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Bella roba il rugby giovanile! E bello, anche se caratterizzato da una ripetitività di fondo che richiama molto da vicino i rapporti di forza e le gerarchie del rugby dei grandi, il Mondiale under 20 che ogni 12 mesi mette a confronto le 12 migliori Nazionali junior del pianeta in una competizione che fedelmente fotografa lo stato di salute e quello di avanzamento lavori dei vari Paesi e movimenti ovali.

Il rugby, sport granitico nelle proprie certezze per definizione, incapace, di negare sul campo differenze conclamate non in maniera strettamente episodica (SA-JAP) e di sovvertire i macro pronostici della vigilia, si concede, quando a giocare e a lottare su ogni pallone sono i più giovani, qualche interessante digressione. Buona per rendere la contesa meno prevedibile e per alimentare la speranza di una palingenesi nella scala dei valori che il buon senso tenderebbe a escludere.

La terza giornata del Mondiale inglese è stata la prima che di sorprese non ne ha riservate. Una poteva arrivare ma non è arrivata da Nuova Zelanda – Galles (girone A), partita combattutissima e assai ben giocata che i nipotini degli Invincibili hanno vinto di stretta misura (18-17). Con ciò concedendo ai Little Dragons qualcosa di più del semplice e scontato onore delle armi. Nell’altra partita del girone l’Irlanda ha marcato (tutta) la differenza esistente fra se e la volenterosa e agguerrita Georgia, imponendosi con un 35-7 che profuma di netto dominio e di palese differenza di livello.

Nel girone B, quello degli Azzurri di Troncon, è arrivata la terza (prevista) sconfitta italiana del torneo. Il punteggio (27-19) fotografa una superiorità scozzese mai in discussione, scalfita a tratti dalla buona organizzazione difensiva del nostri ragazzi, da una superiorità netta in prima linea e dall’efficacia dell’esecuzione del drive in piedi. Negli annali resteranno però i due in avanti su ricezione (poca pressione intorno!) da gioco al piede che hanno generato due mete dei britannici. In entrambi i casi, è bene segnalarlo, le possibilità di “metterci una pezza” c’erano. Ma per prendere uno che corre vero la meta occorrerebbe averne un altro che corra almeno quanto lui e che una volta raggiunto l’obiettivo fosse capace d stenderlo. L’Italia u20 dell’anno di grazie 2016, di una tale merce è drammaticamente sprovvista. Nel big match del B ha prevalso (17-13) l’Inghilterra, che si conferma complesso dotato e discretamente organizzato. Niente di nuovo sotto il sole.

Ordinaria amministrazione del girone C. L’Argentina, dopo aver dormito per il primo quarto contro il Giappone (parziale 0-10) si è svegliata e, dandosi da fare entro i limiti di una ragionata amministrazione delle energie, ha chiuso 39-20 centrando il primo posto in classifica a quota 13. Dietro, il Sud Africa ha disposto (40-31 e faticando assai) della Francia, negando ai Transalpini il bonus e centrando la semifinale come miglior secondo.

A conclusione della prima fase occorre dire che “qualcosa di strano” è pur accaduto. La Nuova Zelanda non andrà in semifinale, condannata (10 punti) a lasciare il posto ai baby Bocks. Gli accoppiamenti che definiranno i nomi della due finaliste usciranno dalle sfide Irlanda-Argentina e Inghilterra-Sud Africa. La finale sarà la riedizione incruenta (incruenta?) della guerra delle Malvinas-Falklands? L’Italia proverà a guadagnare la permanenza nel gruppo dei migliori puntando a battere la Georgia in una partita che si annuncia molto fisica e dall’esito incerto. Dovesse andarci male, cercheremo i punti salvezza nella finale che assegna il posto n.11 contro il Giappone. O la Francia (peggior terza), se i Nippon dovessero imporsi contro pronostico.

 

Giorgio Sbrocco per Rugbymeet

 

Foto Twitter World Rugby

 

Le Semifinali del World Rugby U20 Championship

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