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MA SI POTEVA O NON SI POTEVA? (andare a cacciare la palla)

Lasciamo pure a Eddie Jones la convinzione che domenica 26 febbraio a Twickenham NON si sia disputata una partita di rugby. Ha il diritto di pensarlo e anche di dirlo. Io, per esempio, credo che la terra sia piatta. Convinzione che tengo per me e non ho mai inteso rendere pubbliche, perché non sono l’allenatore dell’Inghilterra e non ho mai arbitrato.

Helenio Herrera, un suo pari quanto a rilevanza e peso specifico nel mondo dello sport di alto livello, ai tempi della panchina romana, quando perdeva in casa, concludeva il suo intervento in sala stampa invitando il suo presidente “a pagare ai ragazzi il premio partita come se avessero vinto. Dal momento che tanto bene hanno giocato e tanti torti hanno subito nel corso della partita”. Fosse stato a Napoli (napoletano di suo lo era già) avrebbe applicato lo schema “Chiagni e fotti”. Perché tutto il mondo è paese e anche dalle parti di Twickenham sanno che la prima cosa da fare dopo aver inavvertitamente (altrimenti trattasi di coprofilia) addentato un panino alla m.... è correre a lavarsi i denti.

Detto di Mr Eddie Jones e dei suoi problemi (uno su tutti: adesso sa che non dispone di giocatori intelligenti e deve decidere se si tratti di un bene o di un male), resta da chiarire il particolare della gestualità dell’arbitro Poite e delle sue braccia alzate. Secondo Vittorio Munari erano il segnale che autorizzava a intervenire sul mediano di mischia o addirittura sulla palla libera a terra.

“Le braccia alzate dell’arbitro stanno a indicare che nulla di contrario al regolamento si è sostanziato sul campo a opera dei giocatori e che, in forza di ciò, il gioco può continuare. Gioco aperto, insomma” spiega Gianpaolo Celon, già presidente CNAr. “Non è” chiarisce l'ex dirigente e internazionale padovano “un liberi tutti generalizzato. Significa – insiste – che si può continuare a giocare. Ovviamente nel rispetto delle regole. Che nel caso della partita di ieri non erano quelle del fuori gioco da ruck, dal momento che di ruck non se erano formate, ma quelle che disciplinano l’intervento sui punti di collisione placcato – placcatore”. Gli Azzurri, in pratica, in regime di “braccia alzate”: “Non avrebbero potuto intervenire sul pallone nei pressi del punto di collisione provenendo dai lati né dal campo degli avversari. Perché per accedere a quella zona tutti sono tenuti a passare attraverso il gate”. Volendo vivisezionare il regolamento resta da dire che esso descrive minuziosamente la zona che deve intendersi “di collisione” in senso stretto. Essa ha una larghezza/ingombro (ampiezza del gate) determinata dallo spazio occupato dall’insieme di placcato e placcatore a terra e la profondità di “un braccio”. Cosa accade (e a Twickenham almeno un paio di volte è accaduto) se la palla supera la distanza di un braccio dal placcato/placcatore a terra? A norma di regolamento essa diventa giocabile. E perciò a disposizione del più lesto a intervenire. In questo senso l’invito di Vittorio Munari ad “andare sulla palla”, espresso con toni anche accalorati e partecipi nel corso del suo commento televisivo, che (più di) qualche perplessità ha generato anche in ambiente arbitrale, sembra avere un senso. 

 

La tattica difensiva adottata daglia azzurri in Inghilterra - Italia:

 

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