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Il cinema si è sempre occupato di sport, perché lo sport permette di condensare i momenti topici delle nostre vite in modo semplice, immediato e suggestivo.

Uno di questi momenti è quello dell'attesa prima della battaglia, il pre partita del Rugby, quel momento ricco di tensione che precede l'apertura delle porte degli spogliatoi e la discesa in campo.

Negli ultimi anni ha creato molte reazioni il discorso che Al Pacino, nei panni di un sofferto allenatore di Football Americano, rivolge ai propri giocatori nello spogliatoio del film “Ogni maledetta domenica” diretto da Oliver Stone.

Le parole di Al Pacino sono obiettivamente suggestive e commoventi. Sarebbero state anche efficaci nel mondo reale? E' lecito chiederselo, visto che girano intorno a due concetti fondamentali, ripetuti più volte nei quasi cinque minuti di scena cinematografica.

Il primo concetto è: “Questa partita è una questione di vita o di morte: vinciamo come squadra o saremo annientati per sempre come individui”. L'allenatore alza al massimo la tensione. E' un'operazione che fornisce la garanzia di indirizzare gli sforzi degli atleti verso la prestazione ottimale? No: il rischio concreto che si sviluppi una forte ansia da prestazione è reale e probabile.

L'altro concetto è il seguente: “Combattete per ogni centimetro, perché sapete che ogni vostro compagno di squadra farà lo stesso quando toccherà a lui”. Si tratta della retorica della squadra, ma   i complessi meccanismi che regolano le relazioni tra gli atleti si costruiscono con mesi di delicato lavoro, non con poche parole prima di una partita fondamentale.

Alcuni giorni fa ho rivisto “Lo chiamavano Bulldozer”. Non avevo mai notato abbastanza il discorso che Bud Spencer riserva ai suoi squinternati giocatori prima del match di Football contro i temibili soldati americani. Chiede innanzitutto: “Paura?”. I suoi atleti rispondono in coro: “Ohi, ohi, ohi, i più forti siamo noi”. A questo punto Bud/Bulldozer ci sorprende. “Chi volete prendere in giro? State morendo dalla paura. Ed è normale, quando si affronta una squadra come quella che stiamo per affrontare”. L'allenatore in questo caso non alza la tensione, anzi: cerca di portare i suoi atleti ad accettarne un livello fisiologico, l'unico modo per portarli anche a concentrarsi al massimo sui singoli gesti (la strada maestra per raggiungere la prestazione ottimale). Bud/Bulldozer rincara poi la dose, dicendo che tutte le difficoltà che i giocatori hanno superato nel passato li hanno resi una squadra: si cresce dunque accettando le difficoltà, non semplicemente auto-convincendosi di essere i migliori e per farlo ci vuole tempo.

Si tratta di film incredibilmente diversi, ma ci offrono spunti molto interessanti. E se dovessi scegliere un allenatore, beh, non avrei dubbi: Bulldozer forever!