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La Haka, la famosa danza pre partita della nazionale neozelandese sta perdendo il suo fascino, la sua sacralità. Oggi con la crescita esponenziale dei media la Haka non è più una novità, un avvenimento che precede ogni partita della nazionale di rugby più forte al mondo. In effetti gli All Blacks giocano una media di 14 partite all’anno e c’è chi si chiede se la famosa danza nata dai Maori, gli originali abitanti della Nuova Zelanda, abbia la necessità di continuare ad esistere. La polemica come penna ultima porta la firma di Peter Bills, giornalista irlandese del The Jersey, “danzano e si scaldano i muscoli mentre noi restiamo freddi e perdiamo la concentrazione”.

La Haka è stata introdotta per la prima volta dalla Nuova Zelanda nella tournée britannica del 1888, da allora è passato un secolo e mezzo.


“Era il nostro biglietto da visita, il modo per raccontare le nostre radici. Che orgoglio. La facevamo solo nelle partite giocate all'estero, la tradizione è andata avanti cent'anni. Poi coi primi mondiali ci siamo messi ad eseguirla anche negli incontri casalinghi: e col tempo ha finito per perdere il suo 'mana', la forza sovrannaturale” dichiara Kees Meeuws, le parole dell’ex pilone All Blacks vengono riportate da Massimo Calandri su La Repubblica.

John Kirwan, ex ala All Blacks ed ex CT della Nazionale italiana risponde: “sono solo gli avversari quelli stufi: stufi delle nostre vittorie. Nessuno potrà mai impedirci di eseguire la haka prima di una partita. È la storia della nostra nazione. Del rugby.”
A novembre la Nuova Zelanda affronterà l'Italia a Roma: come pensate ci resterebbero i 72.000 dell'Olimpico privati della haka?”.

Questione di rispetto, spiega Kirwan. “Nei confronti della mia famiglia, del mio passato. Delle radici maori della terra che rappresento. Dell'avversario, che deve guardarci negli occhi ed accettare la sfida: è un modo per dire che siamo pronti alla guerra sportiva, e che faremo di tutto per batterlo”.

Negli anni molte squadre hanno risposto alla Haka a loro modo, da brividi quella del Galles volta quando al Millennium nel novembre 2008 rimase per minuti immobile, i Dragoni sembravano delle statue ferme dopo la fine della Haka, tanto che gli All Blacks tornarono sui loro passi per continuare il faccia a faccia. Il pubblico di Cardiff si infiammò, momenti che rimarranno per sempre nei nostri occhi. E poi quella volta a Marsiglia, esordio della Coppa del Mondo 2007, quando l’Italia capitanata da Marco Bortolami seguendo uno sciagurato consiglio del ct Berbizier, si strinse in cerchio e voltò loro le spalle. Il gesto scatenò la rabbia orgogliosa degli All Blacks che ci rullarono 76-14, 5 le mete dei tutti neri nei primi 20 minuti.

La Haka negli anni non è rimasta la stessa, ha subito diverse evoluzioni, la più importante il 28 agosto 2005 quando venne eseguita per la prima volta la versione più “aggressiva” della haka, la Kapa O Pango, che termina con il gesto dello sgozzamento intimidatorio.

Oggi TJ Perenara ha guidato la tradizionale Haka “Ka Mate” contro l’Australia (la Haka è solitamente guidata dal giocatore Maori più anziano ndr). Noi di Rugbymeet come ogni volta abbiamo osservato i più forti al mondo ergersi battendo piedi e mani, urlando e sfidando con gli occhi gli avversari di turno, anche dopo averla vista centinaia di volte, non abbiamo cambiato canale.

 

Foto Alfio Guarise