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Abbiamo parlato ieri della possibilità della nascita della World Rugby League, un campionato internazionale che ogni anno coinvolgerà le 12 Nazionali più importanti del mondo del rugby. Al torneo prenderanno eventualmente parte le sei squadre del 6 Nazioni, le quattro del Rugby Championship più Giappone e USA. Queste ultime probabilmente preferite a Samoa, Fiji, Georgia o Romania per meriti legati a sponsorizzazioni e interesse dei media.

C’è qualcuno però che storce un pò il naso davanti a questa proposta innovativa che dovrebbe prendere il via già dal 2020. Alcuni tra i capitani più importanti del Mondo, giocatori di vero spessore come il capitano della Nuova Zelanda Kieran Read, il capitano dell’Inghilterra Owen Farrell e il numero 10 dell’Irlanda Jonathan Sexton hanno preso parola facendo emergere le loro perplessità.

Le tematiche principali della discussione riguardano l’impatto che può avere il Torneo sul benessere fisico dei giocatori e sulle nazioni del Tier 2 che verrano escluse.

Il Consiglio dell’International Rugby Players composto da quasi 40 giocatori si è riunito martedì sera in una conferenza telefonica per discutere della World Rugby League e del potenziale accordo della durata di 12 anni.

Kieran Read “i supporters vogliono vedere del bel rugby, non giocatori affaticati giocare a un livello basso in una competizione nata per racimolare denaro e che non agisce in funzione di giocatori o club.”

Jonathan Sexton “la questione del carico fisico a cui sono portati i giocatori non è mai stata così attuale. Far giocare cinque test match di altissimo livello in cinque settimane consecutive a novembre è impensabile e fa emergere una scarsa comprensione della tensione fisica a cui noi siamo portati”.

Gli fa eco Owen Farrell “la proposta che ci viene presentata al momento non sembra averci considerato correttamente. I giocatori sono molto disponibili a discutere di una nuova stagione globale, ma ciò che verrà deve essere funzionale al rapporto con i club al fine di ridurre lo stress fisico e il rischio infortuni per i giocatori.”

 

Il Consiglio dell’International Rugby Players ha sollevato preoccupazione per il formato proposto, in relazione a:

- Stress fisico per i giocatori dovuto al più alto numero di partite di alto livello in diversi paesi e fusi orari in settimane consecutive

- Aumento dei viaggi a lungo raggio in breve tempo

- Una mancanza di opportunità reali per il progresso delle nazioni del Tier 2

- Aumento dei conflitti tra le richieste dei paesi e dei club e i periodi di pausa della Normativa 9

- Potenziale impatto sulla Rugby World Cup e sul Tour dei  Lions

- La qualità e l'integrità a lungo termine della competizione internazionale

 

Il Consiglio di World Rugby potrebbe arrivare a una fase finale dell'accordo sulla World Rugby League nelle prossime settimane, il che ha sollevato ancora maggiori preoccupazioni nel Consiglio dell’International Rugby Players.

Se veramente Stati Uniti e Giappone si uniranno alle 10 squadre più forti al mondo, che succederà alle altre squadre come la Georgia e alle nazioni delle isole del Pacifico se il Torneo sarà “chiuso” per 12 anni prima di aprire la possibilità di nuove negoziazioni o entrate?

Aayden Clarke, amministratore delegato Pacific Rugby Players: “Ho avuto una riunione con i tre amministratori delegati di Fiji, Samoa e Tonga la scorsa notte e abbiamo parlato dell'impatto che ciò potrebbe avere sui nostri paesi. Qualcuno ha subito pensato che questa sarà la morte del rugby del Pacifico”.