L'italo brasiliano Matteo Dell’Acqua e l’esordio con i Maori All Blacks
Nella finestra internazionale di Test Match, oltre alle grandi sfide che hanno visto impegnate le nazionali europee, c’è stato anche uno storico incontro tra il Brasile e i Maori All Blacks. Il Brasile è una realtà in forte ascesa nel mondo del rugby ed ha affrontato il test match più impegnativo della sua storia proprio contro i Maori lo scorso 10 Novembre allo Estadio do Morumbi di San Paolo davanti a 34.000 spettatori. I brasiliani hanno ceduto 3-35 in un match che alla vigilia poteva sembrare proibitivo per i verde oro allenati dall’argentino Rodolfo Ambrosio.
In campo dal minuto 45 l’italiano Matteo Dell’Acqua, seconda linea cresciuto a Lainate in provincia di Milano e in forza al Valorugby Emilia. Dell’Acqua ci racconta il suo esordio:
“E’ stata un partita molto combattuta fisicamente, ancora ci mancano un po di capacità individuali di scelta e di skills. Col passare dei minuti i Maori All Blacks sono cresciuti e ci hanno messo in difficoltà sopratutto in touche e maul”.
In mischia però avete saputo dire la vostra (guarda il video)
“Storicamente la forza del Brasile è nella mischia, i piloni hanno fatto un ottimo lavoro. Il capo allenatore Rodolfo Ambrosio e l’allenatore degli avanti Eduardo sono argentini e tengono molto a figurare bene in mischia chiusa.”
Raccontaci cosa hai provato davanti alla Haka dei Maori All Blacks.
“In settimana eravamo tutti molto tranquilli, l’atmosfera era rilassata ma quando è arrivato il giorno della partita tutto è cambiato. Durante la Haka ero carichissimo come lo sarebbe stato chiunque altro. E’ stato un momento unico che porterò con me per sempre.”
Avete affrontato la Haka con una insolita formazione a “catena”(guarda il video).
“Si, è una formazione di guerra dei Tupis, gli indigeni brasiliani. Si tratta di una formazione intimidatoria che usavano questi popoli durante le battaglie nell’Amazzonia.”
A che livello è il Brasile rispetto al Top12 italiano?
“Fisicamente il livello è pari al Top12 o ai campionati minori europei come il ProD2 francese. A livello tecnico invece c’è differenza. In Italia si guarda molto alle strutture mentre qui adottiamo un gioco molto più veloce ma anche molto più improvvisato.”
“Ciò che ti fa dare di più è la motivazione che per noi era altissima. La partita con i Maori è stata una vera e propria festa per tutto il rugby. Penso che nel giro di 10 anni il Brasile diventerà una buona realtà a livello mondiale.”
Prossimi obbiettivi con il Brasile?
“Spero di tornare il prima possibile per giocare una o due partite dell’American Championship che si terrà tra Febbraio e Marzo. E’ l’equivalente del 6 Nazioni europeo”.
Ora che hai giocato per il Brasile sei diventato straniero per il campionato italiano?
“No, non sono considerato straniero perché il Brasile è 28° nel Ranking mondiale. Per regolamento se giochi con una nazionale al di fuori delle prime 20 del Ranking non si perde la formazione italiana. Ovviamente però non potrò più giocare con l’Italia.”
Il tuo Valorugby sta andando forte, è secondo in classifica e sabato affronta i campioni d’Italia del Petrarca in uno scontro al vertice.
“Ho seguito dal Brasile in streaming l’ottima vittoria con la Lazio. Sabato abbiamo la sfida più importante del campionato. Il gruppo sta bene ed è motivato. Andremo a Padova per fare la nostra partita.”
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