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A 28 anni David Odiete vive la sua seconda stagione nella Federal 1 francese, dove con la maglia del Dijon sta convincendo tutti a suon di mete.

Alla Nazionale ormai pensa poco. “E' una conseguenza, ho altre priorità”, sostiene David Odiete ormai calato al 100% nella sua avventura ovale in Francia. 7 caps e 1 meta in maglia azzurra, tutti nel 2016, l'estremo cresciuto a Reggio Emilia e passato per Accademia, Zebre, Mogliano, Benetton e Rovigo è uno dei migliori marcatori del Dijon che cerca di farsi largo in Federal 1, l'anticamera dei campionati professionisti francesi.

  

“La scorsa stagione si è conclusa bene ma l'inizio è stato complicato, per il lungo lockdown”, racconta David Odiete, “Eravamo fermi da febbraio e c'era la difficoltà di tenersi in forma autonomamente. Una situazione atipica per uno sportivo professionista, per cui nel frattempo mi sono dedicato a concludere l'esame della laurea magistrale, in Scienze della Nutrizione. Poi ho dovuto riprendere il passo rapidamente, oltretutto arrivando un mese dopo i compagni per intoppi burocratici”.

 

Per il club che periodo è stato? “La Federal 1 si basa sugli spettatori alle partite, a differenza di Top 14 e Pro D2 che incassano molto dai diritti televisivi. Hanno fermato per due mesi l'attività accedendo ai sussidi statali e da gennaio il campionato è stato riprogrammato per avere lo stesso numero casa e fuori, perciò con qualcuna abbiamo giocato solo una volta. Poi è andato tutto per il meglio, abbiamo vinto le partite in casa e ho segnato tanto, divertendomi molto”.

 

Quest'anno com'è partito? “Sembra tutto più vivibile, speriamo non ci siano più problemi. Dopo una buona pre-stagione, del blocco di partite di settembre ho giocato le prime due con Albi e Angoulem, formazione scesa dal Pro D2 contro cui ho segnato contribuendo a vittoria importante. Poi ho saltato tre match per un risentimento muscolare e sono rientrato con Massy: è andata bene personalmente, perché ho fatto due mete, peccato che abbiamo perso dopo essere stati avanti 20-3. Siamo in medio-bassa classifica ma in realtà con uno o due match vinti ti ritrovi in zona playoff, con due sconfitte a lottare per la retrocessione”.

 

Trasferirsi in Francia è una scelta che rifaresti? “Sì, sono soddisfatto della mia decisione. Sono arrivato qui a Digione in un anno particolare, segnato dal covid, e la possibilità di giocare all'estero è sempre stata tra i miei obiettivi. Ho colto un'opportunità. Inoltre in Francia con la pandemia sono state garantite molte più tutele sui contratti degli sportivi”.

 

Che livello di gioco hai trovato in Federal 1? “Il campionato da federale è diventato nazionale: come se da quattro Top 10 le prime tre di ogni girone formassero questa nuova categoria. Tutte le partite sono molto più interessanti e tecnicamente valide, a un livello di tensione agonistica che in Italia c'è solo per un Rovigo-Padova mentre qui è una costante. E' come fare una decina di partite da playoff in più: mi ha aperto un mondo simile a quello che in Italia si vive solo nelle franchigie”.

 

Alla Nazionale pensi ancora? “Sono nel pieno della mia carriera, ho tanta voglia di dare e ci sono giocatori più maturi di me che hanno ritrovato la Nazionale: legittimo sperarci sempre. Ma non è una mia priorità adesso e credo sia giusto così. La convocazione rimane una conseguenza più che una motivazione. In primis cerco di fare bene in allenamento, di essere selezionato per la domenica, di esprimermi al meglio in partita. E poi incidono tantissimi fattori: le persone con cui giochi, gli avversari, gli allenatori, gli infortuni. Non è un pensiero a cui badare, almeno per me”.

 

Ti trovi bene a Digione, la consiglieresti a un turista? “Assolutamente sì. Mi ha sorpreso, è il capoluogo della Borgogna e ha tanto da offrire, sotto molti aspetti. E' a grandezza d'uomo, artisticamente interessante, non eccessivamente dispersiva ma neanche troppo piccola. Una città davvero vivibile. E si mangia bene, con una tradizione gastronomica diversa da quella italiana ma importante e piacevole, pensavo di soffrire di più la mancanza dei sapori di casa”.

 

Dell'Italia cosa ti manca? “Forse il meteo un po', vorrei fosse un po' più caldo, ma l'ambientamento rimane positivo. Abito tra il centro città e lo stadio con le strutture dove ci alleniamo, quindi vivo una buona routine. Direi che gli affetti sono l'unica cosa che mi manca veramente”.

 

 

 

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