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Lo studio è stato condotto in collaborazione con l'University College di Londra, e i risultati sconvolgenti iniziano a preoccupare gli stessi giocatori. Il presidente della Rugby Players' Association Damian Hopley parla di "fuga di giocatori", mentre numerosi dirigenti puntano sulle iniziative di sicurezza.

Tutto è partito dallo studio Drake Rugby Biomarker, che ha condotto degli esami tramite risonanza magnetica, su 44 giocatori professionisti, nel periodo compreso tra il 2017 e il 2019. Le scansioni sono state condotte su 41 giocatori e 3 giocatrici. Nel 23% dei casi sono state riscontrate anomalie nella materia bianca cerebrale.

Inutile nascondersi dietro al dito! L'entità degli impatti cerebrali deve essere valutata in tempo reale.

In merito, il neurologo Richard Sylvester ha dichiarato: "Il rischio di infortunio alla testa tra i giocatori al momento è sconosciuto e sta causando ansia tra i giocatori attuali e quelli in pensione."

La Rugby Football Union è già pronta ad investire 2,5 milioni di sterline in misure di sicurezza. L'obiettivo è: ridurre le commozioni cerebrali, sostenere gli ex giocatori vittime di concussion, mediante esami che valutino la salute cerebrale post-carriera.

Dalla prossima stagione di Premiership saranno obbligatori nuovi "paradenti intelligenti", capaci di ridurre il rischio di traumi. Harlequins e Bristol Bears hanno già presentato una tecnologia di supporto, che sarà utilizzata durante le partite, per monitorare gl impatti alla testa in tempo reale.

 

 

 

Foto keo.co.za

 

 

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