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La Terra di Mezzo non è sempre stata vista come il paradiso terrestre. Il luogo perfetto in cui vivere (tanto da scatenare una bolla immobiliare da capogiro) diremmo, ma tra le verdeggianti colline, i capi di bovini e i litri di birra, anche la patria del rugby (e del Signore degli Anelli) ha vissuto i suoi momenti di forte disagio sociale.

Correva l'anno 1981 (esattamente quarant'anni fa), periodo di piena apartheid per il Sudafrica, a cui la Nuova Zelanda accondiscese... in modo poco piacevole: in occasione della tournèe sudafricana degli All Blacks, la nazionale dell'allora coach Jack Sullivan vietò le convocazioni di giocatori aventi origini Maori. Le polemiche che ne scaturirono furono tali da spingere la New Zealand Rugby Union a disertare futuri match con gli Springboks, fino al 1970.

Ma il dardo era stato scagliato. Quella tournèe del 1960 spinse numerosi Neozelandesi a sottoscrivere una petizione ("No Maori, No Tour"). Quasi 150,000 persone ne presero parte. Da lì la voce si estese e nel 1969 nacque HART, un movimento neozelandese anti-razzista, che si opponeva all'apartheid. Il movimento riuscì, con numerose manifestazioni, a far cancellare il tour in programma in Sudafrica nel 1973. La questione fu aspramente contestata dal governo neozelandese, che riteneva inaccettabile la commistione tra sport e politica.

La situazione si aggravò nel 1976, quando la Nuova Zelanda si recò in tour in Sudafrica, con il beneplacito dell'allora governo conservatore. La goccia fece trabboccare il vaso: 33 paesi africani boicottarono le succesive Olimpiadi di Montréal, ritenendo inaccettabile il comportamento del paese oceaniano, visto un fiancheggiatore della politica segregazionista sudafricana. Il boicottaggiò non sortì effetto: All Blacks e Springboks continuarono a sfidarsi in tournèe; l'allora primo ministro neozelandese Robert Muldoon continuava a sostenere la "non interferenza della politica nei confronti dello sport". Il paese così si spaccò: da un lato i conservatori, a favore della scissione tra politica e sport, dall'altra gli oppositori (molti di origine Maori) che chiedevano la sospensione degli incontri e la condanna della politica di apartheid da parte del governo.

INIZIA IL TOUR

Nel 1977 il governo della Nuova Zelanda dette il via libera al futuro tour del 1981. Il primo ministro Muldoon affermò nuovamente la non interferenza politica nello sport. In molti vedevano nel tour soltanto una forma di propaganda: il Partito Nazionale voleva assicurarsi i voti alle successive elezioni legislative.

Nel luglio 1981 il tour iniziò regolarmente... sotto i peggiori auspici. La polizia organizzò delle squadre di agenti, in assetto antisommossa (la prima volta in Nuova Zelanda) per difendere la squadra sudafricana. Il primo tentativo di interferenza dei manifestanti si verificò a Gibsone, il 22 luglio, quando un gruppo di manifestanti fece invasione di campo. Alcune persone vennero trascinate via da polizia... e dai tifosi. 

Il successivo 25 luglio 350 manifestanti sfondarono una recinzione e fecero invasione di campo al Waikato Stadium di Hamilton. La situazione degenerò: i tifosi dagli spalti lanciavano bottiglie e oggetti vari contro i manifestanti, la polizia era incapace di controllare la situazione. Per di più giunse una voce che un piccolo aereo stesse per sorvolare lo stadio. Il match in programma, tra Springboks e Waikato, venne annullato.

Il 15 agosto al Lancaster Park di Christchurch, Springboks e All Blacks si affrontavano nel primo dei tre test match. Ovviamente nulla partì con il piede giusto. Un gruppo di oppositori riuscì a sfondare il cordone di sicurezza, facendo invasione di campo. Alcuni manifestanti affrontarono la polizia antisommossa all'esterno dello stadio. La situazione si placò quando gli agenti riuscirono a disperdere la folla.

Nel secondo test match, in programma a Wellington il 19 agosto, accadde di tutto. Gli oppositori volevano sabotare la riuscita dell'incontro: vennero danneggiate le strutture per le telecomunicazioni, compresi alcuni ripetitori. Il servizio telefonico e trasmissione dati venne interrotto ma la partita venne mandata in onda, poichè la televisione nazionale sfruttutava una rete secondaria. I manifestanti, per affrontare la polizia antisommossa, si attrezzarono indossando caschi da motociclisti. La polizia circondò lo stadio  con del filo spinato, per scongiurare il tentativo di invasione di campo.

L'ultimo test di Auckland fu il più spiacevole. Ai manifestanti si unirono alcune gang di strada, chiamate Black Power e Mongrel Mob, i cui membri erano giovani di origine maori e polinesiana. Non ci furono invasioni di campo, ma ai primi lanci di fumogeni, seguì un piccolo aereo che sorvolò l'Eden Park, sganciando sullo stadio sacchi di farina.

Quell'estate non è un bel ricordo nel cuore dei neozelandesi, ma fu un momento per il paese di evidenziare le discriminazioni razziali contro i Maori, rapportandole alla politica di apartheid in Sudafrica. Un'immagine nera del paese, ma che è servita... a renderlo migliore.