostro sistema nervoso è infatti programmato per dimenticare solo quei traumi talmente gravi da mettere in discussione la nostra stabilità. In quei casi, i meccanismi dello shock ci preservano, provano ad aiutarci a dimenticare, a dare la giusta importanza a quanto accaduto.

In tutti gli altri casi, il ricordo del dolore viene coltivato accuratamente e custodito in una parte della nostra memoria che permette di recuperarlo con facilità.

Questo meccanismo non aiuta di certo lo sportivo. Se però cerchiamo di ambientarlo all’interno dei nostri meccanismi evolutivi e di sopravvivenza, ci risulterà allora molto più accettabile: ricordare il dolore serve a motivarci a non riviverlo.

Cosa può fare allora lo sportivo per vivere la fase di recupero e di rientro al meglio dal punto di vista mentale?

Prima di tutto, non incolparsi per l’incapacità di rimuovere il ricordo del dolore. E’ del tutto normale non riuscirci, è del tutto normale che scompaia con il tempo.

Sarà anche utile porsi delle piccole sfide giornaliere, cioè comportamenti che vadano esplicitamente contro le nostre impressioni. Se per il mio mal di denti si trattava di masticare intenzionalmente dal lato della bocca dove si trovava il dente incriminato, per l’atleta può magari trattarsi di mettere alla prova la parte del corpo reduce dall’infortunio sforzandosi di “ascoltarne” con attenzione tutte le reazioni, le sensazioni, le risposte.

Ascoltare ci aiuta a conoscere meglio quella parte del nostro corpo che, con l’infortunio, ha subito una trasformazione, un cambiamento. Conoscerla, d’altra parte, ci permetterà di sfruttarla al meglio delle sue nuove capacità.

 

Foto Elena Barbini