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Francesco Minto, nato a Mirano il 20 maggio 1987, si è trasferito in Inghilterra per iniziare la sua nuova carriera da allenatore. In carriera l’ex terza linea ha disputato 4 campionati di Super10 (prima si chiamava così la massima serie) con l’Overmach Rugby Parma per poi approdare alla Benetton Treviso con cui ha disputato 8 stagioni, dal 2010 al 2018, giocando 88 partite e segnando 6 mete. 39 i caps con l’Italia di cui uno da capitano. L’ultima stagione Minto la ha vissuta a Firenze dove ha intrapreso il ruolo di allenatore delle touches e del movimento generale della difesa dei Medicei nel doppio ruolo di allenatore/giocatore. L’intervista:

 

Hai deciso di appendere gli scarpini al chiodo a giugno per diventare allenatore, che squadra e in che serie allenerai in Inghilterra?

“Sto seguendo l’Accademia di Ealing, ci alleniamo presso gli impianti della Brunel University di Londra. Io faccio da assistente al capo allenatore Gareth Rise, lui segue la gestione dei giocatori, alcuni fanno parte dell’accademia senior e avranno l’opportunità di giocare con la prima squadra. La loro settimana vede allenamenti il lunedì e il martedì, il mercoledì la partita, giovedì tornano al club con cui giocano il sabato, mentre il venerdì mattina saranno ancora in università per seguire un’altra sessione di allenamento in ottime strutture, indispensabili per la loro crescita. Giocando sia con l’accademia che con il club hanno maggior opportunità di fare minutaggio.”

 

Che ruolo hai nello specifico?

“Mi hanno inserito a fianco dell’allenatore della prima squadra che segue gli avanti dell’accademia, con lui faccio le touche e tutto il lavoro sul breakdown. Gli allenatori si cambiano spesso i ruoli, ma io per ora sono partito dagli avanti e poi a dicembre mi daranno altre opportunità per imparare al meglio il ruolo dell’allenatore a 360 gradi.”

 

Cosa pensi di questo primo periodo con l’Accademia di Ealing?

“Questa scelta è stata molto buona. A Firenze facevo touche e difesa, dunque è un lavoro che ho già fatto, penso che imparando bene la lingua e i loro meccanismi potrò uscire da questa esperienza solo che più preparato. All’interno del club c’è grande collaborazione e c’è bisogno di tutti.”

 

Cosa ti è rimasto dal Top12? Com’è stato il livello rispetto al Pro14?

“C’è grande differenza a livello societario, di preparazione atletica e organizzativo. Mi ha lasciato soddisfatto la qualità dei giocatori e sono sicuro che potrebbero dare molto di più con a disposizione un ambiente più professionale. Il campionato potrebbe essere più sviluppato, sia a livello economico che di gioco. Rovigo è stata l’unica ad esprimere un bel gioco grazie alla loro modalità di attacco ben consolidata, mentre le altre si basavano sui fondamenti del rugby come le fasi statiche di mischia e maul. Oggi i ragazzi che giocano in Top12 non hanno la possibilità di crescere al meglio.”

 

Come si comporterà l’Italia per la Rugby World Cup?

“Per quanto riguarda la coppa del mondo la nostra nazionale non ha una rosa lunghissima quindi non si possono fare grandi scelte sia a livello di formazione che di stile di gioco. Gli stimoli ci sono eccome, tanti ragazzi sono alla prima esperienza al Mondiale, tre all’ultima (Parisse, Zanni e Ghiraldini ndr), giocando spensierati e senza troppa pressione chissà che non riescano ad esprimere al meglio il loro gioco e che non riescano a mettere in campo ottime prestazioni.”

 

 

 

 

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